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Zucchine gratinate con il Parmigiano Reggiano per allergici al nichel

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Non solo sono negata in cucina, ma quando si tratta di interpretare piatti che includono ingredienti che io non posso mangiare mi viene lo sconforto.
La possibilità recente che mi si è aperta e cioè che io possa assaporare dopo tanto tempo almeno le zucchine mi ha fatto venire la voglia di spulciare qualche ricetta e di consigliarla, ovviamente.
Ecco allora le zucchine gratinate (gluten-free), interpretate senza pane grattato.

Ingredienti:

2/3 zucchine medie biologiche
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
3 cucchiai abbondanti di parmigiano grattugiato fresco
sale e pepe q.b.

Preparazione:

Riscaldare il forno a 200°C. Coprire una teglia con la carta da forno che io ungo con l’olio extravergine d’oliva.
Tagliare le zucchine in lunghezza molto sottili (il più possibile se piacciono croccanti) e le stendo sulla teglia spargendo sopra un po’ di sale e di pepe. Infornare per una ventina di minuti e solo a quel punto aggiungere il parmigiano reggiano grattato. Cuocere fino a quando non avranno fatto una bella crosticina. L’aggiunta del parmigiano in un secondo momento è per evitare che le zucchine non sian ben cotte o che il formaggio bruci.

Voilà, il piatto è pronto.
Sono buonissime, parola di allergica.

Bentrovati :)

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Non sono sparita e nemmeno in fin di vita! Ahah. Il mese di dicembre è stato particolarmente intenso. In una famiglia di cinque persone, il periodo delle feste di Natale coincide con un bel po’ di impegni fino al momento delle tanto agognate vacanze che quest’anno me le sono godute davvero.
Mi sono riposata e ho continuato a fare i miei esperimenti alimentari.
Riprendo a scrivere con una certezza: nelle due settimane in cui avevo come unico pensiero stare a casa con i miei figli sono stata benissimo.
Ho ripreso a mangiare (non tutti i giorni eh) farina 00, banane, mele.
Ho bevuto vino bianco per festeggiare.
Ho assaggiato qualche biscotto fatto in casa.
In tutta tranquillità posso dire di non avere avuto problemi allergici. Non mi ha sfiorata nemmeno una volta l’idea di dover ricorrere all’antistaminico o al cortisone.
Questo però mi ha fatto pensare a quanto lo stress possa essere la con-causa dei miei ripetuti mal di testa o dell’aggravamento della situazione di salute in generale.
E’ risaputo che lo stress indebolisca il sistema immunitario: nel mio caso è stato evidente.
Il primo giorno di rientro al lavoro infatti sono stata in un luogo chiuso da due settimane pieno di muffa e nonostante la doccia fatta subito dopo aver messo piede in casa per tre giorni sono stata malissimo. Sì, lo so che l’alternaria non mi perdona e quindi potete capire che non è stato un inizio anno lavorativo simpatico.
Consapevole (almeno per il momento) di questo, ho ripreso a bere un litro e mezzo di acqua tutti giorni e da metà dicembre ho ricominciato ad andare a camminare sul Lungomare per 40 minuti tutti i pomeriggi.
Mi sembrano buone pratiche per scaricare impurità in modo semplice. Che ne dite?

Allergia e tentazioni

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Per due settimane sono stata a stecchetto: domenica ho fatto la pizza con lievito naturale ai bambini e non ho potuto fare a meno di assaggiarla. Aveva un profumo e un aspetto così invitante. Non è successo nulla di eclatante, ma il mio problema è fermarmi.
Perché dopo il primo boccone mi dico: – Se devo stare male, che almeno ne abbia mangiato in abbondanza.
Una cosa che una volta mi veniva sempre naturale, cioè darmi delle regole e rispettarle, spesso non mi riesce più con quella facilità. Dopo qualche giorno ne risento: prurito alla braccia e sul girocollo, occhi gonfi. Mal di testa. Lieve, ma sempre allergia è.
Ok, ci sono parecchie tentazioni in casa per via dei bambini, ma non posso dare la colpa a loro se non riesco a dire di no a un pezzo di pizza.
Per me l’autunno e l’inizio dell’inverno diventano sempre più faticosi.
Odio il freddo, le giornate con poco sole e tante ore di buio. Trascorrerei i miei giorni sotto il piumone al calduccio in compagnia di tanti libri. Andare a lavorare diventa sempre più pesante anche a causa delle condizioni delle strutture in cui svolgo servizio (non è solo per via della polvere, a cui tra l’altro non sono allergica).
Insomma c’è chi fa il conto alla rovescia perché arrivi il Natale e io, in questo 2013, non vedo l’ora che torni l’estate africana.
Sono alla continua ricerca di un equilibrio tra corpo e mente, senza riuscire ad individuare dove finisca l’uno e cominci l’altro.
Come unico proposito di fine anno mi impongo solo (!) di stare lontana dalle tentazioni.

