Home Blog Page 2

L’allergia al radicchio esiste

0

Vent’anni di convivenza con le allergie non sono stati sufficienti per farmi stare lontana da una fonte di reattività importante come quella del radicchio.

Della serie: l’allergia al radicchio esiste davvero.

Quando succede di stare male nel cuore della notte con una crisi in corso che appare subito “brutta”, come prima cosa ti spaventi. Tanto. Questa volta però ho fatto una scelta coraggiosa: non ho svegliato nessuno. Ho preso tutto quello che mi serviva e ho aspettato che le onde della reazione si calmassero (avete fatto caso che la reazione si sviluppa a onde, più o meno ravvicinate, a seconda della gravità dell’episodio allergico?). Insomma da mezzanotte e tre quarti alle cinque circa: vi assicuro che nessun programma alla tv, accesa per distrarmi, ha attirato la mia attenzione. Chissà come mai?

Vi chiederete perché non mi sono diretta subito in ospedale: la risposta è semplice. L’ultima volta che ci sono andata dopo aver assunto la dose di farmaci di emergenza che ho sempre con me, oltre che misurarmi la pressione, mi hanno lasciato in sala di attesa. Questa volta ho preferito “attendere” a casa. L’ospedale comunque è veramente vicino a casa.

Come seconda cosa ho scandagliato il mio diario delle allergie alimentari per verificare cosa avessi mangiato di “sbagliato”. La mia alimentazione si è molto ampliata negli ultimi anni rispetto agli inizi della mia carriera di pluriallergica.

E qualche volta sospetto di esagerare un po’.

Quel giorno avevo mangiato della gallina bollita con sale. Una zucchina grande e una patata lesse, condite. Mio marito aveva preparato dell’insalata verde bellissima e fresca, ben lavata. Per concludere avevo mangiato una coppetta di gelato fior di latte confezionata.

Ho verificato subito gli ingredienti del gelato. Ricordavo che non avesse niente di pericoloso per me. Invece. Pur mangiando sempre la stessa marca di gelato, ho scoperto che gli ingredienti sono cambiati. Ebbene sì: la carragenina ha colpito ancora.

Non ero soddisfatta del tutto, perché una reazione così imponente non poteva essere scatenata da un ingrediente che sto – anche se involontariamente – assumendo da tempo. Mi sarei aspettata una reazione ritardata, con qualche prurito più o meno intenso, ma niente di più.

Così ho pensato a quella “insalatina” che non mangio mai, che insalatina non era. Era verde chiara, croccante, saporita e servita con tutto l’amore che mio marito ci poteva aggiungere come condimento segreto. Purtroppo era radicchio: ho scoperto che esistono radicchi bianchi e verdi chiari che assomigliano alla comunissima insalata (che comunque ho sempre consumato saltuariamente in primavera-estate).

Insomma, senza volerlo ho replicato il test fai-da-te che la mia allergologa nel 2004 mi aveva chiesto di fare. E ora ne sono certa al 100 %. Sono molto allergica al radicchio di qualsiasi colore sia. Sinceramente, avrei preferito rimanere con il dubbio. Ma tant’è.

Se ve lo state chiedendo: sì, mio marito la mattina dopo si è mooolto arrabbiato con me perché non l’ho svegliato (e così pure la mia terzogenita). Tuttavia, visto che tutto è bene quel che finisce bene, ho proseguito la terapia per qualche giorno e oggi sono ancora qua a raccontarlo.

Questo episodio, come sempre succede in simili occasioni, mi riporta con i piedi per terra. Ad essere più attenta a ciò con cui vengo a contatto. Non sono perfetta, lo so. Credo che l’attenzione in chi come me è allergico su più fronti non possa mai venire meno.

Allergia ai pollini di cipresso

0

Nel 2016 ho fatto l’ultimo check up con la mia allergologa e la situazione era davvero migliorata in sedici anni di convivenza con le allergie e lo stile di vita che le disgraziate mi hanno imposto. L’unica novità risultava essere l’allergia ai pollini di cipresso, che almeno fino a quel momento, non mi ero nemmeno accorta di avere.

Mi ero documentata e la storia era finita là. Purtroppo in questi giorni, il ricordo di quella diagnosi si è palesato alla mia memoria in modo brutale. Da domenica infatti ho gli occhi gonfi e che bruciano tantissimo. Avevo cominciato a sentire un leggero prurito la settimana scorsa, ma una goccia di collirio al mattino risolveva la questione per l’intera giornata. Avevo dato la colpa alla secchezza dell’aria della camera da letto durante la notte. Tra l’altro, come ho più volte avuto occasione di scrivere, i miei occhi sono la spia che qualcosa non va nel mio sistema immunitario.

A Pesaro l’anno è iniziato in bellezza. Le giornate sono molto fredde, ma c’è un sole bellissimo che ti impedisce di chiuderti in casa. Le passeggiate sul lungomare sono quasi obbligatorie (quando riesco ad aver il tempo di farle…).

