Home Blog Page 3

Allergia al nichel e qualche ricetta a base di riso

0

E’ tanto che non condivido nel mio giardino d’inverno ciò che mangio. Non mi azzardo a parlare di ricette in senso stretto perché non sono un’appassionata di cucina (cucino per sopravvivere, non perché io mi delizi tra i fornelli) e perché la mia fantasia a tavola non è così virtuosa. Tra l’altro non è una novità, visto che ne avevo già parlato qualche anno fa (della serie: sono abbastanza coerente) cercando qualche vostro contributo.

Il riso è entrato a far parte della mia dieta solamente a partire dal 2016. Prima purtroppo, pur essendo ammesso per gli allergici al nichel, a me era precluso

Nei primi tentativi di reinserimento di questo cereale, ho prediletto la versione lessa.

Ne cucinavo in abbondanza e lo poi lo condivo.

Con olio extravergine d’oliva, pepe e parmigiano reggiano.

In alternativa con il tonno (rigorosamente in vetro, con olio d’oliva) e olive.

Oppure con la carne a dadini (soprattutto pollo o tacchino).

Nell’ultimo anno mi sono perfezionata in risotti. Due in particolare. Il risotto di patate e il risotto di zucchine. Ma l’ingrediente segreto per rendere entrambe le versioni saporite è diventato l’aglio (rigorosamente in camicia).

Metto a cuocere le patate o le zucchine (un paio di volte anche un mix di entrambi) in acqua, sale, pepe e uno spicchio d’aglio in camicia. Io abbondo sia con le patate che con le zucchine (si potrebbe dire che più che risotti, sono ortaggi con il riso…). Quando gli ortaggi sono pronti nella loro acqua di cottura, aggiungo il riso. Se la pietanza dovesse asciugarsi troppo, consiglio di aggiungere un po’ d’acqua in corso di cottura. Quando il riso è pronto, adoro la mantecatura. Aggiungo qualche ricciolo di burro e un’abbondante spruzzata di parmigiano reggiano.

Ringrazio il mio sistema immunitario che apprezza ancora latte e latticini e che mi permette di servire a tavola un risotto buonissimo, profumato e saporito, oltre che sostanzioso.

Non è ancora ora di pranzo, ma vi assicuro che mi è venuta l’acquolina in bocca.

Un nuovo alfabeto delle mie non-allergie

0

In questo giardino d’inverno parlo di allergie a 360° gradi da anni. Per sopravvivere a un sistema immunitario impazzito come il mio bisogna continuare a trovare degli escamotage divertenti per sorridere. Oggi vi propongo un gioco che avevo già fatto anni fa, ma in questa primavera mi piace l’idea di rispolverarlo.

Allora vi sfido a stendere (una seconda volta, se l’avete già fatto) il vostro alfabeto di cose – anche assurde – alla quale non siete allergici. Ci siete? Pronti?

Ecco la mia lista. Io non sono allergica a:

A-llegria, un ingrediente a cui non sono allergica e che “condisce” la mia vita di colore e di emozioni.

B-iancheria rigorosamente b-ianca. Adoro la sensazione di freschezza che mi lascia sulla pelle delicata.

C-amminate per chilometri in riva al mare con il sole che mi scalda e mio marito con cui parlare di tutto e di niente.

D-eterminazione: è la mia fantastica compagna di vita, senza la quale a volte credo che vivere con le allergie non sarebbe stata la stessa cosa.

E-lastane, per fortuna che ci sei e non mi arrechi alcun prurito mescolato al cotone!

F-lessibilità, che è un po’ f-ragilità, ma abbastanza f-orza per superare i momenti di sconforto (e con le allergie non si può mai stare tranquilli).

G-enialità creativa in cucina? Chi può mangiare pochi ingredienti, deve scatenare la fantasia.

H-awai! Il mio sogno nel cassetto per la pensione.

I-nsieme è una parola magica. Quando un soggetto allergico trova delle persone che le stanno vicino senza fargli pensare che è “malato”, la magia è assicurata.

L-ibri e l-ettura: sono la mia coperta di Linus, il mio paradiso, i miei inseparabili compagni di viaggio

M-andarini ed subito acquolina in bocca… La sentite anche voi? Il succo dolce e aspro, il colore arancione, il profumo della sua buccia.

N-otte: adoro dormire in tutte le stagioni e il silenzio che accompagna la fine della giornata fino all’inizio di quella successiva.

O-ro! E’ l’unico metallo che da super-allergica al nichel mi posso permettere di indossare. Lo amo!

P-adelle antiaderenti per allergici al nichel. Fortuna che sono state inventate!

Q-uadrifoglio: porta fortuna? Sono già fortunata così.

R-iso: da qualche anni sono riuscita a reintrodurlo tra gli alimenti che mi sono consentiti. E’ stato un cambio epocale dopo 16 anni che non lo assaggiavo.

S-ogliola: la mangio da quand’ero bambina, lessa e condita con un filo di olio extravergine di oliva e una spruzzata di pepe. Mmm! Favolosa!

T-onno: per fortuna che ci sei e soprattutto che continuano a produrti in vasetti di vetro. E’ un alimento ideale per tutte le stagioni.

U-va e u-vb; sì lo so che fanno invecchiare la pelle, ma io adoro la tintarella (e non so quanto di scientifico ci sia, ma da abbronzata la mia pelle soffre meno di allergia).

V-iolino: non sono allergica alla musica e al suono puro di questo strumento musicale. Lo considero un po’ come noi allergici: ci vogliono anni e anni e tanta pazienza prima di riuscire a produrre una melodia degna di questo nome.

Z-uppe calde e saporite che invento mescolando quei pochi ortaggi che mi posso permettere.

Allergia ai farmaci e la menopausa

0

Anche se ne parlo molto poco in questo giardino d’inverno, la mia allergia più pericolosa è quella ai FANS. 

Tuttavia, a causa di alcuni episodi di reazione allergica ad altri farmaci, non appartenenti alla categoria degli anti-infiammatori, la cautela in caso di assunzione di qualsiasi medicamento è un obbligo da quasi vent’anni per me. E nel dubbio, evito.

La settimana scorsa sono tornata dalla mia ginecologa storica per fare il consueto check up. L’anno passato avevo optato per un controllo standard al consultorio, ma il medico – maschio – non mi è sembrato particolarmente empatico (anzi, potrei dire che mi ha spaventato non poco e in malo modo, facendomi l’elenco di tutto ciò che sarebbe potuto accadere al mio apparato riproduttore non appena fossi uscita fuori dal suo studio, anche se la visita era andata benissimo. Insomma ero sana, ma dal giorno dopo chissà… Ma vaffan…). Della serie, mai lasciare la strada vecchia!

