Wednesday, May 14, 2025
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Allergie ed eccesso di informazioni?

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Allergie ed eccesso di informazioni? Immagino che se anche voi soffrite di allergie, sarete andate a cercare su Google qualcosa. Non so voi, ma se digitate sul motore di ricerca il termine “allergie” le risposte sono innumerevoli.

C’è chi è bravissimo a raffinare le ricerche e magari trova quello che fa al caso suo, c’è chi invece si perde – come me – e trova anche un sacco di cose poco utili.

Mi è capitato per esempio un articolo su come combattere le allergie (potete trovarlo integralmente qui). In particolare si parlava di come prevenire l’allergia:

“Finora la tendenza era tenere i bambini lontani dagli allergeni, per evitare loro immediate reazioni allergiche. Questo però li rendeva più vulnerabili da adulti. Adesso, invece, gli esperti consigliano la somministrazione in tenera età di probiotici che contengono microbi utili e una quantità tollerabile di allergeni, in modo da “abituare” l’organismo e limitare l’iper-reattività del sistema immunitario.”

Niente di sbagliato, per carità (e me lo auguro), ma è anche vero che vuol dire tutto e non vuol dire niente.

Ancora. Spesso mi capita di leggere articoli seriali sulle allergie. Cosa voglio dire? Parlano di allergie – prevalentemente in questo periodo in cui è difficile non vedere nell’aria ciuffetti di pollini – ma dopo un po’ sembrano tutti uguali. Ne deduco che la maggior parte delle persone non sia allergica (ben per loro) e quindi le notizie sulle allergie stagionali facciano ormai parte del costume tradizionale, un po’ come quando si parla del caldo in estate o del freddo in inverno, o delle eccessive precipitazioni se piove troppo o della siccità quando piove troppo poco. Oppure – ed è abbastanza probabile – è davvero difficile parlare delle allergie senza banalizzare troppo.

Ora mi smentisco, però.

E’ vero anche che quando uno scopre di essere allergico per la prima volta ha bisogno di cominciare da zero ad informarsi e quindi ben vengano anche gli articoli semplici “per principianti delle allergie” che hanno bisogno di immergersi nella caotica e bizzarra vita con un sistema immunitario particolare come il nostro.

E voi, dove vi documentate? Siete allergici alla documentazione virtuale?

Nel dubbio, vi consiglio sempre di rivolgervi al vostro medico di fiducia.

Allergie e pazienza

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Allergie e pazienza sono due parole chiave che ritornano nel mio vocabolario quando affronto con qualcuno dal vivo il tema della mia salute (che di solito evito accuratamente, il tema della salute, intendo). Assieme a quelle due, per chi mi legge oggi, ne aggiungerei un altro paio: blog e onestà.

Blog: prima parola chiave.

Aprire un blog è molto facile. Scrivere altrettanto. Quando ho scelto di parlare della mie allergie in pubblico non ho mai pensato di dare consigli medici perché semplicemente non sono un medico. Spesso ribadisco nei miei post e lo ri-faccio anche oggi: se state male e supponete di essere allergici a qualcosa rivolgetevi a un bravo specialista. Niente fai-da-te. Niente cure miracolose (fidatevi, non esistono).

E’ inutile che vi dica di non “googlare” i sintomi che avete: lo faccio anch’io e continueremo(te) a farlo. E’ così che forse oggi siete capitati qui in Vivere con le allergie.

Allergie: seconda parola chiave.

Se il vostro medico di base non è un allergologo, cercate di convincerlo a farvi una prescrizione per andare dallo specialista. Fino al 2000 il medico della mia città di origine mi ha sempre curato – con scarso successo, se devo dirla tutta – senza mai approfondire le mie vere (e tante) allergie, come invece ha fatto successivamente la mia allergologa, che tutt’ora mi segue.

Cosa intendo con la terza parola chiave onestà?

Questo spazio virtuale è papale-papale il mio diario delle allergie. Qui ci sono le cavolate che ancora faccio (vedi per esempio il fatto di non sapere che lo zucchero di canna fa parte del gruppo delle graminacee) e le emozioni che la convivenza con le allergie scatena in me. Con questo non voglio insegnare niente a nessuno. Non ne sono il tipo. Accettare di essere sempre sull’orlo dell’incazzatura con il mio sistema immunitario fa parte del mio quotidiano (e magari anche del vostro, chissà).