Domenica la giornata era fantastica e mi sono imposta di fare i miei 10.000 passi della salute quotidiana (sapere vero che sarebbe consigliato camminare per diecimila passi al giorno per stare bene nel fisico e nella mente?). Al rientro avevo un gran prurito non solo negli occhi ma anche tutto intorno. Come sempre ho iniziato a riconsiderare cosa avessi “sgarrato” nella mia alimentazione. Il tarlo c’è sempre, cosa vi devo dire…

Poi mi è tornata alla mente quella diagnosi della mia dottoressa: i cipressi.

Mi sono documentata nell’app per allergici e voilà: l’unico indice in crescita erano proprio le cupressacee.

Ma guarda un po’!

I cipressi fioriscono proprio in questo periodo. Che palle!

Da domenica sera ho iniziato a prendere l’antistaminico per via orale: il collirio era acqua fresca. Il contorno occhi è ancora gonfio e tumefatto, ma mi auguro che nel giro di un paio di giorni, il mio sguardo ritorni “normale”.

Non poteva mancare la ricerca degli alimenti che potrebbero provocare cross-reazioni a tavola: pare che vadano eliminati/ridotti tutti gli alimenti che contengono istamina.

Gli alimenti che ne contengono maggiormente sono i pesci (tonno, sgombro, sardina, aringa, acciuga, crostacei, frutti di mare), i formaggi stagionati, i salumi, le bevande fermentate (vino, champagne, birra), la carne e il pesce in scatola, gli spinaci, i pomodori, le noci, le fragole, le banane, il lievito ed i cibi fermentati. A preoccupare sono anche il cioccolato, l’ananas, le arachidi, le mandorle, le fave, i fagioli, le lenticchie ed il caffè.

Nel mio caso si tratta di alimenti che non ho mai introdotto nella mia dieta a basso dosaggio di nichel. Almeno a tavola la mia situazione rimane invariata. Fortuna!

Allergie da contatto e i prodotti per la pelle a cui si può rinunciare

Qualsiasi sia l’allergia da contatto (la mia nello specifico è quella al nichel) che ti sia stata diagnosticata ti sarai chiesta: – E adesso che prodotti posso usare per la cura della mia persona (alla quale nel 100 % dei casi ci si tiene, vero)?

Dopo vent’anni esatti di convivenza con una diagnosi dettagliata di quanto il mio sistema immunitario fosse e rimanga carente, posso affermare con una certa presunzione che la categoria vada suddivisa in due: la prima è quella alla quale non si può assolutamente rinunciare e la seconda sulla quale, dopo averle provate tutte, ci si può – quasi con una certa soddisfazione (almeno così è successo a me) – mettere una pietra sopra.

Quali sono i prodotti a cui ho deciso di rinunciare?

Praticamente da quando nel 2000 mi è stato fatto un quadro esatto delle mie numerose allergie ho rinunciato al make-up. Diciamo che tra le tante rinunce, è quella per la quale ho sofferto di meno. La mia pochette per i trucchi era abbastanza scarna anche prima e i prodotti che avevo riguardavano prevalentemente gli occhi (rimmel, matita e qualche ombretto). Il rossetto non è mai stato una mia grande passione, probabilmente perché non ho delle labbra da valorizzare. Non lo so. Sta di fatto che i rossetti non mi stavano bene nemmeno prima. Per quanto riguarda fondotinta, ciprie e cremine varie, essendo da sempre soggetta a reazioni allergiche, di fatto non le usavo nemmeno prima. Se avete voglia di farvi una risata potete leggere un vecchio articolo sul mio utilizzo di cipria qui). Insomma non mi sono stracciata le vesti per cercare prodotti ai quali fossi tollerante, salvo un unico caso.

Come ho aggirato un’inevitabile voglia di essere carina (perché sono allergica, ma non immune al “bell’apparire”)?

Per cominciare ho puntato sugli occhiali da vista e da sole. Sono miope da quando ho 18 anni e la montatura è diventata un’ottima alleata per mettere in evidenza gli occhi. Non crediate che sia stata una strada tutta in discesa. Anche su questo versante ho sbagliato nella scelta un paio di volte. Non fatevi ingannare dalle montature ultra-mega-moderne in lega di “vibranio” (materiale conosciuto probabilmente solo dai grandi appassionati della serie Avengers e dintorni – più o meno 22 film in totale. Per gli altri, il vibranio non esiste ma senza il prezioso metallo Captain America non avrebbe avuto il suo scudo indistruttibile…).

L’unica cosa su cui mi sono intestardita fino al 2016 invece sono stati i capelli. Da bambina e da ragazza li ho sempre avuti con naturali ciocche bionde. La natura da giovane mi aveva dotato di una bella fortuna. Con il passare del tempo, la capacità della mia chioma di schiarirsi si è ridotta e ho dovuto orientarmi sui colpi di sole e/o sulle mèches. Quando la mia allergologa mi ha conosciuta mi aveva subito detto che avrei dovuto rinunciarci, ma ho “tenuto duro” per sedici anni esatti. Non senza qualche reazione (prurito intenso al cuoio capelluto e soprattutto alle orecchie) fino a quella che mi ha fatto propendere per una definitiva rinuncia. L’ultima seduta per schiarire i capelli si è conclusa con me che sentivo un incessante prurito in gola, sintomo che normalmente provo quando mangio qualcosa che non va, e una bella dose di cortisone. La fortuna di nuovo mi ha assistito perché nel periodo in cui ho deciso di rinunciare alle mèches andavano di moda ampi fascioni di capelli scuri sulla radice. Insomma non stavo così male. Per più di un anno ho tagliato la vecchia colorazione fino a rimanere del mio colore naturale, nonostante il parrucchiere mi proponesse soluzioni alternative, ma pur sempre “colorate”. Oggi sono felicemente castana, con alcuni capelli bianchi. All’inizio quando i mie figli li vedevano me li facevano notare. La mia risposta era sempre: – Ci ho messo tanti anni a far spuntare un po’ di saggezza, perché nasconderla?