Il ritorno dalla mia dottoressa, un po’ con la coda fra le gambe, visto che l’ultima volta non ho voluto intraprendere la strada che mi aveva consigliato (il post risale a qualche anno fa), è stato molto rassicurante. Tutta la stanchezza, il peso accumulato e i dolori articolari possono banalmente ascriversi alla mia menopausa conclamata. A parte le vampate di calore, del resto non mi faccio mancare niente.

Le soluzioni che mi ha prospettato sono due.

La prima è costituita da un lungo elenco di vitamine prevalentemente appartenenti al gruppo B che, come mi ha detto la mia fisioterapista, hanno anche un ottimo impatto sull’umore (sono definite le vitamine del sorriso) e da una serie di prodotti per la cura della pelle per le parti intime.

La seconda molto più sintetica è composta da una sola voce: terapia ormonale. Mi ha spiegato tutti i benefici della cura, con tanto di studi fatti e medici favorevoli a questa opzione.

Uscita dall’ambulatorio mi sono immediatamente infilata nella mia farmacia di fiducia dove ho scoperto che il prodotto che avrei dovuto prendere – udite-udite – non conteneva alcun eccipiente pericoloso per la sottoscritta. Non solo: veniva interamente pagato dal Servizio Sanitario Nazionale.

Tuttavia, la farmacista sorniona mi ha consigliato di farmene prescrivere una sola scatola per cominciare e per vedere che effetto mi avrebbe fatto il farmaco.

Quando sono arrivata a casa ho letto il bugiardino, un lenzuolo di effetti indesiderati e decisamente molto preoccupanti e pericolosi. Ho cambiato idea (non sulla farmacista che ci aveva visto oltre la sintesi dell’unica pillola in cambio di tre o quattro che aveva impensierito la sottoscritta).

Avrete già capito. Ho optato per le vitamine del Gruppo B, accertandomi che tra gli eccipienti non ci fosse l’amido di mais a cui sono allergica per via del nichel e testandoli uno alla volta, iniziando – come sempre – la sperimentazione nel weekend.

Insomma, non sono ancora fuori dal tunnel dei nuovi inserimenti, ma affrontare la mia nuova vita da “allergica agée” con calma e serenità è il primo passo.

Etichette da leggere in caso di allergie

0

A inizio anno ho letto un articolo di Federico Formica dal titolo “Cibo, la legge che obbliga a indicare lo stabilimento di produzione in etichetta è inapplicabile”.

Cito il giornalista: “La legge che ha reintrodotto in Italia l’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione degli alimenti non può essere applicata. Le aziende che non stampano sulle confezioni il luogo dal quale esce quel pacco di pasta o di biscotti, insomma, non possono essere sanzionate perché il testo approvato non è legittimo.”

Per non sbagliare riprendo le parole esatte di Formica per capire di cosa si tratta: “Tutto è nato da un regolamento europeo, il 1169/2011, che ha rivoluzionato l’etichettatura degli alimenti nel vecchio continente introducendo diverse tutele per i consumatori. Ma in quel regolamento, che ha fatto decadere tutte le norme nazionali di settore, non era prevista una norma a noi molto cara: l’obbligo, appunto, di indicare con precisione il luogo in cui è stato prodotto quel cibo. Una questione di trasparenza e di sicurezza alimentare.”

Seppure le polemiche (potete leggere un altro articolo interessante sul tema) siano nate con l’intento di tutelare il Made in Italy (e quindi per una questione strettamente, ma non per questo meno importante, economica), credo che per noi allergici sia una questione di salute sapere da dove provengano i cibi confezionati che mangiamo.

Non so se sia capitato anche a voi, ma a volte ho acquistato prodotti da banco freschi, soprattutto nei grandi supermercati, e trovare nell’etichetta “Vedi libro degli ingredienti”. Anche questa mi sembra una scorrettezza non da poco nei nostri confronti. Non credete?

Insomma ribadisco quanto scritto la volta scorsa: vivere con le allergie è un atto di coraggio che va rinnovato ogni volta che compriamo qualcosa.

Occhio alle etichette! Sempre!

[Vi propongo di leggere anche un mio precedente articolo tutt’ora valido sull’argomento dal titolo Etichette e allergeni].

Vivere con le allergie è un atto di coraggio

0

Siamo nel 2019 e mi pare che dopo tantissimi anni le allergie vengano ancora sottovalutate. E’ di questi giorni l’ennesima tragedia di una ragazza morta per shock anafilattico.

Ricordo di avere avuto le mie prime reazioni allergiche, consapevole di essere un soggetto allergico, già a partire dalla fine degli anni ’70. Allora però non c’era – forse – una conoscenza sufficiente per approfondire e curare una “reattiva” come me.

Solo nel 2000 il mio quadro clinico si è fatto più chiaro (spaventoso, ma chiaro!). Sapevo da cosa dovevo stare alla larga (agli anti-infiammatori e ai farmaci sconosciuti, alle soffitte ammuffite, ai prati verdi in primavera e a quello sconosciuto che si chiama(va) nichel ). Nel corso degli anni le cose sono cambiate, in alcuni casi in bene, in altri un po’ meno.

Insomma nella mia esperienza, quella di cui vi rendo partecipi in questo mio giardino d’inverno dal 2014, le cose sono nettamente migliorate almeno sul piano della conoscenza. Ed è questa consapevolezza che mi permette di dire che vivere con le allergie è un atto di coraggio.

Si possono fare due scelte diametralmente opposte: la prima è quella di buttare via le chiavi di casa e vivere nella sicurezza del proprio conosciuto. Eviteremmo così di incontrare ogni più piccolo “bastardissimo” allergene. La seconda è quella che ci mette di fronte alla nostra paura più profonda, che nel caso delle allergie alimentari è quella di ingerire inavvertitamente qualcosa a cui si è (molto) allergici, il coraggio di uscire dal nostro guscio.

Avere il coraggio di andare a cena fuori e non riuscire a mangiare niente, ma proprio niente (sentendoti una pessima ospite).

Avere il coraggio di rifiutare la fetta di torta fatta in casa dalla tua collega, perché non sai esattamente che ingredienti ci abbia messo dentro (e quando le chiedi la ricetta non è per sapere più o meno cosa ci ha messo dentro, ma proprio perché devi sapere tutto-tutto quello che ha impastato).

Avere il coraggio di dire di no a quel microscopico pezzetto di cioccolata-biscotto-boccone di pasta-pizza, perché sai che il tuo sistema immunitario non fa sconti. E se lo fa, sta facendo il conto alla rovescia per fartela pagare.