Qualche volta mi è stato chiesto di pubblicizzare dei prodotti per allergici. Non ho ancora trovato il coraggio di farlo per una semplice ragione. Ogni soggetto allergico è una piccola/grande storia a parte. Non esiste una regola univoca. Quello che certamente non reca delle reazioni a me, potrebbe scatenarla in chi mi legge. Se fosse il contrario? Come la prenderei se qualcuno mi convincesse a usare qualcosa che mi scatenasse una reazione allergica? Certo non bene, e non solo dal punto di vista fisico. Cerco sempre di essere trasparente (qui, come nella vita).

Ecco che arrivo all’ultima parola chiave: abbiate pazienza. Tanta! Una volta che avrete scoperto di essere allergici a qualcosa, ci sarete sempre voi, il vostro sistema immunitario e le vostre allergie. Nessuno si sostituirà a voi nell’affrontarle: né il vostro medico, né vostra madre-padre-fratello-sorella, né nessun altro. Certo, questo non vale solo per le allergie. Sicuramente.

Io però parlo di questo da due anni in Vivere con le allergie: di allergie e di pazienza. Quest’ultima – la famigerata pazienza – ogni tanto finisce, ma scriverne mi aiuta a scaricare (c’è chi parla di blog come terapia, ahah) e a ricordarmi che può succedere che in alcuni periodi posso stare meglio e in altri no. Sono solo qui per raccontarlo e chissà che questo non aiuti anche qualcuno di voi ad essere più sereno con sé stesso.

Vivere con le allergie e stare bene

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Vivere con le allergie e stare bene è il mio pensiero fisso da un paio di settimane (quattordici giorni e quindici anni, per la verità). Proprio perché non ce la facevo più, da dieci giorni sto prendendo antistaminici per via orale tutti i giorni. Era davvero tantissimo tempo che non assumevo farmaci per un periodo così prolungato.

Posso dire una cosa? Non mi sono mai sentita meglio.

Forse sarebbe meglio che non lo esprimessi pubblicamente, vero? Eppure è così. E’ come se il mio sistema immunitario mi avesse concesso una tregua e fosse andato in vacanza. Nessun prurito, nessun disturbo, perfino i mal di testa ricorrenti (che per me sono una gran rottura di scatole) sono in stand by.

Questo non vuol dire che abbia messo da parte le mie precauzioni consolidate: dieta e affini, per capirci.

C’è una cosa che mi lascia un po’ perplessa. Di nuova generazione o meno l’antistaminico mi fa venire un gran sonno. Aggiungeteci la nuova stagione e i postumi dell’ora legale (sarà l’età, ma io ci metto un po’ ad abituarmi alle novità), ma dormirei sempre e ovunque.

Pensare che di solito in questo periodo cerco di rimettermi in forma in attesa della prova-costume svegliandomi prima del solito per andare a fare qualche bella camminata sul lungomare. Nell’ultima settimana però – in coincidenza con l’assunzione degli antistaminici – fatico a sentire la sveglia: cioè le sento (ne ho dovute mettere tre di fila) e le spengo. Nel pomeriggio, se non dovessi seguire i bambini nel fare i compiti, poltrirei in divano fino al momento di andare a dormire. La sera, non contenta, alle nove sono già a letto con la scusa di addormentare i miei figli.

Come dire? Ogni anno c’è qualche novità. Quest’anno si chiama sonno ristoratore. Devo ammetterlo: a me piace dormire e in questo periodo un po’ di più.

E a voi, come sta andando la primavera allergica? Sonno, starnuti, occhi pesti?

Accettare di vivere con le allergie

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Per me accettare di vivere con le allergie dovrebbe essere scontato. Appunto, dovrebbe. Non è ancora così.

Dopo il post della settimana scorsa (ringrazio Chiara per il suo commento con il quale mi ha risolto il dubbio: lo zucchero di canna fa parte della famiglia delle graminacee ed ecco perché io in questo periodo non devo proprio assaggiarlo) mi sono arresa all’evidenza e sono tornata dal medico con la coda fra le gambe. Ma come? – direte voi. Sì, perché ero dell’avviso di essere in grado di gestire il mio sistema immunitario senza fare ricorso ai farmaci.

