Qualsiasi sia l’allergia da contatto (la mia nello specifico è quella al nichel) che ti sia stata diagnosticata ti sarai chiesta: – E adesso che prodotti posso usare per la cura della mia persona (alla quale nel 100 % dei casi ci si tiene, vero)?

Dopo vent’anni esatti di convivenza con una diagnosi dettagliata di quanto il mio sistema immunitario fosse e rimanga carente, posso affermare con una certa presunzione che la categoria vada suddivisa in due: la prima è quella alla quale non si può assolutamente rinunciare e la seconda sulla quale, dopo averle provate tutte, ci si può – quasi con una certa soddisfazione (almeno così è successo a me) – mettere una pietra sopra.

Quali sono i prodotti a cui ho deciso di rinunciare?

Praticamente da quando nel 2000 mi è stato fatto un quadro esatto delle mie numerose allergie ho rinunciato al make-up. Diciamo che tra le tante rinunce, è quella per la quale ho sofferto di meno. La mia pochette per i trucchi era abbastanza scarna anche prima e i prodotti che avevo riguardavano prevalentemente gli occhi (rimmel, matita e qualche ombretto). Il rossetto non è mai stato una mia grande passione, probabilmente perché non ho delle labbra da valorizzare. Non lo so. Sta di fatto che i rossetti non mi stavano bene nemmeno prima. Per quanto riguarda fondotinta, ciprie e cremine varie, essendo da sempre soggetta a reazioni allergiche, di fatto non le usavo nemmeno prima. Se avete voglia di farvi una risata potete leggere un vecchio articolo sul mio utilizzo di cipria qui). Insomma non mi sono stracciata le vesti per cercare prodotti ai quali fossi tollerante, salvo un unico caso.

Come ho aggirato un’inevitabile voglia di essere carina (perché sono allergica, ma non immune al “bell’apparire”)?

Per cominciare ho puntato sugli occhiali da vista e da sole. Sono miope da quando ho 18 anni e la montatura è diventata un’ottima alleata per mettere in evidenza gli occhi. Non crediate che sia stata una strada tutta in discesa. Anche su questo versante ho sbagliato nella scelta un paio di volte. Non fatevi ingannare dalle montature ultra-mega-moderne in lega di “vibranio” (materiale conosciuto probabilmente solo dai grandi appassionati della serie Avengers e dintorni – più o meno 22 film in totale. Per gli altri, il vibranio non esiste ma senza il prezioso metallo Captain America non avrebbe avuto il suo scudo indistruttibile…).

L’unica cosa su cui mi sono intestardita fino al 2016 invece sono stati i capelli. Da bambina e da ragazza li ho sempre avuti con naturali ciocche bionde. La natura da giovane mi aveva dotato di una bella fortuna. Con il passare del tempo, la capacità della mia chioma di schiarirsi si è ridotta e ho dovuto orientarmi sui colpi di sole e/o sulle mèches. Quando la mia allergologa mi ha conosciuta mi aveva subito detto che avrei dovuto rinunciarci, ma ho “tenuto duro” per sedici anni esatti. Non senza qualche reazione (prurito intenso al cuoio capelluto e soprattutto alle orecchie) fino a quella che mi ha fatto propendere per una definitiva rinuncia. L’ultima seduta per schiarire i capelli si è conclusa con me che sentivo un incessante prurito in gola, sintomo che normalmente provo quando mangio qualcosa che non va, e una bella dose di cortisone. La fortuna di nuovo mi ha assistito perché nel periodo in cui ho deciso di rinunciare alle mèches andavano di moda ampi fascioni di capelli scuri sulla radice. Insomma non stavo così male. Per più di un anno ho tagliato la vecchia colorazione fino a rimanere del mio colore naturale, nonostante il parrucchiere mi proponesse soluzioni alternative, ma pur sempre “colorate”. Oggi sono felicemente castana, con alcuni capelli bianchi. All’inizio quando i mie figli li vedevano me li facevano notare. La mia risposta era sempre: – Ci ho messo tanti anni a far spuntare un po’ di saggezza, perché nasconderla?

La potatura della chioma si è ridotta a una volta all’anno. Un taglio regolare, facile da gestire, mi permette di andare molto poco dal parrucchiere, con un bel risparmio in termini economici e di contatto con prodotti che inevitabilmente ti propone.

Un’altra cosa a cui ho rinunciato sono le creme solari. Anche in questo caso viste le campagne di sensibilizzazione per la protezione della pelle mi hanno spinta a sperimentare marche e tipi diversi di solari. Tutti con scarso successo e non senza qualche rischio che avrei volentieri evitato con il senno di poi. La soluzione che ho adottato è quella che potrei definire di buonsenso. Niente sole nelle ore centrali della giornata e per quanto possibile restare comodamente sdraiata sotto all’ombrellone a leggere (e perché no, schiacciarmi qualche pisolino).

Conclusioni

Le rinunce che ho dovuto fare alla fine non sono state così difficili da mettere in pratica. Oggi sono più consapevole di una volta del mio valore come persona. Uscire di casa senza essere truccata non fa di me una donna trasandata (anche se fior fior di pubblicità provano a farcelo credere). Avere i capelli che Madre Natura mi ha permesso di riflettere su quanto realmente io valgo (ve lo ricordate il tormentone: “perché io valgo”). Mi sono chiesta: ma davvero sono migliore con i capelli biondi? Per quanto riguarda la tintarella, il tempo di esposizione al sole deve per forza essere limitato alle due del pomeriggio? Oppure posso godermi i raggi in orari diversi? Tra l’altro l’abbronzatura è ormai risaputo che non ringiovanisce la pelle e alla soglia dei miei anni anche questo è un modo per volermi più bene.

E tu? A cosa hai rinunciato a testa alta a causa delle allergie?