Avere il coraggio di tornare indietro a quando eri inflessibile a ogni eccezione. E questo è un monito per me stessa.

Invece IO nell’ultimo periodo ho perso molto di QUEL coraggio e la strada per il pronto soccorso è lastricata di buoni propositi mancati.

Allora mi torna utile rileggere alcuni articoli che in questi giorni mi sembrano essere stati scritti da qualcun altro, come accettare di vivere con le allergie, vivere con le allergie e stare bene, semplici regole per vivere con le allergie.

Allora, sì è vero che vivere con le allergie è un atto di coraggio, ma è importante sapere che ce la si può fare un giorno per volta.

Allergie alimentari e sicurezza del consumatore a cura del Ministero della Salute

0

Buon anno a tutti! Il 2019 inizia nel mio/nostro giardino d’inverno con la condivisione di due documenti molto importanti per noi allergici.

Il Ministero della Salute ha pubblicato due file sulla “nostra” sicurezza alimentare.

Non ho mai volutamente scritto né parlato di eventi infausti causati dalle allergie (per ingestione o assunzione a vario titolo), eppure nel 2019 purtroppo si muore ancora di allergia.

Il primo documento dal titolo “Allergie alimentari e sicurezza del consumatore” è un corposo testo di 149 pagine che vi consiglio di leggere con molta attenzione. L’aggiornamento del documento è stato elaborato dalla Direzione Generale Igiene
Sicurezza Alimenti e Nutrizione con la collaborazione di un gruppo di esperti nei vari ambiti (clinico, chimico, biotecnologico ecc.) della complessa tematica.

Questo per dire che il tema delle “allergie” non è così semplice da affrontare e solo chi ne è direttamente coinvolto in prima persona o con la vicinanza a persone care malate sa e comprende i risvolti.

Il secondo documento lo riporto integralmente qui di seguito perché ne ho bisogno in primo luogo io, da tenere a portata di mano, e poi perché può essere utile a chi mi segue virtualmente.

Che cos’è l’allergia?
L’allergia è una reazione di ipersensibilità iniziata da meccanismi immunologici.

Che cos’è l’atopia?
L’atopia è una tendenza familiare o individuale a produrre anticorpi IgE in risposta a basse dosi di antigeni (solitamente proteine) e, di conseguenza, a sviluppare tipiche manifestazioni cliniche come l’asma, la rinocongiuntivite  o la sindrome eczema allergico/dermatite.

Qual è la connessione tra allergia e atopia?
L’atopia è una condizione necessaria per sviluppare allergia, ma non tutti i soggetti atopici hanno reazioni allergiche associate alle IgE.

Come si trattano le reazioni da allergia alimentare?
Dipende dalla gravità. Possono non richiedere alcuna terapia, può essere necessaria solo terapia antistaminica e/o cortisonica, o può essere necessaria la terapia con adrenalina.

L’allergia è ereditaria?
Non precisamente. Si eredita la predisposizione a sviluppare allergia.

Che cos’è l’anafilassi?
È una grave reazione allergica a rapida insorgenza caratterizzata da sintomi che interessano diversi organi e apparati (cute, sistema gastrointestinale, apparato respiratorio, apparatocardiovascolare) e può mettere a rischio la vita del paziente.

Che differenza c’è tra shock anafilattico e anafilassi?
Lo shock anafilattico coinvolge sempre l’apparato cardiocircolatorio con una brusca caduta di pressione. Attualmente si preferisce il termine anafilassi.

L’allergia può provocare sempre uno shock anafilattico?
No, solo nei casi più gravi.

Quando c’è una diagnosi di allergia alimentare si deve sempre avere con sé l’adrenalina oppure solo se l’allergia è grave?
Solo nei casi più gravi. Sarà comunque lo specialista, con una attenta valutazione del rischio, a valutare la necessità o meno di dotare il paziente di adrenalina.

Come si trattano le reazioni anafilattiche?
Le reazioni anafilattiche devono essere trattate con adrenalina autoiniettabile. Deve sempre essere allertato il 112.

L’adrenalina pronta deve essere conservata in frigorifero?
No, non necessita di basse temperature. È importante però non lasciarla per troppo tempo sotto il sole diretto.

L’efficacia dell’adrenalina pronta finisce esattamente alla data di scadenza indicata nella confezione o in caso di mancata sostituzione è comunque efficace? Se sì per quanto tempo dopo la scadenza?
È efficace per alcuni mesi dopo la scadenza. È necessario però sostituirla il prima possibile non appena si superi la data di scadenza.

Perché in caso di reazione anafilattica si consiglia di sdraiare la persona, sollevarle le gambe ed evitare di metterla in posizione eretta?
Per far sì che il sangue circolante si concentri nell’addome e nella testa, dove ci sono gli organi più importanti e per evitare che la pressione scenda ulteriormente.

È vero che il cortisone e gli antistaminici non sono i farmaci di elezione per contrastare l’anafilassi? Perché?
È vero, perché la loro azione è meno rapida dell’adrenalina, che è da considerarsi un vero e proprio salvavita.

Quali sono le allergie alimentari prevalenti in Italia?
Sono le allergie a latte, uova, soia, frutta a guscio, crostacei. Le proteine di trasporto lipidico presenti in particolare nella pesca rappresentano un importante allergene per il nostro Paese, come in tutta l’area mediterranea.

Che differenza c’è tra allergia alimentare e intolleranza?
Sono diversi i meccanismi d’azione. L’intolleranza non riconosce un meccanismo immunomediato.

L’intolleranza alimentare è meno grave dell’allergia alimentare?
L’intolleranza provoca sintomi meno gravi di quelli che può provocare l’allergia alimentare.

I sintomi dell’intolleranza e dell’allergia alimentare sono diversi?
I sintomi possono essere anche molto simili.

Come riconosco un’intolleranza da un’allergia alimentare?
Con i test diagnostici scientificamente validati, che verranno richiesti dal medico curante o dall’allergologo.

Dall’allergia alimentare si guarisce?
Generalmente le allergie dei bambini regrediscono con la crescita, mentre quelle degli adulti persistono.

Dall’intolleranza alimentare si guarisce?
L’intolleranza al lattosio può essere temporanea, ad esempio dopo un’infezione virale.

Perché molte persone affette da celiachia sono frequentemente anche intolleranti al lattosio?
La celiachia è una condizione di intolleranza permanente al glutine che porta alla distruzione dei villi intestinali. L’enzima lattasi deputato alla digestione dello zucchero del latte, il lattosio, si trova proprio sulla sommità dei villi intestinali. Quindi distruggendo i villi si riducono i livelli di lattasi e ci si trova nella condizione transitoria di non riuscire a digerire il lattosio, il quale viene poi fermentato dai batteri del colon con conseguente mal di pancia, gonfiore addominale, crampi, diarrea.