Ora mi spiego, altrimenti sembro davvero pazza. Nel 2000 quando ho cominciato a conoscere per bene le mie allergie, l’allergologa mi aveva accompagnato a non aver bisogno di farmaci, se non in casi particolari (quindi non ogni giorno). Con antistaminici locali (colliri e spray nasali) riuscivo a superare alla grande la primavera. Per tutto il resto, evitati i principali allergeni non avevo bisogno di altro. L’ho considerato un successo: non dovere assumere farmaci per via orale quotidianamente.

Dopo le mie gravidanze, viste le mie ricadute, l’allergologa mi aveva consigliato di ricorrere ai farmaci per via orale in alcuni periodi. Per mia cocciutaggine non lo potevo né lo volevo accettare. Come? – mi sono detta – Non posso tornare al punto di partenza, altrimenti i miei sacrifici non sono valsi a nulla.

Nel 2000 nessun antistaminico faceva più effetto e solo dopo aver interrotto il cortocircuito innescato dall’assunzione di nichel/farmaci e gestendo muffe/pollini mi ero resa conto che non mi servivano più. O comunque non come prima del 2000.

Piuttosto che ricorrere ai farmaci tradizionali, ho scelto l’omeopatia (ne ho parlato qui e qui). Con quella ho tamponato per un paio d’anni. Anzi, lo scorso anno ero arrivata al punto di trovare il coraggio di provare ad inserire qualche variante nella mia dieta asfittica.

Niente. La settimana scorsa sono tornata dal medico che mi ha imposto di prendere gli antistaminici – tutti i giorni – per questo periodo in cui, cito le sue parole : – Sta male anche chi non soffre di allergie come te. Devi assumerli.

Sto prendendo gli antistaminici da cinque giorni e, devo ammetterlo, mi sento mooolto meglio da tutti i punti di vista.

Ah, dimenticavo. A settembre non me lo leva nessuno un bel check up per ristabilire la mia condizione di pluri-allergica. Si accettano scommesse.

Allergie e cambio di stagione

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Per la maggior parte delle persone parlare di cambio di stagione fa venire in mente il guardaroba. Ad altre permette di parlare del tempo e della mancanza negli ultimi anni delle mezze stagioni. A me il tandem allergie e cambio di stagione fa solo peggiorare i sintomi dell’orticaria. Ahah!

In primavera perché ci sono innumerevoli quantità di pollini. Tengo a bada le graminacee da tempo con il vaccino, ma ho imparato in quindici anni di convivenza con le allergie che le cose cambiano ogni anno. Sono un po’ di settimane che sento la necessità di mettere qualche goccia di collirio antistaminico, sintomo che qualcosa nell’aria mi dà fastidio.

La settimana scorsa, come un fulmine a ciel sereno, ho dovuto ricorrere ai farmaci perché il palato ha iniziato pericolosamente a gonfiarsi. Come sempre in questo caso scatta il toto-allergie: cosa sarà stato? Il nuovo zucchero che mio marito ha comprato (di canna anziché quello bianco tradizionale)? Il cappuccino della mattina al bar che era stato fatto dopo un altro cappuccino alla soia? Chissà.

In estate per me scatta il problema alternaria che mi accompagna lungo tutto l’autunno. Quest’allergia è quella che nel tempo è peggiorata di più anche perché in un paio di sedi di lavoro in cui presto servizio la muffa la fa da padrona (al datore di lavoro poco importa della mia situazione e io ho bisogno di lavorare).

In inverno si spalancano le porte all’influenza e in quel caso per me c’è solo da stare con le dita incrociate nella speranza che io non abbia bisogno di assumere farmaci.

A tutto questo si aggiungono le difficoltà legate alla mia dieta, perché è proprio durante i cambi di stagione che le limitazione mi fanno impazzire di più.

Ecco, direi che nel mio caso preferirei una stagione unica tutto l’anno, possibilmente priva di effetti collaterali per il mio sistema immunitario.

Feste a tavola con le allergie

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Per consuetudine le feste comandate si passano con parenti e amici seduti a mangiare. Il cibo è prima di tutto convivialità. Indi per cui, le feste a tavola con le allergie s’hanno da fare, altrimenti che feste sarebbero, no?

Finita la parte politically correct.

Io però non ho potuto mangiare i cappelletti in brodo, perché i cappelletti si fanno con i cereali e i cereali contengono nichel e io sono allergica al nichel. Il brodo si fa con la carne, ma ci devi aggiungere un po’ di sapore, sennò che brodo è. Indovina un po’ cosa dà sapore al brodo? Il sedano, la cipolla e non so che altro, ma io sono allergica a entrambi, quindi è inutile continuare con la lista.