La potatura della chioma si è ridotta a una volta all’anno. Un taglio regolare, facile da gestire, mi permette di andare molto poco dal parrucchiere, con un bel risparmio in termini economici e di contatto con prodotti che inevitabilmente ti propone.

Un’altra cosa a cui ho rinunciato sono le creme solari. Anche in questo caso viste le campagne di sensibilizzazione per la protezione della pelle mi hanno spinta a sperimentare marche e tipi diversi di solari. Tutti con scarso successo e non senza qualche rischio che avrei volentieri evitato con il senno di poi. La soluzione che ho adottato è quella che potrei definire di buonsenso. Niente sole nelle ore centrali della giornata e per quanto possibile restare comodamente sdraiata sotto all’ombrellone a leggere (e perché no, schiacciarmi qualche pisolino).

Conclusioni

Le rinunce che ho dovuto fare alla fine non sono state così difficili da mettere in pratica. Oggi sono più consapevole di una volta del mio valore come persona. Uscire di casa senza essere truccata non fa di me una donna trasandata (anche se fior fior di pubblicità provano a farcelo credere). Avere i capelli che Madre Natura mi ha permesso di riflettere su quanto realmente io valgo (ve lo ricordate il tormentone: “perché io valgo”). Mi sono chiesta: ma davvero sono migliore con i capelli biondi? Per quanto riguarda la tintarella, il tempo di esposizione al sole deve per forza essere limitato alle due del pomeriggio? Oppure posso godermi i raggi in orari diversi? Tra l’altro l’abbronzatura è ormai risaputo che non ringiovanisce la pelle e alla soglia dei miei anni anche questo è un modo per volermi più bene.

E tu? A cosa hai rinunciato a testa alta a causa delle allergie?

Allergie da contatto e i prodotti irrinunciabili per la pelle

Qualsiasi sia l’allergia da contatto (la mia nello specifico è quella al nichel) che ti sia stata diagnosticata ti sarai chiesta: – E adesso che prodotti posso usare per la cura della mia persona (alla quale nel 100 % dei casi ci si tiene, vero)?

Dopo vent’anni esatti di convivenza con una diagnosi dettagliata di quanto il mio sistema immunitario fosse e rimanga carente, posso affermare con una certa presunzione che la categoria vada suddivisa in due: la prima è quella alla quale non si può assolutamente rinunciare e la seconda sulla quale, dopo averle provate tutte, ci si può – quasi con una certa soddisfazione (almeno così è successo a me) – mettere una pietra sopra.

Quali sono i prodotti per l’igiene personale sono irrinunciabili?

Ci si deve lavare. Il sapone, lo shampoo, il dentifricio, una crema idratante sono la base da cui partire. Un buon deodorante mi sembra necessario, se non per te, per chi ti sta accanto.

Io ho provato diversi prodotti da supermercato che pur riportando la dicitura nichel tested, sulla media e lunga distanza mi hanno dato problemi cutanei. Che cosa intendo? Prurito e a volte micro ponfi, più o meno arrossati sulla pelle. Nel caso dello shampoo, oltre a un gran prurito sulla cute, mi provoca un notevole fastidio alle orecchie e agli occhi (di questo non posso esserne certa al cento per cento, visto che di solito si trattava di arrossamenti dei giorni successivi all’impiego dello prodotto, e avendo i capelli lunghi e dormendo con i capelli sciolti ho dato la colpa allo shampoo e ho chiuso la questione). Con il dentifricio invece non ho mai avuto problemi, pur avendone cambiati diversi e non a causa di una reazione allergica.

Mi sono orientata sui prodotti da erboristeria, nella speranza che l’impiego di componenti più attenti all’ambiente e al “naturale” fossero garanzia per la mia pelle delicata. Anche in questo caso non dare nulla per scontato, soprattutto se accanto alla dicitura “nichel tested”, riscontri ingredienti ai quali sei allergico nello specifico. Faccio un esempio tornando al nichel: la frutta secca è off-limits, quindi un sapone o una crema al’olio di mandorle, anche se biologica, non fa al caso mio, garantiti o meno dalla scarsa presenza dell’infido metallo.