Che differenza c’è tra l’intolleranza al latte e l’intolleranza al lattosio?
Nessuna, i pazienti intolleranti non sono in grado di scindere il lattosio, uno zucchero contenuto nel latte.

Quali test sono validati scientificamente per diagnosticare le intolleranze?
Il breath test al lattosio e la ricerca degli anticorpi specifici per la celiachia.

Che relazione c’è tra la dermatite atopica e l’allergia alimentare?
I pazienti affetti da dermatite atopica sono più soggetti a sviluppare allergie.

Che relazione c’è tra l’asma e l’allergia alimentare?
L’ingestione di alimenti a cui si è allergici può in alcuni casi provocare attacchi asmatici

La coesistenza di asma e/o dermatite atopica e allergia alimentare è pericolosa per la vita?
Non è facile generalizzare, però un paziente con asma allergico ha un aumento del rischio di avere reazioni gravi ad alimenti.

I bambini che hanno la “crosta lattea” svilupperanno allergia alimentare?
Non necessariamente.

Ci sono allergeni alimentari più pericolosi di altri o possono esserlo tutti allo stesso modo?
Ci sono alcune proteine che possono dare reazioni più gravi perché sono resistenti alla cottura e alla digestione, come la proteina di trasferimento lipidico LTP.

È vero che possono esserci reazioni allergiche anche gravi da inalazione di vapori di alimenti ai quali si è allergici?
È possibile, ma molto raro.

Ci sono persone che hanno reazioni allergiche gravi anche al solo contatto (pelle, occhi, labbra, naso…) con alimenti a cui sono allergici?
Sì, è possibile. In genere però non sono reazioni che mettono a rischio la vita.

L’ambiente influisce sulle allergie?
Sì, è possibile che l’aumento delle allergie sia legato all’inquinamento e alle condizioni climatiche.

L’allergia all’acaro della polvere predispone allo sviluppo di allergie alimentari?
Gli acari contengono delle proteine simili a quelle contenute nei crostacei, per cui è possibile che un soggetto allergico agli acari abbia reazioni mangiando crostacei.

È vero che intorno ai tre anni di vita i bambini con allergia alimentare guariscono dall’allergia?
Non sempre, ma è vero che nella maggior parte dei casi con la crescita migliorano.

Quali sono le allergie alimentari che più difficilmente guariscono?
Quelle che insorgono in età adulta.

L’aumento delle allergie alimentari dipende dall’uso di conservanti, additivi, concimi, diserbanti, ecc.?
È possibile che abbiano un ruolo nell’aumento delle allergie.

Che cos’è il TPO?
È il test di provocazione orale, che consiste nel somministrare al paziente la sostanza che si sospetta essere causa della reazione allergica.

Cosa sono la SOTI, DOPA, desensibilizzazione? Sono la stessa cosa o sono tecniche diverse?
Sono la stessa cosa. Consistono nella somministrazione a dosi crescenti dell’alimento a cui il paziente è allergico, per indurre tolleranza.

Si diventa allergici ai cibi che mangiamo più frequentemente?
L’allergenicità di un cibo è determinata da molti fattori; una dieta ripetitiva comunque non è indicata.

Quanto tempo dura il periodo di desensibilizzazione per arrivare alla “tolleranza” a un alimento?
E’ variabile a seconda dei metodi di desensibilizzazione.

L’acquisizione della “tolleranza” naturale (senza aver fatto desensibilizzazione) a un alimento dura per sempre?
Sì.

Quando si “tollera” un alimento a seguito di desensibilizzazione non si avranno mai più reazioni allergiche a quell’alimento?
Non è detto. È possibile che il soggetto perda la tolleranza.

Che cosa sono le LTP – Lipid Transfer Protein?
Sono delle proteine presenti in molti vegetali che sono resistenti al calore e alla digestione e sono potenzialmente responsabili di reazioni anche gravi.

Perché alcuni alimenti danno reazione allergica se vengono ingeriti crudi e non la danno se vengono ingeriti cotti?
Perché alcune proteine contenute negli alimenti vengono degradate dal calore. Quindi i soggetti allergici a quelle proteine hanno reazioni con gli alimenti crudi mentre tollerano gli stessi alimenti cotti.

Perché alcuni alimenti, in particolare alcuni tipi di frutta, se vengono sbucciati non danno reazione allergica?
Perché alcune proteine responsabili di provocare allergia alimentare sono contenute solo nella buccia e non nella polpa.

Che cos’è la SOA – Sindrome Orale Allergica?
È un insieme di sintomi provocati dal contatto di un alimento con la mucosa orale o faringea in soggetti allergici, prevalentemente sensibilizzati ai pollini, quando mangiano frutta e verdura. I sintomi sono prurito, bruciore al palato, lingua, e labbra con eventuale gonfiore della mucosa oro-labiale, edema delle labbra.

Che cosa sono le allergie crociate?
I soggetti allergici ai pollini possono sviluppare dei sintomi dovuti all’ingestione di alimenti vegetali: questo succede perché alcune proteine contenute negli alimenti sono molto simili a quelle dei pollini.

Quali sono i test validati scientificamente per diagnosticare le allergie?
Per le allergie respiratorie sono il Prick test, il dosaggio delle IgE specifiche e i test molecolari.

Quali sono i test validati scientificamente per diagnosticare le allergie alimentari?
Sono il prick test, il prick by prick, il dosaggio delle IgE specifiche, il test di provocazione orale e i test molecolari.

Il test FABER che cos’è, quali risposte fornisce e quando è appropriato farlo?
Fa parte delle tecniche così dette Multiplex, tipo ISAC, Euroline, ecc. che consentono di testare con piccole quantità di sangue, dato molto utile in ambito pediatrico, moltissimi allergeni sia come estratti che come singole molecole. Le prestazioni di questi test multiplex sembrano ampiamente comparabili con le metodiche tradizionali per singole molecole/estratti (singleplex), ma sono piuttosto costose; sono test di secondo livello, riservati allo specialista che ne conosca tutti possibili vantaggi, ma anche i limiti.

I test molecolari, cosa sono, a cosa servono è quando è appropriato farli?
Sono dei test che identificano le singole proteine a cui un soggetto è allergico. Sono test di secondo livello, che vengono richiesti dallo specialista quando i test di primo livello non permettono di porre una diagnosi certa.

Che cosa sono le IgE?
Sono un tipo di anticorpo prodotto dal nostro organismo e responsabili di alcuni tipi di reazioni allergiche.

