E’ tanto che non condivido nel mio giardino d’inverno ciò che mangio. Non mi azzardo a parlare di ricette in senso stretto perché non sono un’appassionata di cucina (cucino per sopravvivere, non perché io mi delizi tra i fornelli) e perché la mia fantasia a tavola non è così virtuosa. Tra l’altro non è una novità, visto che ne avevo già parlato qualche anno fa (della serie: sono abbastanza coerente) cercando qualche vostro contributo.

Il riso è entrato a far parte della mia dieta solamente a partire dal 2016. Prima purtroppo, pur essendo ammesso per gli allergici al nichel, a me era precluso

Nei primi tentativi di reinserimento di questo cereale, ho prediletto la versione lessa.

Ne cucinavo in abbondanza e lo poi lo condivo.

Con olio extravergine d’oliva, pepe e parmigiano reggiano.

In alternativa con il tonno (rigorosamente in vetro, con olio d’oliva) e olive.

Oppure con la carne a dadini (soprattutto pollo o tacchino).

Nell’ultimo anno mi sono perfezionata in risotti. Due in particolare. Il risotto di patate e il risotto di zucchine. Ma l’ingrediente segreto per rendere entrambe le versioni saporite è diventato l’aglio (rigorosamente in camicia).

Metto a cuocere le patate o le zucchine (un paio di volte anche un mix di entrambi) in acqua, sale, pepe e uno spicchio d’aglio in camicia. Io abbondo sia con le patate che con le zucchine (si potrebbe dire che più che risotti, sono ortaggi con il riso…). Quando gli ortaggi sono pronti nella loro acqua di cottura, aggiungo il riso. Se la pietanza dovesse asciugarsi troppo, consiglio di aggiungere un po’ d’acqua in corso di cottura. Quando il riso è pronto, adoro la mantecatura. Aggiungo qualche ricciolo di burro e un’abbondante spruzzata di parmigiano reggiano.

Ringrazio il mio sistema immunitario che apprezza ancora latte e latticini e che mi permette di servire a tavola un risotto buonissimo, profumato e saporito, oltre che sostanzioso.

Non è ancora ora di pranzo, ma vi assicuro che mi è venuta l’acquolina in bocca.