Alla fine mi sono orientata sui prodotti da farmacia o parafarmacia. Attenzione! Come per quelli da erboristeria, un prezzo stratosferico o le pubblicità acchiappa-clienti non sempre sono la risposta ai nostri problemi di allergia cutanea. Io uso esclusivamente un tipo di prodotto che non offre innumerevoli linee di saponi, shampi e creme. E’ molto minimalista e in controtendenza rispetto a marche più note. Sono vent’anni che continuo ad usarlo, senza che mi abbia mai deluso. Devo comunque metterti in guardia dal fatto che un prodotto che non ha mai provocato reazioni allergiche a me, non vuol dire che possa farlo con te.

Conclusione

Quello che voglio dirti è che all’inizio (ma anche quando si diventa un po’ più esperti e consapevoli delle proprie allergie) conviene sempre andarci con i piedi di piombo. Che sia nella tua erboristeria di fiducia o in farmacia o, perché no, al supermercato, cerca di farti dare dei campioni da testare su di te, in piccole porzioni di pelle, prima di spendere molti di soldi. Non sei un numero. Sei unica e quello che può far bene a me, potrebbe non essere giusto per te e viceversa. Fidati del tuo corpo e di quello che ti dice. Lo conosci da più tempo di chiunque altro. Non essere affrettata.

E il deodorante?

Questo prodotto per me rimane ancora un nervo scoperto. Un problema irrisolto. Ogni cinque-dieci anni (anno più, anno meno) ho dovuto ricominciare la ricerca, perché quello che usavo fino a quel momento iniziava a darmi delle reazioni.

Dal 2000 ne ho cambiati tre o quattro. E ogni volta è una brutta sorpresa perché per me è un prodotto irrinunciabile soprattutto in estate, quando con il sudore, la pelle è ancora più delicata sotto le ascelle. E per chi come me è allergico al nichel sa, il caldo è un nemico giurato.

E tu? Che deodorante usi senza problemi?

Se ti va, qui trovi i prodotti ai quali ho deciso di rinunciare una volta per tutte.

Ortaggi e verdure a più basso contenuto di nichel

0

Tendenzialmente tutte le verdure contengono nichel, purtroppo.

Qui vi faccio una fotografia degli ortaggi e verdure a più basso contenuto di nichel che posso consumare io. Come sempre non scrivo mai di prodotti o alimenti che non abbia testato in prima persona. E tenete sempre presente che ognuno di noi è assolutamente unico e ciò che potrebbe andare bene per me, potrebbe non andare bene per voi e viceversa, nonostante tutta la letteratura in materia dica il contrario.

Per 16 anni (dal 2000 al 2016) non ne ho potuti mangiare. La mia tristissima dieta potete infatti leggerla in un mio vecchio post del 2013.

La situazione aggiornata e decisamente migliorata risale al 2016 appunto. Ecco infatti la mia dieta attuale.

Da qualche anno ho inserito le zucchine, i cetrioli, qualche patata, i finocchi senza problemi.

Tra gli altri ortaggi consigliati in quantità limitate ci sarebbero anche i cavoli, che io non ho mai avuto il coraggio di inserire.

Parente stretta delle zucchine, ci sarebbe la zucca, ma a me ha dato reazione quindi non riproverò a mangiarla.

Vi consiglio sempre di testare le vostre reazioni. Assaggiate qualcosa e verificate se entro 72 ore avete dei sintomi legati al nichel.

C’è chi tollera la valeriana (io la mangio saltuariamente).

Sono finita al pronto soccorso per del radicchio di Treviso, pur essendo consentito.

Qualche mangio le carote, anche se non si dovrebbe e finora non mi hanno dato problemi.

Sono consentiti anche peperoni e melanzane. I primi li mangio molto saltuariamente, le seconde assolutamente no.

Una cosa che vorrei consigliarvi sempre è di rispettare le prescrizioni del vostro specialista di riferimento. Lui conosce meglio di chiunque altro la materia e la vostra storia clinica.

Ci vuole un po’ di tempo prima di riconoscere la proprie personali reazioni. All’inizio – e non solo all’inizio – si fatica a discernere cosa ci ha davvero fatto male.

C’è una certezza. La dieta sul medio e lungo periodo ci permette di ridurre l’accumulo di nichel e di stare sempre meglio.

Allergia al nichel e l’edema oculare

Nuova Storia allergica da condividere con voi lettori. Mettere in comunione le nostre emozioni a fronte delle allergie più o meno comuni (in questo caso si tratta del nichel) ci aiuta a viverle con meno timori e a sentirci meno soli.