Conoscere il valore delle IgE Specifiche: a cosa servono e quando è appropriato farle?
Permettono di identificare la sensibilizzazione a determinati allergeni, in genere vengono eseguiti quando non è possibile eseguire test cutanei, per esempio se un paziente è in terapia antistaminica o steroidea.

Conoscere il valore delle IgE Totali: a cosa servono e quando è appropriato farle?
Non è un esame da eseguire in prima battuta. È un esame che viene richiesto dallo specialista in alcuni casi di dermatite atopica o per impostare la terapia con siero anti IgE.

Se si è allergici al veleno delle api si è allergici anche al miele?
No.

Se si è allergici a dei pollini o fiori, si è allergici anche al miele prodotto da quei pollini o fiori?
Nel miele può essere presente per contaminazione anche una minima quantità di polline, normalmente tollerato.

Se si è allergici a un solo alimento con il tempo si può diventare allergici anche ad altri?
È possibile, ma non è prevedibile.

Se si sospetta un’intolleranza o una allergia alimentare bisogna escludere dalla dieta l’alimento sospetto?
Solo se ha dato delle manifestazioni cliniche; è però necessaria una valutazione attenta, caso per caso; è raccomandabile per il paziente non eliminare un alimento senza consiglio medico.

Ci sono kit domestici per la diagnosi di allergie e intolleranze alimentari? Sono efficaci e affidabili?
No.

Quali sono i test che non devono essere eseguiti perché non validati scientificamente?
Il test del capello, dell’iride, il dosaggio delle IgG, Vega test e in genere tutti i test che non hanno un’applicazione all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.

(Fonte: Ministero della salute)

Pausa natalizia per le allergie?

0

Il giardino d’inverno si colora di rosso natalizio in anticipo. E preciso subito, è il rosso delle feste, non quello porpora di una reazione allergica.

E’ appena passata l’Immacolata e questa festa ha regalato a me e alla mia famiglia un breve, ma intenso weekend insieme. Come da tradizione abbiamo fatto l’albero di Natale e cominciato a vedere film natalizi entrando a pieno regime nel clima festivo di fine anno.

Il 2018 è stato un buon anno per me. Le allergie mi hanno concesso una lunga tregua e professionalmente la fortuna continua a starmi vicina. Tutto ciò rappresenta sicuramente un toccasana per il mio sistema immunitario che – mi auguro – mantenga questo trend. L’ultimo mese non è stato così “buono” come il resto dell’anno, ma conto di ristabilirmi il prima possibile.

Mangiare? Quest’anno mi sono concessa parecchie new entry alimentari, in particolare frutta e verdura, quindi sarà sicuramente un Natale godereccio (rispetto alle mie abitudini).

Vi auguro buone feste (a voi, alle vostre allergie e alle vostre famiglie). Qualche aggiornamento potete trovarlo sulla pagina Fb, via Twitter o su G+. Come sempre, se avete voglia di chiacchierare in pvt scrivetemi a vivereconleallergie@gmail e sarò felice di sentirvi.

Vi aspetto a gennaio qui sul blog per parlare ancora insieme di allergie (e di cos’altro, sennò?)

Allergie: la storia di Lucy e della sua bambina

0

Oggi lascio la parola a un’ospite del mio giardino d’inverno. Si tratta di una “storia allergica” particolare. Intanto perché si tratta di una situazione molto delicata. Riguarda una bambina molto piccola e posso immaginare la paura che certe reazioni allergiche possono provocare nei familiari di un lattante. Questo non vuol dire che le reazioni allergiche di un adulto siano meno gravi o meno preoccupanti.

Inoltre leggendo il racconto di Lucy, non ho potuto non immedesimarmi visto che a mia figlia è successo qualcosa di molto simile.

Vi racconto la nostra storia. Quella mia e di mia figlia.

Mia figlia ha compiuto quattordici mesi qualche giorno fa, ma ho scoperto la sua allergia quando ne aveva appena quattro.

Era una mattina qualsiasi quando la porto dal pediatra per il controllo di routine mensile e per verificare i normali parametri di crescita. Come un fulmine a ciel sereno, però il medico mi dice di non essere soddisfatto del peso della bambina che allattavo esclusivamente al seno e mi consiglia di darle l’aggiunta di latte artificiale.

Così faccio, ma neanche a metà del primo biberon la bambina inizia a vomitare e subito dopo perde conoscenza. Era sera ed io ero da sola. Sono andata in panico vedendo che lei che non si riprendeva. Ho immediatamente chiamato i miei e siamo andati al pronto soccorso.

Una volta arrivati, per fortuna mia figlia ha iniziato a riprendersi e la situazione era tornata alla normalità.

La dottoressa di turno ritiene di verificare se fosse in corso una cistite. Alle 3 di notte me ne vado.

Purtroppo, essendo io stessa un soggetto allergico – anche se non al latte – ho la presunzione di aver riconosciuto i sintomi di una reazione allergica e di conseguenza ho pensato di farla visitare da un allergologo.

Dall’esame dello specialista mia figlia è risultata positiva al latte vaccino. Visto che continuo ad allattarla al seno, ho dovuto anch’io eliminare il latte dalla mia dieta perché a lei veniva la dermatite.

Con l’inizio dello svezzamento, abbiamo provato ad inserire nell’alimentazione il Parmigiano Reggiano stagionato 36 mesi (che dovrebbe essere tollerato), ma senza successo. Ha reazione anche con quello è quindi abbiamo dovuto eliminare del tutto l’alimento fino al prossimo controllo, dopo l’anno di vita.

Un paio di settimane fa mia figlia ha fatto il prick test: al momento risulta positiva al latte vaccino e al latte albumina. Le parole del medico non sono state confortanti: “Signora, dovete stare attentintissimi, e molto probabilmente non passerà…”

Volevo farti un paio di domande – se ti fa piacere rispondermi. La prima è: Come si fa a con-vivere con le allergie di una bimba così piccola? Sia praticamente che psicologicamente.

Aver scoperto a soli quattro mesi questa brutta allergia di mia figlia non è stato sicuramente piacevole. Ricordo di essere scoppiata a piangere quando sono tornata a casa dopo il primo test, e anche dopo il secondo. Dopo ogni test insomma. Perché? Perché essendo io stessa un soggetto allergico so per esperienza cosa significa, e sì, avrei preferito non lo fosse anche lei. Poi ti fai forza e affronti le giornate. Una alla volta. La nostra quotidianità è fatta di: “Hai toccato formaggio? Stai attento lavati le mani”. E ancora: “Attenzione a non far cadere niente per terra!”. E poi c’è il controllo degli ingredienti su ogni cosa che mia figlia mangia, che le posate siano pulite, le cene fuori… Insomma tutto. Credo che ancora oggi l’allergia venga sottovalutata. Ho a che fare tutti i giorni con persone che mi dicono: “Vabbè, dai! C’è di peggio!”. Non capiscono che mia figlia potrebbe morire per colpa di un banalissimo biscotto e questo mi fa molta-moltissima rabbia. Non ho mai sofferto d’ansia in vita mia. Comincio a conoscerla adesso. Penso a quando sarà grande e inizierà a farmi delle domande.

