Dopo una serie di corse al pronto soccorso per delle feroci reazioni allergiche, con crisi di orticaria e mancanza del respiro, la convivenza con le mie allergie stava diventando un problema. Soprattutto perché non riuscivo a individuare la causa e l’effetto.
I diversi medici di base che mi avevano seguita si limitavano a prescrivermi antistaminici, che alla lunga facevano sempre meno effetto (in particolare per quanto riguardava i pollini primaverili). O almeno, questa era la mia impressione.
Allergia ai pollini vuol dire tutto e niente.
Allergia all’acqua non vuol dire invece proprio niente. Le reazioni eccessive che mi hanno portato in ospedale mi facevano paura. Tanta paura.

Nel 2000 la mia grande fortuna è stata quella di incontrare una nuova collega con un marito medico che mi ha consigliato di rivolgermi alla nuova dottoressa dell’Usl per approfondire la mia situazione. Così ho fatto.
La diagnosi non sembrava nemmeno tanto male e potevo finalmente conoscere il nome e il cognome delle mia allergie.

Allergia agli anti-infiammatori: le reazioni più violente si erano verificate a seguito di assunzioni di Aspirina, Moment ed altri. Restavano fuori paracetamolo e nimesulide. Nel corso degli anni la lista di farmaci si è nettamente allungata.

Allergia alle graminacee (e qualche altro polline più o meno stagionale): a dispetto di quanto avevano fatto altri medici prima di lei, il primo anno l’ho passato a disintossicarmi dagli antistaminici e a lavorare sui miei polmoni asfittici.

Allergia al nichel: dieta restrittiva e profilassi per il nichel.

Sembrava un sogno. Sembrava tutto così facile.