Ciao Simonetta, ho scoperto da poco di essere allergica al nichel.
Ho fatto i Patch test. Da aprile mi si gonfiavano le palpebre. Ho eliminato da subito il trucco perché l’oculista mi ha parlato di eczema e l’ho curato per un po’ con il cortisone. Poi è peggiorato ed il dermatologo ha ipotizzato una Dac o una psoriasi oculare chiedendomi di effettuare il Patch test ed il Patch cosmetologico. Proprio in quei giorni gli occhi sono letteralmente “esplosi” facendomi assomigliare ad un camaleonte…
Nel frattempo ho messo a punto la mia personale lista delle allergie: nichel (positivo +), mix essenze (positivo +), palladio (eritema), gomma lacca (eritema) , sodio omadine (positivo +), fenilmercurio acetato (eritema).
Come vedi, l’allergia al nichel non è neanche molto importante.
Sono stata liquidata un po’ frettolosamente e mi è stato detto di stare attenta agli alimenti e di leggere sempre componenti ed ingredienti di ciò che usavo.
Ho iniziato acquistando subito i prodotti della Bionike per me, Winni’s per casa ed uno stock di mutande di cotone bianco visto che da mesi soffrivo di vari problemi di natura intima che, malgrado le tre visite ginecologiche, non ho ancora risolto.
Però… ora mi chiedo come andare avanti. Dovrei vedere un allergologo, o forse un nutrizionista, o magari un immunologo? Se sì, chi? L’allergologa che mi ha diagnosticato le allergie mi ha detto che ci saremmo parlate dopo un periodo di osservazione abbastanza lungo, non prima di settembre. Il dermatologo mi ha risposto che se non mi aveva detto nulla l’allergologa, figuriamoci se poteva dirmi qualcosa lui… Non capisco cosa posso mangiare e cosa no, su internet c’è scritto tutto ed il contrario di tutto. Quanto la detox debba essere rigorosa… insomma sono un po’ frastornata…
Tra l’altro mi sembra di non riuscire a digerire nulla malgrado stia attenta a tutto…e anche se mangio pochissimo in queste settimane ho perso solo un paio di chili.
Se penso che fino a poche settimane fa mangiavo e bevevo di tutto… mi deprimo un po’. Almeno riuscissi a stare bene.
Mi chiedo se posso ricominciare a truccarmi, ovviamente con prodotti nichel tested, ma sono terrorizzata al pensiero di una reazione.
La scorsa settimana, per aver mangiato un panino con la porchetta ho rimesso tutto il giorno, sbandavo, mi girava la testa…eppure la carne è concessa. Mi chiedo se non sia colpa delle spezie… eppure solo una settimana prima l’avevo mangiata ed ero stata bene.
E poi…un atroce dubbio…poniamo che sbagli alimenti o abbigliamento (mutande sostituite ma tutto il resto dell’abbigliamento e rigorosamente nero)…le reazioni sono immediate o corro il rischio di tornare ad avere quegli occhi. E poi…gli occhi sono solo una reazione esteriore…che mi starà combinando questo maledetto nickel sugli organi interni. Guarirò? Per quanto tempo dovrò mangiare così… Ogni tanto posso concedermi il lusso di uno sgarro? Devo girare con il cortisone e gli antistaminici in borsa? Fino ad oggi non me lo ha detto nessuno…
Insomma, la confusione e troppa.
Stanotte, complice la non digestione, mi sono imbattuta sul tuo sito e mi sono letta gran parte degli articoli. Ho trovato tanti riferimenti importanti, ti ringrazio.

Buongiorno S.,
intanto la prima cosa che ti dico è che mi dispiace. Essere allergici è un problema, lo so…
So anche che all’inizio è tutto più difficile. Sembra di non capire più niente e tutto ci spaventa. So anche questo, mio malgrado.
Cosa ti posso consigliare?
Per prima cosa devo premettere che non sono un medico, ma solo e rigorosamente una semplice paziente (e di pazienza ce ne vuole un bel po’ con le reazioni allergiche…).
Subito dopo cerco di capire e ti chiedo se l’edema degli occhi ti è venuto solo a contatto con prodotti specifici. Perché in quel caso la risposta è piuttosto semplice: non truccarti più. E’ un gesto estremo, ma piuttosto che stare male, io ho scelto quella strada. Bionike per esempio a me non ha fatto bene (a dimostrazione che non esiste il prodotto anallergico per eccellenza, perché basta un unico ingrediente a cui siamo allergiche e il gioco è fatto).
Per quanto riguarda l’abbigliamento, ho verificato nel tempo che il problema è soprattutto legato al tipo di tessuto, più che alle tinture (cotone, lino, lana pura sono perfette; purtroppo trovare vestiti in fibra naturale sta diventando sempre più difficile).
Per quanto riguarda l’alimentazione, di nuovo ti consiglio di mangiare le cose più naturali possibili, con la consapevolezza di ciò che mangi. Verifica sempre cosa contiene ciò che mangi: evita i conservanti (E+numeri vari), prediligendo prodotti freschi. Consiglio sempre di tenere un diario “alimentare”, così in caso di reazione verifichi subito cosa hai mangiato nelle ultime 72 ore (sì, purtroppo è così)
Ultima cosa: la paura. Viene troppo spesso sottovalutata, ma è una componente inevitabile in queste situazioni. Come gestirla? Prova a fare delle gran sessioni di respirazione (inspiri contando fino a 4 ed espiri contando fino a 6: fallo quando stai bene, così ti alleni per quando non ti senti in formissima e soprattutto in piena crisi di panico). Sembra una sciocchezza, ma fidati aiuta per calmarsi quando entriamo nel loop della depressione post-diagnosi.
Spero di esserti stata di aiuto.
Una pacca sulla spalla è quanto riesco a fare per te.
Quando vuoi, la mia mail la conosci.
Una abbraccio anallergico e sincero.