Che consigli daresti ad altre mamme alle quali avessero diagnosticato una allergia così importante ai loro figli in così tenera età?

Alle mamme che si trovano nella mia stessa situazione dico: “Abbiate pazienza. Mettete tanta cura nel cucinare tutto per i vostri bambini. Inventate nuovi piatti perché è difficile trovare qualcosa di diverso. Ci saranno volte in cui vostro figlio non mangerà perché non gli piacerà quello che gli avete preparato, o perché vuole ciò che mangiate voi, e voi non potrete farglielo assaggiare”. Siate coraggiose anche per vostro figlio.

Credo però che sia importante raccontare le nostre storie “allergiche”. E’ importante che sempre più persone siano consapevoli dei rischi che corrono i bambini gravemente allergici, in questo modo un giorno si farà più attenzione alle loro esigenze anche da parte di chi non ha alcuna allergia.

Ti ringrazio per averci fatto entrare nella tua vita. In bocca al lupo.

Allergie: consigli della psicologa Alessia Romanazzi

Oggi vi regalo una delle interviste migliori che sia riuscita a fare per chi vive con le allergie come me da tanti anni e con quell’antipatico effetto yo-yo (della serie: quando finalmente pensi di conoscere il tuo sistema immunitario, quello si ripresenta con gli interessi…)

La protagonista si chiama Alessia Romanazzi. Lascio subito la parola a lei.

– Buongiorno Alessia sono orgogliosa ed emozionata di ospitare questa intervista. Che ne dici di presentarti ai lettori di Vivere con le allergie che ancora non ti conoscono?

Buongiorno! Sono molto emozionata anche io, mi fa davvero piacere “essere qui”!
Sono una psicologa e psicoterapeuta, con il mio lavoro aiuto le persone ad affrontare ansia, attacchi di panico, stress e fame nervosa. Curo un blog, che si chiama Io non mi stresso, dove ogni settimana cerco di raccontare quello che accade nella nostra mente e attraverso i nostri comportamenti. Cerco di farlo, però, in modo non troppo serioso (sarei io la prima ad annoiarmi!).

– Secondo me, l’allergologo non basta per affrontare una quotidianità a base di allergie. È fondamentale e imprescindibile all’inizio, ma poi secondo te potrebbe essere utile il contributo di uno psicologo, soprattutto quando si è soggetti a possibili reazioni gravi? Mi spiego: in caso di allergie alimentari, l’adulto comincia a non andare al ristorante, a cena dagli amici, ecc. I genitori di soggetti allergici diventano iperprotettivi.

Sì, credo che l’intervento di uno psicologo sia fondamentale in tutte quelle situazioni in cui l’allergia sembra avere in mano le redini della propria vita. Parlo nei casi in cui, a causa dell’allergia, si evitano molte situazioni quotidiane e si vive costantemente in ansia e sotto stress, con una ripercussione sul proprio benessere e sulle proprie relazioni. Credo, inoltre, che lo psicologo possa essere utile anche nelle primissime fasi. Quando viene fatta la diagnosi, spesso, la persona è spaventata, preoccupata per le conseguenze che l’allergia può avere. Non sa come comportarsi e, se si tratta di un bambino, anche i suoi familiari non sanno come gestire la situazione. Un supporto psicologico può essere utile per affrontare l’impatto emotivo-relazionale, evitando che esso rischi di sopraffare la persona e la sua famiglia.

– Hai già avuto esperienze con pazienti allergici?

Molte. Mi capita, soprattutto, quando l’allergia arriva nell’infanzia e, al pari di alcune patologie croniche, si trascina anche in età adulta. In questi casi, la persona è cresciuta con una piccola grande zavorra in più, che può aver avuto un impatto significativo sulle sue emozioni, sul modo di percepire se stesso (autostima compresa) e sulle sue relazioni. Chi non l’ha vissuto, spesso, fatica a può capire quanto le allergie possano essere devastanti in certi casi.

In genere, presto molta attenzione a tre aspetti durante i primi colloqui:

  1. Quando è sorta l’allergia e primi ricordi legati ad essa. Per molte persone il primo attacco allergico costituisce un vero e proprio trauma e, sebbene poi si sia trovata una cura, la paura di nuovi attacchi, condiziona molto il vivere futuro (esattamente come accade per gli attacchi di panico).
  2. Come si sono comportate le persone che si prendevano cura della persona (in primis, i genitori). Avere un figlio che rischia di avere un attacco allergico porta ansia. Se questo capita a persone che hanno già una struttura ansiosa e controllante, la situazione peggiora. Aumenta, in questi genitori (o nonni), la tendenza a tenere il figlio sotto controllo o sotto una vera e propria campana di vetro. In molti casi, ho l’impressione che le limitazioni siano molto più del necessario. È comprensibile, certo, ma questo concorre a strutturare un clima ansioso e sfiduciato. Se il mio paziente è un bambino/ragazzo, lavoro con la famiglia per trovare modi alternativi di gestire la situazione. Se è un adulto, valutiamo insieme che impatto ci sia stato su di sé e sulla propria vita e capiamo come muoverci oggi.
  3. Che emozioni accompagnano lo stato di persona allergica. Ogni individuo è a sé stante e ha una propria storia, per questo la stessa allergia può avere impatti differenti su persone diverse. Durante i primi colloqui cerco di capire quale sia l’emozione principale, associata all’allergia: c’è chi la vive con un forte stato ansioso, cercando di tenere tutto sotto controllo, c’è chi vive l’allergia con un forte senso di impotenza (“Non posso farci niente e questo mi distrugge”), chi con rabbia e chi con un profondo senso di ingiustizia irrisarcibile (“Perché proprio a me? È un’ingiustizia”) oppure c’è chi cerca di fingere che le allergie non esistano (“Non sono in ansia, faccio tutto e me ne frego, sono come tutti gli altri”). Anche sottovalutare la portata delle allergie è curioso e merita attenzione, esattamente come chi le vive con ansia eccessiva.

– Anche se ogni soggetto allergico è una storia a parte (e lo dico per esperienza), quanto può essere difficile convivere con una malattia – nella maggior parte dei casi – cronica?