Allergie nei bambini

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Per una persona allergica come me, avere dei figli è stato un vero miracolo da molti punti di vista.
Intanto perché all’inizio non era così scontato che io me li potessi permettere (sia per il bene dei bambini, che per il mio, in caso di complicazioni a causa della mia allergia ai farmaci). Ne ho già ampiamente scritto. In secondo luogo perché temevo che le allergie fossero ereditarie.
Mio marito mi ha sempre consolato dicendo che i figli si fanno in due e che il suo contributo sarebbe stato altrettanto fondamentale (ovviamente lui non è allergico, se non alle mie paranoie).
La mia allergologa mi ha semplicemente fatto una domanda: – Chi della tua famiglia di origine è come te?
La risposta è nessuno. Proprio nessuno -nessuno. Della serie, non fasciarsi la testa prima del necessario. Sta di fatto che con il primo figlio, la mia ansia più grande è sempre stata comunque l’allergia.
Dovete sapere che appena nato la prima cosa che ho guardato, a parte il fatto che fosse bellissimo (ogni scarraffone è bello a mamma sua), era una piccola chiazza dietro il collo. E’ scattato l’automatismo: per me era colpa del bottoncino di metallo della tutina.
Le infermiere mi hanno spiegato che si trattava di un segno lieve che sarebbe scomparso (e così è stato) e che non aveva niente a che fare con la mia allergia al nichel.
Una volta dimessa, con il primo bambino niente mi mandava in fibrillazione tanto quanto la comparsa di macchie rossastre sulla sua pelle così delicata. Ricorderò sempre la prima emergenza di questo tipo. Era una vigilia di Natale e ovviamente non c’era il nostro pediatra di turno e il piccolo aveva le gambe piene di puntini rossi.
Quasi sicuramente si era trattato del tappeto dove aveva giocato e che aveva lasciato dei segni evidenti.
Essere mamma e essere allergica può davvero essere difficile, perché nel mio caso proietto sui bambini tutte le mie paure (e il senso di colpa di poterne essere la causa principale).
La verità è che nonostante abbia allattato tutti e tre i miei figli ci sono stati comunque alcuni episodi di tipo allergico.
La prima reazione di orticaria importante è avvenuta quando mio figlio aveva 6 anni.
Per me è stato il panico. L’allergologa che segue anche me sostiene che non si sia trattato di allergia. Pare che nei bambini che abbiano in corso un’infezione possa accadere di manifestarlo con l’orticaria. A conferma di quanto detto, è risultato che mio figlio avesse una brutta cistite e, non appena è stata curata quella, gli sfoghi alla pelle sono scomparsi del tutto.
Un’altra reazione significativa è avvenuta dopo che mio figlio aveva giocato con un insetto della carta. Ovviamente gli ho proibito di giocarci a mani nude di nuovo (anche se sarà difficile, vista la quantità di libri che possediamo a casa, e altrettanto improbabile pensare che non ne compariranno più in futuro).
Comunque sia, ho scelto di farlo seguire dalla mia omeopata in via preventiva: per il suo benessere (e per il mio).
La mamma di un bimbo allergico alla polvere mi ha regalato qualche riga scritta di suo pugno su come ha affrontato il tipo di ansia-paura (e non solo) di cui scrivo in questo post.

I bambini non respirano solo aria o polvere, respirano l’umore di tutta la famiglia, la speranza e la serenità o la disperazione, la libertà o la trappola. L’armonia o la disarmonia. E rispondono di conseguenza.
Le allergie sono risposte anomale, rabbiose, incontrollate del sistema immunitario che scambia per allergene ciò che allergene non è.
Il sistema  immunitario si rafforza in situazioni di vitalità ed allegria, si deprime in situazioni di stress ed ansia.

Questa frase avevo bisogno di appuntarmela anche qui, oltre che nella mia agenda, e mi piace condividerla con chi passa da queste parti e convive con il mondo delle allergie (soprattutto se si tratta di un bambino). Grazie Elena.

p.s. Vi lascio un paio di link utili per chi fosse allergico agli acari della polvere: Io e l’asma e Allergy Verona.

