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Allergie e intolleranti agli alimenti

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Mi piace dare notizia di eventi che possano interessare i miei lettori allergici. Questa è una di quelle occasioni, per chi ha la possibilità di arrivare fino a Milano da non perdere.

Sempre più allergici e intolleranti agli alimenti. Perché?
I consigli, le diete e il cibo di qualità.

Giovedì 13 marzo alle ore 17.30 a Milano presso Palazzo Giureconsulti (Piazza dei mercanti 2) si terrà un incontro gratuito per parlare di allergie e intolleranze alimentari, organizzato da Valore Alimentare.
In quell’occasione verrà presentato il volume Allergie e intolleranze alimentari redatto da Valore Alimentare.

Sarà un’occasione per approfondire tematiche di attualità come:
•    la distinzione tra allergia, intolleranza e celiachia;
•    le cause di queste reazioni;
•    quali sono i testi diagnostici più attendibili;
•    come prevenire allergie e intolleranze alimentari;
•    il latte;
•    bambini e allergie;
•    il ruolo degli alimenti biologici;
•    la dieta più appropriata nei casi di allergie e intolleranze.

Per l’iscrizione trovate qui tutte le indicazioni utili.

Pentole per allergici al nichel

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Mia sorella lavora in un negozio di casalinghi e spesso mi chiama perché alcune clienti entrano in negozio cercando pentole per allergici al nichel.
Non esistono pentole per pazienti allergici al nichel o totalmente nichel-free.
A me è stato consigliato dal medico di usare padelle e tegami in acciaio inox (ne avevo già parlato qui).
Ovviamente sono andata a documentarmi e ho scoperto che spesso compare la dicitura Acciaio inox 18/10. Si tratta delle percentuali di cromo (18) e di nichel (10) presenti nella lega con cui viene prodotto il metallo. L’acciaio inox è tuttavia ritenuto uno dei materiali più inerti, ma a voler cavillare sarebbe comunque in grado di rilasciare piccole quantità di cromo e nichel. In pratica potrebbe comunque causare problemi a coloro che soffrono di allergia al nichel.
Un’alternativa valida potrebbe essere l’impiego di pentole in vetro pirex, facendo attenzione ad usare il frangi-fiamma sul fornello ed evitando di mettere sul fuoco pentole appena tolte dal frigo. Io uso molto il vetro pirex soprattutto con il forno a microonde.
Per quanto mi riguarda, io uso sia l’acciaio inox (e non solo per le pentole, ma anche per quanto riguarda gli utensili da cucina e le posate), che il pirex, che il teflon (le padelle antiaderenti per capirci) senza problemi. Chi segue il blog sa che sono molto sensibile al nichel. Questo non vuol dire che nel vostro caso ci siano reazioni più importanti: nel dubbio – come consiglio sempre – consultatevi con il vostro allergologo di fiducia. Ognuno di noi è bellissimo e speciale, e più o meno reattivo al contatto con il nichel.
L’unica occasione in cui ho avuto problemi con gli utensili da cucina è stato durante una vacanza  in estate in Toscana. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito: potevo mangiare carne buonissima e le poche verdure consentitemi dalla mia dieta ridotta cotte alla brace. Alla fine della vacanza però non stavo per niente bene.
Ho scoperto in quell’occasione che la griglia sulla quale venivano cotte carne e verdure probabilmente non era in acciaio inox. Il fatto che per una settimana ne avessi abusato aveva dato il colpo di grazia al mio sistema immunitario. Ricordo comunque quella vacanza come una delle più belle culinariamente parlando, perché da un punto di vista paesaggistico, eravamo sulle colline del Chianti, e artistico – ho fatto il pienone di monumenti e musei – la Toscana è e resta magnifica.

p.s. Per quanto riguarda il teflon e la sua pericolosità a prescindere dall’allergia al nichel consiglio di leggere qui.

Rigenera le tue cellule

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Nel fine settimana nel mio giardino d’inverno virtuale mi piace consigliare libri che coccolano lo spirito di chi come me è alle prese con molteplici allergie (o perché no, altre patologie croniche).

Leggere saggi che mettano in comunicazione il corpo fisico con quel “qualcosa di più profondo” – chiamatela anima o come preferite – a me giova.

Di un paio di saggi che continuo periodicamente a riprendere in mano con piacere ho già parlato e potete trovarli qui e qui.

Oggi vi propongo un’altra novità, perfettamente in linea con le letture precedenti, dal titolo Rigenera le tue cellulle di Lumiraedito da Macrolibrarsi.