Allergie e vivere con la paura

0

Allergie e paura. Un binomio che apre un nuovo appuntamento con le Storie allergiche. Credo che sia importante, ma soprattutto utile condividere le nostre emozioni – è il motivo per cui è nato questo giardino d’inverno virtuale – perché spesso quella matassa di sentimenti (tra cui spicca molte bene anche la paura) coinvolge molti di noi. In molti mi contattate privatamente perché pensate di essere gli unici a vivere questa esperienza con le allergie.

Anche io l’ho pensato quando nel 2000 mi hanno diagnosticato tutte le allergie con cui avrei dovuto scendere a patti per il resto dei miei giorni. Ma all’epoca non esistevano web e social e quindi si andava di “passaparola”. Mica facile però… Trovare qualcuno come me? Impossibile!

E’ così che ho deciso di aggiornare questo diario virtuale e le vostre mail mi confermano che sono ancora “utile”.

Lascio la parola a J.

Salve finalmente ho trovato un sito dove confrontarsi, e magari avete consigli. Mi hanno diagnosticato l’allergia ad additivi e conservanti. Un disastro! Dopo anni e anni che mi dicevano che ero fissata e volte anoressica perché rifiutavo alcuni alimenti e che le bolle che avevo erano brufoli, finalmente un medico mi ha spiegato che i miei sfoghi erano manifestazione di orticaria da allergia. Sfortuna nella sfortuna non posso assumere antistaminici (oltre ad altri medicinali) che mi provocano reazione. Purtroppo il dottore non mi ha molto aiutata perché non sono specializzati nel mio tipo di allergia. Come se non bastasse sono stata sottoposta ad un intervento chirurgico e il mio corpo e andato in tilt totale. Ho eruzioni cutanee continue: è sufficiente il minimo sbaglio o l’uso di creme che, anche se bio, siano diverse dal solito e ne patisco subito le conseguenze. Vivo malissimo questa situazione perché non posso mangiare quasi nulla e gli sfoghi cutanei mi fanno sentire orribile perché non ho mai sofferto di acne e svegliarsi e ritrovarsi nell’arco di pochi anni dall’avere una pelle normale a una piena di bolle mi stressa da morire […] Un vero disastro. Ecco vorrei sapere come vivete voi e se anche altre persone hanno i miei stessi problemi e che consigli avete. Grazie.

La mia risposta è stata questa.

Ciao J.,
intanto un abbraccio virtuale fortissimo.
Sei la seconda persona che questa settimana mi scrive una mail così. Non sono un medico e quindi non mi addentro in questioni cliniche. L’unica cosa che posso dirti è che bisogna affrontare tutto alla giornata. Grazie al cavolo, mi dirai ;)…
Lo stress, che vivere quotidianamente con una malattia provoca, peggiora purtroppo le nostre condizioni. Il cortisolo è un vero bastardo e acuisce le nostre reazioni.
Quello che mi sentirei di consigliarti è di provare a cercare un medico competente per la tua patologia che sia abbastanza sensibile da suggerirti un collega “allergologo specializzato” con cui fare squadra per aiutarti ad affrontare tutto insieme a dei professionisti e non totalmente da sola.
A fianco ti consiglierei di cercare anche un aiuto complementare. Io ho trovato giovamento con l’omeopatia. Ma anche l’omeopata deve essere veramente capace, altrimenti lascia stare.
Per il resto mi sento di dirti che non sei sola. Siamo in tanti con patologie più o meno aggressive.
Fatti forza e abbi cura di te, senza demoralizzarti, senza scoraggiarti anche se ci saranno giornate “no”. E ce ne saranno. Godi di quelle meno “no” e cerca di volerti bene anche con la pelle rovinata.
Quando vuoi, anche solo per sfogarti sai che qui c’è una mail che ti può dare virtualmente una pacca sulla spalla.

La convivenza con le allergie può essere complicata, ma si può e si deve affrontare un giorno alla volta. Con coraggio e un pizzico di ottimismo.

Allergia al nichel e i jeans

E’ un po di tempo che non affronto il tema dell’abbigliamento.

Ne ho già parlato in altre occasioni (piuttosto in là nel tempo), ma in questo periodo l’urgenza di affrontarlo mi viene dal fatto che da un paio di settimane mi ritrovo le gambe punteggiate di rosso. Ed era davvero moltissimo tempo che non accadeva. Per la verità qualche settimana fa prudevano con insistenza, ma non ci ho fatto troppo caso perché mi è capitato spesso di sentire l’esigenza di grattarmi quando c’erano forti sbalzi di temperatura (di solito quando fa molto freddo). Vista la stagione ballerina e il freddo che insiste a non lasciarci, non ho pensato a nulla di trascendentale.

L’altro giorno mi stavo infilando i pantaloni controluce quando mi sono accorta che la pelle delle gambe non era più liscia come al solito. Così ho cominciato a fare due più due: le mia amate allergie stavano facendosi sentire.

E’ iniziato il mio solito quiz.

Cosa avrò mangiato di strano?

Cosa avrà ricominciato a darmi fastidio a tavola?

Non so perché, ma in prima battuta attribuisco la colpa sempre a qualcosa che ho mangiato. Chissà perché?