Nichel o alternaria?

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Ben arrivati nel mio giardino d’inverno. E’ qui che mi racconto (anche a me stessa, veramente) come sto vivendo questo nuovo (?) periodo in equilibrio con le allergie. Dopo anni in cui le gestivo con una certa facilità, sono ritornata alle origini.
Sabato per esempio ho accompagnato le bambine ad una festa di compleanno.
Da più di una settimana vivo con una certa ansia, visto quello che è successo la settimana scorsa. Sono a dieta strettissima e senza troppe difficoltà.
Se ho paura, prevale quella alla voglia di assaggiare qualcosa di nuovo.
Sabato stavo bene.
Il compleanno era organizzato in una struttura del centro storico. Bambini, moquette, tappeti, giochi, mamme e tanti dolci. E’ imbarazzante andare a una festa e bere rigorosamente acqua, così ho provato ad assaggiare un biscotto alla crema.
Quella leggera tossetta che mi accompagna da un po’, dovuta a uno strano prurito in gola, ha cominciato a farsi sentire con maggiore insistenza, non appena ho mandato giù il prelibato boccone.
E’ stato un attimo e non ho avuto dubbi: per fortuna avevo con me il cortisone da sciogliere sotto la lingua.
Al rientro a casa mio marito era più in allarme di me.
Ho pensato e analizzato con lui la causa.
Per me era sicuramente il pasticcino, visti i tempi brevissimi di reazione tra il momento in cui l’ho assaggiato e, subito dopo, la sensazione di gola che si stringe.
Secondo mio marito invece potrebbe essere stata una coincidenza il fatto di aver mangiato il biscotto e che invece la causa sia stata l’alternaria. Gli ambienti chiusi e umidi del centro in giorni di nebbia e di pioggia potrebbero avermi semplicemente dato il colpo di grazia.
La mattina successiva mi sono svegliata alle 5 con un potentissimo mal di testa da non trovare sollievo con nulla (che poi la mia ricerca di anti-dolorifici si ferma al paracetamolo, essendo allergica ai FANS e non potendo assumere altro), effetto collaterale delle mie reazioni allergiche.
Con la seconda dose di cortisone e le mie gocce omeopatiche sono riuscita a ristabilirmi per il dopo-pranzo.
In realtà mi sono dovuta fare forza, visto che nel pomeriggio avevo un altro compleanno.
Ad avere qualche remora eravamo in due, visto che si trattava di andare in una casa in collina, aperta pochi mesi all’anno. Se l’ipotesi alternaria fosse plausibile, forse non era il caso di esporsi di nuovo.
Tuttavia se non ci fossi andata, l’avrebbe vinta l’allergia e i miei timori che stanno regredendo di una decina d’anni.
Una bella spinta me l’ha dato il libro di cui ho scritto qualche tempo fa perché si è dimostrato utile sul piano psicologico.
Alla festa ci sono andata. Ho bevuto solo acqua, ma al compleanno c’erano così tante persone che nessuno se ne è accorto (mi auguro, soprattutto per cortesia nei confronti della padrona di casa).
La settimana è cominciata meglio. Assumo il Ribes nigrum tutti i giorni e nonostante dopo il cortisone mi senta sempre un po’ acciaccata, complessivamente da ieri mi sento meglio.

Il programma mindfulness di Bob Stahl e Elisa Goldstein (Essere Felici ed.)

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Sono allergica a tante cose da molti anni, non a caso è nato questo giardino d’inverno virtuale. Mi piace vivere questo blog come uno spazio in cui sia possibile parlare anche di alternative che mi solleticano la mente nei momenti più difficili, come quello che sto passando io in questo momento.

Decidere di allentare la dieta strettissima a causa del nichel a cui sono sottostata (e continuo ad esserlo) per tanti anni è stato andare contro le mie paure.

Paura di avere ancora una reazione allergica importante.

Paura del mal di testa feroce post-allergia.

Paura di sentirsi malata.

Ritrovarmi di nuovo con quell’orrenda sensazione della gola che si stringe (due volte in una settimana) mi crea ansia.

In questi anni è più facile trovare in libreria saggi che mirano a curare lo spirito azzoppato come può essere il mio al momento. Fortuna vuole che io non sia allergica alla polvere. Per me cacciare il naso tra i libri è rilassante e divertente, soprattutto se l’angolo di paradiso è particolarmente fornito.

