A distanza di quasi un mese dalla prima inoculazione del vaccino Covid-19 sono tornata nello stesso Centro Vaccinazioni per la seconda dose. Sinceramente avevo molti dubbi (o forse è meglio dire paura?) perché mi ricordavo le parole della mia ex allergologa quando mi aveva spiegato che la seconda reazione allergica – di solito – è peggiore della precedente.
Tra l’altro la lunga trafila (flebo al braccio, ore di attesa prima e dopo – prima, per aspettare la disponibilità della barella e di personale per assistermi e dopo, per aspettare l’ora canonica per scongiurare un’eventuale reazione o intervenire nel malaugurato caso che le cose non fossero filate lisce…) mi aveva fatto pensare di evitare di portare con me la documentazione sui miei precedenti allergici e addirittura di trascurare di raccontare quanto avvenuto in occasione della prima dose. In quell’occasione il medico che mi aveva “preso in carico” sembrava piuttosto affaticato e forse un tantino annoiato e volevo evitare di “affaticarne e annoiarne” un altro.
Di solito i miei articoli sono piuttosto seri, ma questa volta credo che dovrò svelarvi un lato di me che vi farà sorridere.
Rispetto alla volta precedente sono partita per il Punto Vaccinazioni con largo anticipo e ho compilato i moduli mentre avanzavo in fila. Mio marito e mia sorella erano più tesi di me. Quando sono entrata da sola mi hanno assegnato un numero che – guarda caso – è il mio numero fortunato. Ho cercato di fotografarlo tre volte, ma non sono riuscita perché ogni volta mi chiamavano per lo step successivo della procedura. Ogni passaggio era connotato da un nuovo numero sempre in linea con quello portafortuna. Tutto ciò, che ha poco di scientifico, mi ha rassicurato anche se il mio contapassi segnava il livello delle pulsazioni da seduta notevolmente elevato.
Finalmente sono arrivata davanti al medico che stava cercando di aprire un contenitore pieno di pezzi di anguria. Mi sono detta: – Non posso rovinargli lo spuntino!
Poi ho sentito mia sorella e mio marito che mi intimavano telepaticamente di non fare la deficiente (cioè “deficere” nelle informazioni, cosa andate a pensare?) e gli ho detto che avevo dovuto fare ricorso agli antistaminici e al cortisone a causa del prurito-tossetta insorti dal giorno successivo alla vaccinazione precedente, senza specificare che l’iniezione mi era stata fatta in barella, con flebo e blablabla.
Nonostante la sfiga di avermi incrociato poco prima della sua merenda il medico si è dimostrato gentilissimo. Mi ha detto, leggendo il monitor del suo pc: – Simonetta, hai fatto benissimo come hai fatto e rifacciamo la procedura della volta scorsa. Va bene?
Della serie: anche la sanità della mia regione di adozione si è informatizzata ;).
Lo spazio per i casi delicati era stato allagato, per cui non ho dovuto aspettare. L’infermiera era felice di vedere che la vena del braccio era bella in vista. Mi ha ugualmente tartassato il braccio, ma era simpatica e anche se l’ematoma è durato dieci giorni, non posso recriminare nulla.
Mio marito è stato fatto entrare per farmi compagnia, ma tra il medico gentile e l’infermiera dolce l’ora di attesa è volata.
Adesso vi chiederete: – Sì, ok. Ma reazioni allergiche?
Nessuna. Nessuna. Nessuna!
Ho avuto tutti gli effetti collaterali previsti per il vaccino Moderna (dolore al braccio nella sede dell’iniezione per qualche giorno, il giorno successivo la temperatura è salita, meno mal di testa della volta precedente e stanchezza per un po’), ma di quelli non mi sono minimamente preoccupata.
Anzi. Nei giorni successivi mi sembrava di camminare a un metro da terra, tanto mi sentivo sollevata e stupita per aver superato questa prova indenne come una persona “normale”.
Non so come la pensiate voi, ma questa mia cronaca dimostra che sono favorevole alla Vaccinazione contro il Covid-19.
Se siete arrivati fino a qui e siete allergici come me, vi consiglio di leggere il mio articolo con le domande che mi sono posta anch’io prima di vaccinarmi.