Non posso mangiare nessun primo. Nessuno. Sono allergica perfino al riso, figurarsi.

Posso però sempre passare al secondo, visto che con i primi piatti e le verdure gli esperimenti dell’anno scorso sono miseramente falliti. Posso mangiare i soliti latticini. Sempre quelli che, guarda un po’, negli ultimi tempi sono entrati a far parte della black list nella battaglia di dietisti/veg* qualcosa. Il latte sarebbe addirittura peggiore della carne (che è tutto dire). L’osteopata dal quale sono andata per le mie cervicali sensibili mi ha consigliato di togliere – udite, udite – il latte e i latticini. Okkkei. Ho preso fiato, per non rispondergli male. Della serie: – Ma io che cavolo mangio allora? Non m’è rimasto più niente!
Poi chiedetemi perché insisto con il fai-da-te.

Fortuna che c’è la carne. Ennò, cara mia! Gli animalisti, i crudisti, gli -isti in generale non sono d’accordo. Hanno ragione a rigor di logica ambientalista, ma io di nuovo mi altero un po’ (solo un po’, va bene?): – Che cavolo magno io?

Dai, poi c’è il dessert.

La colomba?

– No, grazie. Contiene cereali e frutta secca. Mi ripeto? Sì, dai, lo ridico. Contengono nichel.

L’uovo di cioccolato?

– Il cioccolato, no. Ovviamente… Ma l’uovo sì…

Tutta ‘sta tirata per dire che la mia Pasqua, finché qualcuno non mi dirà che anche la frittatina fa male di default, è stato il mio succulento pranzo.

A me le feste a tavola con le allergie non mi fanno bene. No, no, proprio per niente.

Il metodo Gokhale: 8 passi per liberarsi dal mal di schiena

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Più volte ho raccontato in questo giardino d’inverno i miei acciacchi alle cervicali e alla schiena. Sì, sono da buttare, lo so, non aggiungete benzina sul fuoco ;).

Non demordo però e, visto che sono allergica agli anti-dolorifici, devo ingegnarmi in qualche modo.

L’ultima mia scoperta è il metodo Gokhale: 8 passi per liberarsi dal mal di schiena. Il saggio* è scritto da Esther Gokhale e Susan Adams ed è edito da Red. Esther Godhale è l’ideatrice del metodo: se vi va di avere qualche anticipazione ci sono anche il sito ufficiale con i principali social da seguire.

Si tratta di un regalo di mio marito stanco di sentirmi dire che le varie attività che ho iniziato (e continuato nel tempo) non mi stanno dando sollievo. Io lavoro da seduta e la maggior parte della giornata la trascorro in posizioni che non aiutano la colonna vertebrale e il collo in particolare. Devo anticiparvi che il libro non è facile. Ne è indispensabile una prima lettura (per deformazione professionale la sto facendo munita di matita, post-it ed evidenziatore).

Ho iniziato cercando di capire come applicare le nozioni allo stare seduti. Che sembra facile vero?

Ok, fatemi sapere come state seduti? Leggendo questo libro mi sono resa conto di quanto male sto da seduta e lo faccio praticamente per tre quarti della mia giornata.

Cito:

La respirazione non si limita a ossigenare il sistema. La sua azione fisica possiede anche un valore terapeutico: esercita i tessuti fondamentali del petto e della regione spinale, mantenendola irrorata e in salute. La respirazione è il modo naturale per mantenere in esercizio la zona intorno alla colonna vertebrale anche in assenza di qualsiasi attività aerobica. Il movimento elastico di ogni respiro comporta un lieve allungamento del rachide a ciascuna inalazione e il suo ritorno alla posizione iniziale. La respirazione è come un delicato massaggio per ventiquattro ore al giorno, che stimola una buona circolazione e mantiene sani i tessuti.

Che vi devo dire? Ci provo.

Postura corretta  e respirazione potrebbero semplificarmi la vita. Perché no?

In appendice ci sono una ventina di esercizi semplici per potenziare e “allenare” i muscoli che dopo un paio di giorni di posture corrette vi accorgerete che esistono, perché vi faranno male.