A dare una scossa ai miei neuroni in modalità stand-by è un saggio dal titolo accattivante
Il Programma Mindfulness a cura di Bob Stahl e Elisa Goldstein, edito da Essere Felici (purtroppo fuori catalogo), secondo il quale stress e dolore sono spesso inevitabili.

Il manuale insegna a sostituire le abitudini che generano lo stress con altre abitudini, basate sulla piena consapevolezza. Per me sarebbe indispensabile.

L’autoindagine secondo la mindfulness porta consapevolezza proprio in situazioni di stress o di ansietà fisica o mentale, lasciando semplicemente che seguano il loro corso.
Il saggio promette molto: seguendo il flusso di ciò che accade, anziché spendere energie combattendolo o voltandogli le spalle, offre l’opportunità di acquisire una visione di ciò che sta alimentando le preoccupazioni.

Comprendere le cause dell’apprensione, fa nascere un senso di libertà e di spaziosità.
In sintesi, si impara un processo mediante il quale si apprende ad avere fiducia e a restare alla presenza di sentimenti scomodi, anziché cercare di allontanarsene o di analizzarli. Questo spesso porta a un notevole cambiamento. Bisognerebbe dire che è il programma mindfulness a dare una buona occasione a me per distrarmi dalla voglia pazzesca di mangiare una fetta di panettone (perché ne ho una voglia matta, manco fossi incinta).

Gli autori per onestà avvisano che rivolgersi alle emozioni difficili e affrontare lo stress, l’ansia o il dolore non rappresenta un percorso facile. Tuttavia ci sono casi in cui sostenere un dolore diventa più faticoso che affrontarlo.
Questo è proprio il mio caso.

Io ci provo, che ne dite?

Ci risiamo: allergia a cosa?

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Domenica pomeriggio sono rimasta a casa con i bambini e mio marito. Diluviava.
Poco male. A me piace avere una bella scusa per non dover uscire nei weekend.
La mattina è trascorsa velocemente: dopo colazione siamo andati al mare a fare una lunga passeggiata.
Il sole era ancora caldo e i bambini si sono divertiti a correre in spiaggia.
Nel pomeriggio però ho sentito di nuovo quell’antipatico pizzicore in gola, associato alla voglia di tossire per alleviare la sensazione. Ancora.
Non sono per niente contenta. E’ successo appena mercoledì scorso.
Comincio a temere un peggioramento generale.
Come sempre analizzo le ipotesi possibili.
La prima e la più ovvia potrebbe essere l’alternaria. Il caldo umido di questi giorni (sabato era sufficiente la maglietta a mezze maniche) potrebbe aver risvegliato la mia allergia alla muffa.
Dall’altra potrebbe confermare che io e la farina di grano tenero non andiamo per niente d’accordo, visto che l’ho ri-assaggiata.
La mia vocina-perfettina mi dice con voce stridula e fastidiosa: – Te l’avevo detto io!
Non è finita.
Di positivo c’è che le zucchine non c’entrano (yuppie!), dall’altro vuol dire che i carboidrati me li sogno per un altro po’ di anni.
Insomma questo blog mi sta riportando alle origini. Dubbi e paure, che messi nero su bianco mi supportano a ritornare sui miei passi.
In pratica dovrò tornare alla mia solita dieta ferrea (zucchine e banane a parte, magari più diradate nella settimana).

Guarisci te stesso di Louise L. Hay

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Essere in perenne equilibrio con le allergie (in particolare quelle alimentari), convivere con un marito e tre figli, lavorare e condurre una casa mi lascia poco spazio per me stessa.

Qualche settimana fa un bagno caldo ha fatto la differenza.

Questo non vuol dire accontentarsi: vuol dire apprezzare anche le piccole cose.

Un altro dei piccoli vizi che mi concedo sono i libri (fortunatamente non sono allergica agli acari).

Per me leggere è sempre un autentico viaggio, sia che si tratti di un romanzo sia che si tratti di un saggio.
Nel tempo mi sono avvicinata, tra le altre cose, a libri di divulgazione che parlano di benessere in senso ampio. Sono convinta che la nostra mente abbia molto più potere di quanto si possa immaginare e allora mi piace concedermi qualcosa che possa aiutarmi a capirmi.