Sono d’accordo con te: ogni soggetto allergico è una storia a parte. È così non solo perché le allergie si esprimono e si combinano in modo diverso, ma perché dipende molto da come si integrano allergia e personalità. Una stessa allergia su di me e su un’altra persona non ha lo stesso impatto. Per questo credo che, per quanto sia oggettivamente difficile convivere con le allergie, c’è tutta una quota soggettiva che spiega quel malessere. Lo stress percepito, di fatto, varia a seconda della persona e non dell’allergia stessa.

So che, d’impatto, questa frase può suonare colpevolizzante, ma giuro che l’intento è positivo: se è il tuo modo di essere è la principale causa del tuo stress, allora significa che puoi fare qualcosa. Probabilmente, l’allergia non passerà mai, ma tu hai la possibilità di modificare (almeno in parte) il tuo modo di viverla e affrontarla. Pensa a come ci sentiremmo se, al contrario, lo stress fosse causato solo dallo stato allergico, senza poter far nulla per farvi fronte..! Saremmo passivi e inermi (aiuto!).

– Quali sono gli strumenti della psicologia che potrebbero trovare applicazione per noi pluri-allergici di lungo corso? Pensi che potremmo trovarne dei benefici?

Il primo passo è quello del supporto, perché vivere con le allergie è faticoso ed è necessario, anzitutto, riconoscere alla persona la sua fatica. Spesso, farlo da soli non è abbastanza: occorre uno spazio protetto, in cui portare tutte i propri vissuti e le proprie frustrazioni legate all’allergia.

Il secondo passo è capire quale sia l’impatto che ha avuto l’allergia nel corso della vita, al fine di mettere a fuoco come l’allergia (sintomo oggettivo) incontri quella specifica persona (impatto soggettivo).

Il terzo è quello dell’azione: cosa possiamo davvero modificare di te e di quello che fai per vivere meglio?

Sono dell’idea che, in questo ambito, abbia un grande successo la terapia di gruppo: avere davanti a sé persone che provano e hanno provato cose simili funge da specchio potentissimo, utile per sentirsi capiti. Non solo, se sono proprio le persone che ci sono passate a mostrarmi che alcune mie azioni o reazioni sono “esagerate”, sarò più disponibile ad accettare l’osservazione, senza sentirmi incompreso. Questo aiuta a non rimanere fermi sulle proprie posizioni, provando  a cambiare il cambiabile (lo so, non tutto si può modificare).

– Hai qualche suggerimento come psicologa per chi è fortemente allergico, soprattutto nel caso di paure che nel corso del tempo tendono a svilupparsi?

Non sono bravissima nei consigli preconfezionati. Credo di più negli spunti di riflessione che portano ognuno a trovare la propria soluzione. Provo a scriverne qualcuna, sperando che possano aiutare a far luce su di sé e sulle proprie paure, legate all’allergia (ma forse non solo, chissà!).

Prova ad ascoltare davvero le tue paure. Lo so che ti sembra di conoscerle, perché ci sei a contatto quotidianamente, ma hai mai provato a metterle nero su bianco? Molti scoprono, proprio così, che alcune paure sono realistiche, altre tuttavia sono leggermente “più forti del dovuto”. Queste ultime sono modificabili (evviva!).

Prova ad approfondirle, descrivendo le conseguenze che immagini (“Ho paura di andare al ristorante perché…penso potrebbe accadere che…”), tutte le strategie/risorse che hai messo in campo per affrontarle (“Evito di andare al ristorante”) e tutti i limiti che senti abbiano comportato (“Mi ha impedito di avere una vita sociale serena quando ero adolescente”). Prova a scrivere, lì accanto, almeno un comportamento alternativo, stando bene attento che sia realistico (“Di solito faccio così, ma ora che ci penso potrei anche riorganizzarmi così…”)

Aggiungo un doveroso pezzo, pur con difficoltà, perché durante i percorsi emerge spesso: ci sono casi in cui l’allergia “viene usata come alibi” per non affrontare altre paure? No, non intendo che tu menta (so quanto sia pesante aver trascorso una vita in compagnia delle allergie), ma spesso ci nascondiamo dietro a cose oggettive, che ci accadono (ad esempio, le allergie) per non affrontare altre paure più grandi e profonde (ad esempio, la paura di non essere accettati).

– Quali consigli ti sentiresti di dare a chi, chiusa la porta dello studio medico con una diagnosi in mano, si trovasse ad affrontare un’esistenza rivoluzionata da una o più allergie, magari e soprattutto di tipo alimentare?

Qui un consiglio ce l’ho: concedersi di stare male ed essere spaventato. Sembra scontato, ma molti sentono di non avere il diritto di farlo e, altrettanto spesso, ci sentiamo dire che “bisogna essere forti e non pensarci…c’è di peggio al mondo!”. Io credo, al contrario, nel diritto di stare male, di essere tristi e/o arrabbiati qualunque sia la diagnosi in questione. Conceditelo.

Dopodiché è bene informarsi (questo dovrebbe farlo il medico) e creare una rete: ci sono altre persone che soffrono di allergie? Come l’affrontano? È possibile confrontarsi con loro?

Spero che le mie parole siano utili e chiare (e non pesanti!), ma se ci dovessero essere dubbi, perplessità o se semplicemente fa piacere condividere con me un pezzo della propria storia, scrivetemi! =)

Un grazie a te, Simonetta, per il prezioso lavoro che fai: i pazienti mi raccontano spesso che la prima volta in cui si sono sentiti compresi e meno soli è stato proprio attraverso le parole di chi ci è passato. Sono certa che il tuo blog sia preziosissimo per molti di loro!

Grazie Alessia a te e per i tuoi suggerimenti puntuali e per niente pesanti, credimi!

Per tutti coloro che volessero mettersi in contatto con Alessia, vi lascio il link della sua pagina.

Allergie: la storia di Alessia e della sua mamma Madia

0

Oggi vi propongo il contributo di una mamma coraggiosa (quella che avrei voluto io tantissimi anni fa, ma erano altri tempi e le allergie non erano prese seriamente in considerazione come oggi).

Lascio a lei la parola.

Ciao a tutti sono la mamma di Alessia 15 anni.

Mia figlia nasce a Torino il 22 agosto 2003 e dopo 15 giorni ha iniziato ad avere problemi di bronchiti asmatiche. Abbiamo passato i primi 3 anni della sua vita attaccati all’aerosol. Molte volte è stata ricoverata in ospedale con ossigeno anche per 20 giorni.

