Vivere con le allergie è nato prima di tutto come un blog a fini personali: appuntarmi virtualmente quello che di solito facevo su un’agenda tradizionale di carta. Solo in un secondo momento mi sono accorta che poteva essere utile anche ad altri che come me hanno un sistema immunitario delicato (e lo dimostrano i numerosi messaggi che in pvt mi inviate).
Oggi quindi devo fare il punto sul rapporto tra la mia allergia da contatto e i capelli. Non è la prima volta che ne parlo, ma la scorsa settimana sono tornata dal parrucchiere e questo mi ha rimesso in moto il pensiero sull’evoluzione che la mia dermatite da contatto ha avuto negli anni e gli sviluppi che si prevedono rispetto alla mia chioma.
Quando ho scoperto di essere allergica al nichel, l’allergologa mi ha detto che le tinture per capelli erano da evitare. Io non ho mai fatto tinture in senso stretto. Facevo i colpi di sole o meches o come volete chiamarli. Mi sono sempre sentita bionda (e lo ero in effetti da bambina e ho continuato ad esserlo almeno in estate fino ai quattordici e quindici anni grazie all’esposizione al sole). Da quando ho cominciato a frequentare l’università ho scelto la strada più rapida per schiarire i capelli tutto l’anno (ne avevo già parlato qui): il parrucchiere.
Più volte mi ero ripromessa di rinunciarci, anche per una questione economica visto che costano un sacco. Il mio Io Donna però non era d’accordo. Non crediate che stessi perfettamente bene al 100% dopo la sessione di parrucchiere. No, no! Il prurito al cuoio capelluto e le orecchie violacee erano un chiaro sintomo che qualcosa non andava, ma in fondo le facevo una volta ogni tre mesi e potevo resistere. Tra l’altro sono cresciuta con il detto “se bella vuoi apparire, un po’ devi soffrire”. Chi ero io per non soffrire un po’, no?
Ogni tanto ho prodotto qualche lacrima da coccodrillo (ne potete leggere anche qui), ma senza mai giungere a una soluzione definitiva che nei miei primi intenti era radicale: tagliare i capelli a zero. Ovviamente mio marito mi ha detto che ero pazza (e aveva ragione). Infatti non l’ho fatto, eh. L’anno scorso però a giugno mi sono spaventata molto e la scelta a quel punto è stata inevitabile. Ho fatto le solite meches dal solito parrucchiere (che tra l’altro ha chiuso, così non ho più dovuto giustificarmi che non le avrei più fatte) e al rientro a casa mi sono sentita male (ne ho parlato qui).
Il mio Io allergico e il mio Io donna sono venuti a patti. A fine estate ho tagliato i capelli con un nuovo parrucchiere (una spuntatina-ina-ina) e nonostante la sua insistenza a ri-fare le meches, garantendomi che non avrebbe toccato il cuoio capelluto con la tinta, io sono stata ferrea e ho detto : – No, grazie.
Per tutto l’inverno non ho più fatto nulla e la settimana scorsa sono tornata dallo stesso parrucchiere (per onestà devo dire – e l’ho detto anche a lui – che mi aveva fatto un bellissimo taglio che ha resistito fino alla settimana scorsa) per fare lo stesso taglio. Devo dire che la ricrescita non è il non-plus-ultra dell’eleganza, ma devo ammettere che non è così traumatica come pensavo.
Insomma sono quasi fuori dal tunnel dalla dipendenza da capelli colorati. Quasi.
Se ce l’ho fatta io, potete farcela anche voi. Lasciatevelo dire, soprattutto voi donne, siete comunque bellissime.