Convivo con la mia allergia al nichel (con tante altre) da diciassette anni.
Almeno sulla carta, le possibilità di alimentarmi si sono ampliate dopo l’ennesimo controllo fatto lo scorso anno. Più facile a dirsi che a farsi però è stato ed è per me modificare una dieta che, seppur restrittiva, mi garantiva una certa sicurezza. Solo per trovare il coraggio di mangiare il riso ci ho impiegato qualche mese.

Con un po’ di disinvoltura in più, solo da qualche mese mi sono buttata sui finocchi che non mi erano mai stati esplicitamente vietati, ma che nel dubbio non avevo mai assaggiato dal 2000. Adesso li mangio con regolarità, con un discreto piacere (non sorridete, a me piacciono davvero molto!) e senza alcun effetto collaterale. Andando indietro nel tempo, con la stessa nonchalance avevo inserito nella mia dieta anche le carote. Nel tempo questo ortaggio non è stato esente dall'”attirare” la mia attenzione. Pur apprezzandolo molto, soprattutto in estate, ci sono state alcune occasioni in cui ho preferito lasciarle in frigo per sospetti pruriti. Con una tempra che nell’ultimo periodo sorprende anche me non mi sono mai data per vinta. Così continuo a mangiarle e quando vedo che è il caso di darmi una “ridimensionata” le sospendo per qualche giorno. Adesso per esempio è un periodo in cui mi piacciono in particolar modo senza risentirne in nessun modo.

La nuova new entry sulla mia tavola si chiama patata. Avete presente quel tubero che tutti mangiano e che io avevo dimenticato che esistesse? Ecco, quella!
Come sempre un venerdì pomeriggio mentre gironzolavo per la cucina con carta e penna in mano aprendo e richiudendo sportelli della cucina e del frigo, chiedendo a gran voce a marito e figli: – Cosa devo mettere nella lista della spesa?
Proprio allora ho aperto il cassetto in basso del frigo e ho visto quel sacchetto intonso di patate. Mi sono persa le richieste random dei miei figli sulle cose da comprare per l’indomani mattina e mi sono concentrata su quella possibilità.
Cosa ne pensi se lesso un po’ di patate? – ho chiesto a mio marito.
Come vuoi. Perché ti sei incantata con quel sacchetto in mano?
Intendevo: cosa ne pensi se lesso qualche patata e ne assaggio una anch’io?
Te la senti?
Non te lo chiederei altrimenti, ti pare?
Ok.
Niente tiritera sul fatto di avere l’occorrente in caso di emergenza?
Ce l’hai, mi auguro.
Lo so, ma chiedimelo lo stesso. Così, per scaramanzia…
Ok.
Dai, ti supplico. Chiedimelo per bene.
Va bene. Hai tutto l’occorrente per le emergenze? Ma sei strana, lo sai?
Sì e lo sai anche tu, ma adesso cucino le patate.
Sono solo le quattro.
Non fa niente. Ora non vedo l’ora di assaggiarle.
Così è iniziato il mio nuovo inserimento. Quella sera ho mangiato una patata lessa con un pizzico di sale. Speciale! Non ricordavo più quel sapore.
Da allora ne faccio buon uso. Non solo in versione “dieta da ospedale”, come la definisce mio marito, ma anche e soprattutto al forno.
Nessun effetto collaterale. Nessun prurito. Nessun mal di testa. Niente di niente.
Preciso per chi fosse allergico al nichel alle prime armi che la mia dottoressa non mi aveva mai proibito le patate in toto. Tuttavia me ne consigliava una modica quantità e possibilmente cotta senza buccia. Nonostante io abbia lessato le patate con la scorza, non ho riscontrato problemi. Un’alternativa che vi consiglio è quella di sbucciarle prima, farle a pezzettini, condirle con sale, olio e se volete aggiungete uno spicchio di aglio in camicia. Copritele con l’acqua che farete asciugare sul fuoco. Le patate saranno ugualmente lesse e più saporite.

Insomma, quei famosi cinque chili che mi accompagnano non accennano a diminuire, ma volete mettere che bello mangiare qualcosa di nuovo?

2 COMMENTS

  1. Sono felicissima per te Simo! Con le patate si apre una bella serie di possibilità anche per i dolci a base di fecola… o no? 🙂

    • Dopo anni in cui non potevo mangiare quasi niente mi sto sorprendendo di quante novità ho a disposizione ;). Comincio quasi ad avere l’imbarazzo della scelta. Ahah!
      Un abbraccio 🙂

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