Poi, a mente più fredda, ho pensato all’allergia da contatto (che di solito sottovaluto). Vista la zona colpita (prevalentemente le cosce), ho ripensato ai jeans!

Negli ultimi due anni mi sono dovuta convertire ad indossare i jeans (di cui ho un ricordo pessimo in gioventù). Pur non amandoli come genere, sono al momento l’unico capo in cotone e elastane che posso indossare. In pieno inverno, non potendo indossare i collant, infilo un paio di leggins di cotone sotto ai pantaloni. Nelle ultime settimane indosso i jeans direttamente sulla pelle. Temo – ma non ne sono ancora sicura – che la causa delle mie gambe a pois sia dovuta proprio a loro.

E scattano di nuovo le domande da quiz.

Perché proprio adesso? Perché l’anno scorso no?

Ma soprattutto: e adesso cosa mi metto?

Sta diventando sempre più difficile trovare capi in fibre naturali (soprattutto nelle stagioni fredde).

Qualcuno potrebbe obiettare di cercare nei negozi in cui si spenda un po’ di più. Come se non l’avessi già provato…

Insomma, la mia convivenza con le allergie è sempre ricca di alti e bassi. Conto che arrivi il caldo e che io possa andare in spiaggia (il sole aiuta sempre la mia pelle delicata).

Avete qualche marca di abbigliamento da consigliarmi in cotone, anche pesante, e elastane?

Ogni giorno è un miracolo

0

Ho già avuto occasione di scrivere in questo giardino d’inverno di feste “comandate”, ma a distanza di anni le cose per me sono cambiate. O forse più semplicemente sono cambiata io. Chissà?

Domenica è Pasqua e occorre fare il punto della situazione. I miei limiti alimentari si sono leggermente allargati. Continuo a non poter mangiare la cioccolata (e per fortuna quest’anno i miei tre figli mi hanno chiesto di non regalare loro le uova, insoddisfatti delle sorprese che anno dopo anno si sono trovati tra le mani).

In realtà, non l’ho mai scritto, ma tra gli ingredienti che mi mancano di meno da quasi vent’anni di convivenza con le allergie c’è proprio il cioccolato. Non sono mai stata una grande appassionata di cacao e nocciole, per la verità.

La colomba invece…

Ecco, devo dirvi che quella mi è mancata tantissimo! Non so se avete notato, ma ho usato il passato. Sì, perché due settimane fa ho comprato una colomba – senza canditi – per i miei figli. L’anno scorso l’avevano mangiata volentieri e ho pensato di replicare quando mi sono scontrata con il carrello contro una pila di dolci pasquali.

Evidentemente nel 2019 non ne hanno voglia.

Che cos’ho fatto? Ho studiato la composizione dalla scatola e ho provato ad assaggiarla (levando la parte glassata coperta di mandorle). Sapete già cosa mi è successo? Allo scadere delle fatidiche 72 ore ho cominciato a sentire un insistente prurito alle gambe… Della serie mi è andata bene! E credo che mi ci vorranno altri vent’anni prima che mi ritorni la voglia.

Delusa dal mio sistema immunitario e depressa perché la mia voglia di dolcezza non può essere soddisfatta aggiungendo un alimento della tradizione nella dieta, mi sono dedicata alla lettura in anteprima del saggio di Alberto Simone dal titolo “Ogni giorno è un miracolo”, edito da Tea edizioni.

Sono sempre stata una lettrice forte, forse anche a causa del mio lavoro, ma negli ultimi anni mi sto concentrando sulla saggistica che viene definita di self-help (auto-aiuto).

L’autore, scrittore, regista e sceneggiatore descrive il suo ultimo libro come la narrazione di “una specie di storia d’amore”.

Da una parte c’è il saggista, l’innamorato, dall’altra parte c’e la vita. Come tutti ha avuto i suoi contrasti e incomprensioni, ma in fondo la cosa più difficile è stata capire il modo, a volte incomprensibile, in cui la vita ha scelto di amarlo.
Tutti noi vorremmo evitare la sofferenza, la separazione e le molte cose spiacevoli che la vita potrebbe mettere sul nostro cammino, ma nulla e nessuno ci può garantire che questo accada. La sola libertà che la vita ci concede è quella di goderci comunque il viaggio, se ne siamo capaci.”

L’idea della resa alla potenza della vita può fare paura, ma quando la capisci e la accetti, quello è il momento in cui togli il piede dal freno e cominci a vivere pienamente, in cui diventi capace di amare nello stesso modo i giorni di sole e quelli di tempesta. E finalmente comprendi che ogni giorno è un miracolo.”

Possono sembrare delle frasi esagerate, ma fidatevi, si tratta di un racconto su come accettare ciò che la vita ci mette di fronte e capire che, come le molteplici allergie nel mio caso, possono essere un’occasione per crescere ed evolvere, per diventare una persona migliore. Di come la memoria possa giocarci “brutti scherzi”, della plasticità del nostro cervello.

E’ un libro che ho divorato in un paio di pomeriggi, ma si presta ad essere centellinato nel tempo grazie a capitoli brevi ma tutti densi di significato su cui potersi soffermare (o da riprendere nei momenti no). E’ ricco di citazioni che a me piace appuntarmi tra frigorifero, specchi e agende.