Non sono una fanatica. Difficilmente condividerò una tesi ciecamente, ma mi permetto di lasciarmi aperte delle possibilità e di solito dopo aver letto un buon libro mi sento meglio. Questa volta si tratta di Guarisci te stesso (in ebook o in formato cartaceo)* di Louise L. Hay e Mona Liza Schulz, edito da MyLife.

Il volume promette bene. Le autrici cercano di aiutare il lettore a sintonizzarsi con il proprio intuito. Insegnano ad affrontare in modo diretto ed efficace i problemi di salute pronunciando affermazioni pertinenti ed efficaci. Tentano di individuare insieme a chi legge i blocchi emotivi e a rimuoverli affinché non si manifestino nel corpo sotto forma di malessere. Permettono di combinare la medicina occidentale con le terapie alternative.

Per finire, non mancano storie vere in cui persone autentiche raccontano la loro esperienza a contatto con la malattia e che hanno riconosciuto l’importanza di fattori sia fisici che emotivi per affrontare la vita da bravi equilibristi.

Le suggestioni sono tante. Adesso non resta che sperimentarlo, pagina dopo pagina.

*Link affiliato ad Amazon

Allergie e attesa

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Oggi non sono particolarmente in forma.
Mercoledì per pranzo ho mangiato zucchine (erano buonissime: ecco la ricetta semplice-semplice di inizio settimana) e un pezzo di pane-pizza fatto da me con la pasta madre.
A metà pomeriggio ho cominciato a sentire uno strano pizzicore in gola e giù verso la trachea. All’inizio ho sperato che fosse solo suggestione, poi ho cominciato a preoccuparmi. Stavo lavorando e quindi la situazione era leggermente complicata.
Alla fine ho deciso di prendere una compressa di cortisone, ma la sensazione non è passata.
Al rientro a casa ero ancora tesa e la stessa ansia mi ha accompagnato fino alla mattina successiva.
Ad oggi, tre giorni di distanza, la sensazione di “aver bisogno di tossire” c’è. Non ho preso altri farmaci e sono in attesa.
Da una parte mi dico che l’aria da qualche giorno è bella frizzantina e forse ho preso freddo e qualche malanno di stagione dai bambini. Sono fiduciosa che arrivi una bella e normalissima tosse.
Dall’altra ho paura che zucchine e/o pizza siano state la causa di una lieve(!?) reazione allergica.
Insieme?
Una dei due?
Quale dei due?
Ho il coraggio di riprovare?
Tutto questo per dire che dopo tanti anni di convivenza con le allergie, non riesco ancora a viverle con leggerezza e che, soprattutto, mi spavento ancora.

Zucchine saltate in padella per allergici al nichel

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Quando ho cominciato a parlare di allergie, mi ero ripromessa di non parlare di ricette.
Sono negata in cucina e quando si tratta di interpretare piatti che includono ingredienti che io non posso mangiare mi viene lo sconforto.
Uno di questi è sicuramente il prezzemolo che compare, anche solo come ornamento, ovunque.
E’ inutile dire che io sono allergica al prezzemolo, non solo perché sono allergica al nichel, ma anche come alimento specifico.
La scoperta che io possa assaporare dopo tanto tempo almeno le zucchine mi ha fatto venire la voglia di spulciare qualche ricetta e di consigliarla, ovviamente.
Oggi è la volta delle zucchine saltate in padella o trifolate che dir si voglia, che nell’ideazione originale prevedevano in aggiunta il profumo di menta che io ho evitato per scrupolo.
Inoltre mi ricordavo un piatto della mia mamma e così ve lo propongo.
Ingredienti:

3 cucchiai di olio extravergine di oliva
5 o 6 zucchine medie scure
sale q.b.
una spruzzata di aceto

Preparazione:

Tagliare le zucchine a dadi grossolani (li preferisco alla forma delle rondelle perché si cucinano meglio secondo me) e metterle in una padella antiaderente* con l’olio caldo e a fuoco lento.
Salare a piacere e lasciare la padella scoperta (altrimenti si rischia la bollitura delle zucchine e a me non piacciono). Ogni tanto giratele con un mestolo di legno per cuocerle con omogeneità.
Dopo circa 20 minuti alzate il fuoco e spruzzate con l’aceto. Sfumate per un paio di minuti e il piatto è pronto e vi assicuro che sono buonissime.
Servire calde (ma anche tiepide sono ottime).
Buon appetito e felice settimana a tutti.

*Per cucinare uso tegami in acciaio inox e pentole antiaderenti.