*Link affiliato Amazon

Allergia da contatto e i capelli

Vivere con le allergie è nato prima di tutto come un blog a fini personali: appuntarmi virtualmente quello che di solito facevo su un’agenda tradizionale di carta. Solo in un secondo momento mi sono accorta che poteva essere utile anche ad altri che come me hanno un sistema immunitario delicato (e lo dimostrano i numerosi messaggi che in pvt mi inviate).

Oggi quindi devo fare il punto sul rapporto tra la mia allergia da contatto e i capelli. Non è la prima volta che ne parlo, ma la scorsa settimana sono tornata dal parrucchiere e questo mi ha rimesso in moto il pensiero sull’evoluzione che la mia dermatite da contatto ha avuto negli anni e gli sviluppi che si prevedono rispetto alla mia chioma.

Quando ho scoperto di essere allergica al nichel, l’allergologa mi ha detto che le tinture per capelli erano da evitare. Io non ho mai fatto tinture in senso stretto. Facevo i colpi di sole o meches o come volete chiamarli. Mi sono sempre sentita bionda (e lo ero in effetti da bambina e ho continuato ad esserlo almeno in estate fino ai quattordici e quindici anni grazie all’esposizione al sole). Da quando ho cominciato a frequentare l’università ho scelto la strada più rapida per schiarire i capelli tutto l’anno (ne avevo già parlato qui): il parrucchiere.

Più volte mi ero ripromessa di rinunciarci, anche per una questione economica  visto che costano un sacco. Il mio Io Donna però non era d’accordo. Non crediate che stessi perfettamente bene al 100% dopo la sessione di parrucchiere. No, no! Il prurito al cuoio capelluto e le orecchie violacee erano un chiaro sintomo che qualcosa non andava, ma in fondo le facevo una volta ogni tre mesi e potevo resistere. Tra l’altro sono cresciuta con il detto “se bella vuoi apparire, un po’ devi soffrire”. Chi ero io per non soffrire un po’, no?

Ogni tanto ho prodotto qualche lacrima da coccodrillo (ne potete leggere anche qui), ma senza mai giungere a una soluzione definitiva che nei miei primi intenti era radicale: tagliare i capelli a zero. Ovviamente mio marito mi ha detto che ero pazza (e aveva ragione). Infatti non l’ho fatto, eh. L’anno scorso però a giugno mi sono spaventata molto e la scelta a quel punto è stata inevitabile. Ho fatto le solite meches dal solito parrucchiere (che tra l’altro ha chiuso, così non ho più dovuto giustificarmi che non le avrei più fatte) e al rientro a casa mi sono sentita male (ne ho parlato qui).

Il mio Io allergico e il mio Io donna sono venuti a patti. A fine estate ho tagliato i capelli con un nuovo parrucchiere (una spuntatina-ina-ina) e nonostante la sua insistenza a ri-fare le meches, garantendomi che non avrebbe toccato il cuoio capelluto con la tinta, io sono stata ferrea e ho detto : – No, grazie.

Per tutto l’inverno non ho più fatto nulla e la settimana scorsa sono tornata dallo stesso parrucchiere (per onestà devo dire – e l’ho detto anche a lui – che mi aveva fatto un bellissimo taglio che ha resistito fino alla settimana scorsa) per fare lo stesso taglio. Devo dire che la ricrescita non è il non-plus-ultra dell’eleganza, ma devo ammettere che non è così traumatica come pensavo.

Insomma sono quasi fuori dal tunnel dalla dipendenza da capelli colorati. Quasi.

Se ce l’ho fatta io, potete farcela anche voi. Lasciatevelo dire, soprattutto voi donne, siete comunque bellissime.

Allergia al nichel e il dentifricio

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La mia allergia al nichel e il dentifricio sono sempre andati d’accordo. Vista la mia sensibilità, la considero una felice eccezione alla regola.

Mi spiego. Ho scoperto di essere allergica a tante cose nel 2000. Da quel momento parecchi prodotti si sono succeduti nella cura della mia persona e quando uno di questi era sbagliato (per me) non c’era molto da aspettare. La reazione era visibile nell’immediato o nel breve periodo. Nel corso di questi anni alcuni prodotti che ho usato per molto tempo improvvisamente hanno cominciato a darmi fastidio e ho dovuto lasciarli. Alla voce non si riscontrano problemi c’è solo quella relativa all’igiene orale (ora spero di non portarmi sfiga da sola, sia chiaro!).