Una di questa appartiene al Dalai Lama: “la felicità è la più alta forma di salute”. Della serie: nonostante le nostre allergie più o meno mediate, cerchiamo di essere felici (e non solo a Pasqua) perché stiamo più bene.

Non a caso l’autore parla anche della Psiconeuro-endocrino-immunologia (PNEI), di cui avevo già scritto. “Attraverso il sistema ormonale il corpo risponde immediatamente non solo alle emozioni che proviamo ma anche ai nostri pensieri. Le ghiandole rilasciano istantaneamente gruppi di ormoni specifici, sia che rispondiamo emotivamente a eventi reali, che immaginari. […] Il nostro corpo vive tutte queste emozioni negative provocate da memorie, esperienze nel presente o anticipazioni negative del futuro, come una minaccia.” Consiglia quindi di curare il corpo e l’alimentazione, ma di “praticare anche una vera e propria ecologia” dei nostri pensieri e delle nostre emozioni.

Per finire, la lettura di questo manuale sul buon vivere, mi ha fatto riflettere sulla quantità di saggi che negli anni hanno accompagnato la mia convivenza con le allergie e che ho trascurato di trattare tra queste pagine virtuali nella convinzione che agli allergici non interessino. Non so quanto le mie allergie mi abbiano spinto verso certi argomenti e quanto viceversa certi autori mi abbiano permesso di accettare la mia condizione di pluriallergica con una maggiore tranquillità.

Voi cosa ne pensate? Potrebbe interessarvi un approfondimento di saggi e autori che aiutano a vivere meglio (con o senza le allergie)?

In attesa di un vostro feed back, auguro a tutti voi e alle vostre famiglie buona Pasqua!

Primavera e allergie pronte a sbocciare

0

Quando la mattina entri in biblioteca e starnutisci troppo spesso le ipotesi sono due.

La prima è che ti sta venendo il raffreddore (nel mio caso sarebbe il terzo della stagione: cosa da non escludere perché dovete sapere che ogni sette anni in casa mia si abbatte la “Dea dell’Influenza Fetente” che si trova talmente bene da noi che non ci molla per mesi. Si abbatte sul primo untore e da febbraio ad ora si sta spostando in loop di figlio in figlio, coinvolgendo democraticamente anche padre e madre. Se poi ci mettete una giusta quantità di febbre alta e un lungo strascico di tosse più o meno grassa, potete immaginare in che lazzaretto stiamo trascorrendo le nostre giornate…).

La seconda ipotesi è che stia arrivando la primavera… Avete presente quando le ore di luce cominciano ad aumentare (e se vi alzate alle 5.30 come me iniziate a sentire gli uccellini cinguettare), le prime foglioline verdi spuntano sui rami degli alberi, i fiori bianchi e rosa compaiono dall’oggi al domani lungo i viali della vostra città, le aiuole si coprono di margherite (almeno fino a quando i potenti mezzi del Comune non passano a tagliarle per rendere ogni prato omogeneo). Ecco, quella è la primavera! Io me ne accorgo anche perché i miei occhi iniziano a prudere e gli starnuti mi danno la sveglia (con il cambio dell’ora di sabato scorso, sto ancora smaltendo il jet lag).

Rispetto ad una decina di anni fa, soffro meno dei sintomi tipici dell’allergia alle graminacee e all’olivo, ma le mie abitudini restano sempre le stesse (vi lascio il link a un post sempre verde).

Una cosa che non ho mai condiviso con voi in questo giardino d’inverno è l’uso che faccio dell’aerosol. All’inizio della mia carriera di paziente allergica consapevole la mia dottoressa mi consigliò di fare tre volte al giorno (se non di più, al bisogno) delle docce nasali. Mi disse di comprare una macchina per fare l’aerosol dotata di più strumenti rispetto alla tradizionale mascherina*. Uno di questi optional permettono di inalare il liquido (nel mio caso si trattava di semplice fisiologica*) direttamente dalle narici. Con il tempo ho affinato la tecnica di “ripulitura” del naso. A volte uso direttamente la mascherina, ma soprattutto non compro più la fisiologica, che produco in casa.

La fisiologica altro non è che acqua e sale, in fondo. Quindi io faccio bollire mezzo bicchiere di acqua minerale naturale con un pizzico di sale al microonde (di solito è sufficiente un minuto). Preferisco farne poca per volta. Considerate che bastano due cucchiaini da té per ogni lavaggio. Quando la finisco la rifaccio, piuttosto che farne litri da conservare in frigo. Tutto ciò mi permette di fare la pulizia del naso quando voglio a costo zero. Nel mio caso l’aerosol mi offre anche la scusa per starmene in poltrona davanti alla finestra (chiusa!) a vedere la primavera che prende il sopravvento sull’inverno leggendo il mio adorato kindle.

Per chi non l’avesse ancora fatto, vi consiglio di scaricarvi sullo smartphone l’APP Meteo Allergie del calendario pollinico. E’ sempre aggiornato e perfetto per sapere come evolvono le fioriture stagionali (non solo primaverili).

*Link affiliati Amazon