Nel 2006 il nostro pediatra ci consiglia di fare i test allergologi che sono risultati negativi. Solo successivamente mi è stato spiegato che fino ai 3 anni (e anche di più) questi test possono dare dei falsi negativi. Con il senno di poi ho anche capito che le allergie li fanno i sintomi e non i test.

A novembre di quell’anno ci trasferiamo al mare e Alessia sembra stare meglio. Per il pediatra sembra veramente un miracolo…

Nel giugno del 2015 sono iniziati i nostri problemi. Mia figlia ha sempre mangiato di tutto ed era particolarmente golosa di pesce. Eravamo in vacanza e siamo andati a mangiare fuori: Ale ordina un piatto di acciughe. Dopo un’ora esatta ha iniziato a gonfiarsi: labbra, occhi, mani e prurito incessante dappertutto.

Visto che sono una a cui piace informarsi sul tema, ho subito capito che si trattava di una reazione allergica, anche se non potevo sapere né immaginare che la situazione potesse degenerare, come poi è accaduto. Ho chiamato la guardia medica e l’ho fatta venire in hotel. Alessia era spaventata, ma tutto sommato stava bene senza nessun segno preoccupante. La guardia medica fa un’iniezione di cortisone e le prescrive un antistaminico. Il tempo che mio marito andasse in farmacia e Alessia vomitava tutto quello che aveva mangiato.

Il giorno successivo chiamo il medico che mi rassicura dicendo che le acciughe, se non sono fresche o non pulite bene, possono dare reazioni allergiche e di continuare con antistaminico e cortisone per tre giorni evitando di mangiare ancora pesce.

Passa l’estate senza nessun problema e a fine agosto andiamo a mangiare nel ristorante degli zii di mio marito. Mia figlia inizia ad aiutare la zia a pulire i gamberi e dopo tre minuti esatti aveva le mani gonfie come zampogne. Mangiamo e dopo quindici minuti si gonfia di nuovo e riferisce di sentirsi la gola gonfia. La zia le fa un’iniezione di cortisone e corriamo al primo pronto soccorso. Siamo stati in osservazione tutta la notte e siamo usciti al mattino con un referto di probabile allergia ai crostacei.

Dopo un mese succede la stessa cosa, ma questa volta mangiando del pomodoro. Facciamo i test e risulta allergica a crostacei, acari, parietaria e composite. Mia figlia non la prende bene, perché le abbiamo dovuto eliminare dalla dieta anche il pesce. Anche se dalla sera in cui aveva toccato i crostacei non ne aveva mai mangiati, l’allergologo dell’ospedale Gaslini ci dice che potrebbe essere allergica ad altri tipi di pesce (pur essendo risultati negativi ai test).

Alessia inizia di nuovo ad avere bronchiti asmatiche, spesso e volentieri cross reazioni con pomodoro, miele, ananas, bagnoschiuma e shampoo, aloe vera, ecc. Nel 2016 Alessia ha avuto un’altra bronchite asmatica e l’allergologo ha ritenuto che fosse opportuno prescriverle dei puff di Broncovaleas e di Clenil al posto del classico aerosol. Mentre ci trovavamo in un centro commerciale Alessia accusa un forte mal di testa quindi come in altre occasioni assume un Oki. Dopo venti minuti inizia a gonfiarsi tutta la faccia, le mani, gli occhi, le labbra. Aveva delle bolle di orticaria grosse come una mano in tutto il corpo. Ho pensato subito che fosse una reazione a qualcosa appena mangiato al McDonald.

Riccore alla terapia che le è stata consigliata dall’allergologo, ma non migliora. Abbiamo chiamato ambulanza, ma nel frattempo mia figlia ha iniziato ad accusare dolore al petto, vomito e mancanza di aria. Per fortuna vicino a noi c’era un signore, allergico, munito di adrenalina che ha provveduto a farla a mia figlia e ha aspettato con noi l’ambulanza per dare indicazione ai sanitari.

Arrivata l’ambulanza le viene fatta un’iniezione di cortisone e viene portata al pronto soccorso dove è stata trattenuta due giorni con una diagnosi di anafilassi.

In quel periodo mia figlia era in cura in un altro ospedale di Genova, dove la dottoressa che l’aveva in cura non credeva alle sue allergie e continuava a ripetere che le reazioni di mia figlia fossero causate dalle tonsille. Le fa fare l’Isac test dal quale risulta tutto negativo e le dà il via per una dieta libera (crostacei compresi). Su nostra insistenza prescrive l’adrenalina (con una singola ricetta per comprarla, perché con un referto che diceva che “la paziente è arrivata al pronto soccorso con un’evidente anafilassi” sosteneva che si fossero confusi con i sintomi di una tonsillite).

Ringrazio Dio di non essermi fermata là e, con una scusa legata alla somministrazione della metacolina, facciamo un’ulteriore visita all’ospedale Gaslini. Nel frattempo oltre ai broncospasmi compaiono i primi attacchi di panico (presi alla sprovvista, all’inizio erano difficili da gestire).

Mia figlia esegue la spirometria con tre somministrazioni di metacolina, ma tutte e tre non sono andate a buon fine. Alla prima somministrazione Alessia smette di respirare e bisogna interrompere il test.

A maggio di quest’anno mia figlia ha avuto un’altra reazione allergica dopo l’assunzione di una compressa di Oki. Abbiamo così iniziato la procedura per eseguire i test di provocazione (non per gli anti-infiammatori perché a detta dei medici era troppo pericoloco, ma per la tachipirina sì, alla quale non è risultata allergica).

Da quel momento per fortuna le viene prescritta l’adrenalina.

Ad ora non mangia tanti tipi di pesce e ha parecchi broncospasmi (soprattutto nei periodi in cui parietarie e composite fioriscono). Le sono stati totalmente banditi tutti gli antinfiammatori.

Ci stiamo abituando a con-vivere con le sue allergie. La nostra grande fortuna è quella di aver quasi sempre trovato sia tra il personale scolastico che nei ristoranti, persone molto attente e scrupolose verso le sue allergie.

Grazie.

Madia, mamma di Alessia 15 anni.

Grazie a te. Quando ho letto la tua storia mi è sembrato di (ri)vivere la mia odissea tra pronto soccorso, medici poco preparati e tanta paura. Quest’ultima, con il passare degli anni, ti rimane appiccicata addosso purtroppo. Alessia però ha la grandissima fortuna di avere una madre come te e di essere arrivata a ottenere una diagnosi a quindici anni. A me ce ne sono voluti molto di più (ma come dicevo all’inizio, oggi siamo più sensibili al tema delle allergie e più ne parliamo e prima si andrà incontro ad una soluzione, senza brancolare a vuoto).