Non lo so a cosa sia dovuto. Ho usato dentifrici diversi, faccio la pulizia dei denti ogni anno e la mia bocca non ha mai dato segni di insofferenza.

Una volta ho provato a chiedere al mio dentista se qualche problema potesse derivarmi dalle vecchie otturazioni che preesistono alla scoperta delle allergie. Lui, con onestà, mi ha detto che tutto potrebbe essere, ma rimettere a nuovo le precedenti otturazioni, oltre che una spesa non indifferente, sarebbe un salto nel vuoto. Certo, il dubbio mi attanaglia ogni tanto. Potrei stare meglio di così? Qualche mal di testa in meno potrei  risparmiarmelo? Non ho risposte scientifiche in merito e qualche volta mi beo di un po’ di sana ignoranza o insolito buon senso. Della serie: ci penserò se e quando ce ne sarà motivo.

Vivere con le allergie è un’avventura complicata e tutto, a voler scavare bene, potrebbe peggiorare la mia situazione. Alleggerire i toni con il mio sistema immunitario e non preoccuparmi se almeno una cosa non mi fa star male è una piacevole novità.

Vivere con le allergie cutanee

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Vivere con le allergie cutanee è una bella scocciatura. Io sono allergica al nichel da tantissimo tempo e l’associazione “reazione allergica” e “bigiotteria” mi è sempre sembrata naturale, anche prima di scoprire di esserlo, allergica al nichel. Con il tempo mi sono resa conto che la mia pelle non reagiva solo in presenza di un bel paio di orecchini o di un bracciale appariscente. Era sufficiente un paio di pantaloni con il bottone in metallo, un paio di sandali con qualche applicazione in più(e non sempre era sufficiente un po’ di smalto per coprire quel benedetto metallo e non farmi avere reazioni minori).

Io ho una pelle, oltre che sensile, piuttosto chiara a prescindere dalle allergie. Qualche volta mi chiedo anche quanto le mie allergie possano aver trovato un terreno fertile, avendo io un’epidermide così delicata per natura. E’ sufficiente infatti  molto poco perché arrosisca anche senza nessun intervento da parte di un allergene. In presenza del nichel (praticamente presente ovunque, argh!) potete immaginare le cinquanta sfumature di rosso che riesco a interpretare. Fidatevi sulla parola: non c’è nulla di romantico in quelle nuance.

Quand’ero più giovane avevo la pelle e i capelli tendenti al grasso e quindi non sentivo con particolare urgenza la necessità di ungermi con creme emollienti. Con il passare del tempo le cose stanno cambiando. Le mani, che sono le più esposte al freddo e ai lavori più intensi, e i piedi (in inverno perché sempre chiusi nelle scarpe e in estate perché esposti alla sabbia) sempre più spesso hanno bisogno di abbondanti ripassate di crema. Ho già avuto modo di dire che uso solo una linea di prodotti per la cura del corpo che finora mi ha aiutato molto, che trovo solo in farmacia e che, devo ammetterlo, costa parecchio.

Una mattina alla settimana sono a casa dal lavoro e dispongo della casa tutta per me, in pieno relax. Avere tre bambini è bellissimo, ma qualche volta sento anche il bisogno di un po’ di intimità con me stessa. E’ così che da un paio di settimane sto facendo un esperimento. Avevo letto in giro di un peeling naturale, estremamente nutriente, da fare in casa. Gli ingredienti sono pochissimi e naturali, anche se con me naturale non è sempre sinonimo di star bene: il sale fino e l’olio extravergine d’oliva.

Io ho usato una ciotolina dove ho messo tre cucchiai di olio e abbastanza sale da rendere l’evo il meno liquido possibile. A piedi asciutti l’ho spalmato su entrambi, uno alla volta, massaggiando bene. Cercate di non bagnarli con l’acqua perché il sale si scioglie perdendo in parte la sua capacità di abrasione. Alla fine sciacquate bene e, se non vi va di profumare di olive, date una veloce passata con il sapone ai piedi e poi alle mani, che avranno assorbito durante il massaggio parte dell’olio.

Aspetto di vedere l’effetto che fa sulla mia pelle. Idratata lo è, ma con me non è l’unico effetto che mi posso aspettare. Dopo quindici giorni mi pare che non ci siano controindicazioni e non ho avuto né pruriti né irritazioni. La pelle e le unghie sembrano aver gradito.
Nel frattempo tengo le dita incrociate, che non si sa mai.