Oltre al volume in formato tradizionale, il libro è accompagnato da un cd da ascoltare (io di solito ne approfitto in macchina nel tragitto per andare a lavorare, visto che non ho bambini con me a dettare le scelte musicali).

L’autrice parla di “guarigione energetica”, di forza della “focalizzazione”.

Metto subito i puntini sulle i.

Non guarirete dalle vostre allergie. Per me però il benessere va oltre e riuscire a rilassarmi e convivere con il mio sistema immunitario con maggiore consapevolezza mi fa sentire meglio.

Il presupposto su cui si fonda il manuale è molto semplice: quando mi taglio un dito, il mio corpo avvia immediatamente il processo di riparazione, e nel giro di pochi giorni la ferita sparisce. La guarigione avviene senza che sia necessario il mio coinvolgimento cosciente.

Il mio organismo sa che cosa fare.

La stessa cosa succede se mi connetto con la parte più profonda di me. La guarigione spirituale non è nient’altro che l’energia canalizzata in una direzione ben precisa e impiegata per il ristabilimento della salute. Prima di dare inizio alla guarigione energetica però, è necessario avere ben chiaro l’obiettivo. È come in un viaggio sciamanico: senza intenzione non si arriva da nessuna parte, mentre con l’intenzione giusta si può andare ovunque.

L’intento va espresso come se l’obiettivo fosse già stato raggiunto. Se per esempio desidero lavorare su un dolore, mi devo chiedere come mi piacerebbe che stessero le cose, dopodiché devo esprimere in modo positivo, chiaro e diretto questa intenzione, come se fosse già realtà e non descrivere mai ciò che “non” voglio. Mi devo domandare invece ogni volta: come mi sentirò quando avrò raggiunto il mio obiettivo? E descrivere questa sensazione il più concretamente possibile.

L’autrice, di origine russa, accoglie la tesi della tradizione curativa del suo paese, secondo la quale si prendono in considerazione non solo le cause fisiche delle malattie, ma anche quelle sottili. In particolare presuppone che l’uomo sia costituito da cinque corpi, quello fisico, quello eterico, quello emozionale, quello mentale e quello spirituale. Non esisterebbe solo un corpo visibile, ma anche un corpo energetico, invisibile agli occhi. Ciascuno dei cinque corpi ha una propria frequenza fondamentale di vibrazione. Il corpo fisico vibra con una frequenza più bassa, mentre quello spirituale vibra ad una frequenza più alta. I cinque corpi dell’essere umano non esistono separatamente gli uni dagli altri, ma si compenetrano a vicenda. Non appena si comincia a integrarli tutti e cinque, tutto diventa più facile ed efficace. Per poterlo fare è necessario procedere in modo da trattare sia ogni corpo per conto proprio che tutti e cinque insieme.
Il libro offre un’ampia panoramica dei singoli corpi.

Si tratta di un percorso emozionate che mi sta appassionando. Offre punti di vista che possono essere condivisi o meno, ma che a me permettono di aprire la mente, come in un viaggio vero e proprio, come in un bel romanzo dove abbandonarsi completamente al flusso delle emozioni, delle sensazioni e delle percezioni, non escludere nulla, non respingere niente, accettare tutto quello che viene dato.

Ci vuole coraggio, un pizzico di follia – se volete iniziare ex novo questo percorso o se siete poco avvezzi a questo tipo di letture – e il concedersi un po’ di tempo per accogliere un punto di vista diverso.

Per finire, non vi nascondo che avendo superato la soglia dei quarant’anni, pensare di regalare nuove energie alle mie cellule affinché invecchino con me, con quanta più serenità possibile, investendo sulle mie emozioni, non mi sembra male.

Una piccola-grande coccola tutta per me, insomma.

Allergia ai collant

Da anni non porto più i collant (e di conseguenza le gonne, salvo d’estate) perché non riesco a trovarne prodotti in puro cotone (al massimo contenenti una piccola percentuale di elastane) o di seta.
All’inizio della mia convivenza con l’allergia al nichel è stata una delle primissime cose che sono riuscita a sostituire. Tra il 2000 e il 2005 riuscivo ancora a comprare collant in tessuto naturale.
I collant in cotone erano coprenti e molto resistenti. A me piacevano molto esteticamente, anche perché duravano di più delle normali calze, visto che non si smagliavano praticamente mai. Solo l’usura e i continui lavaggi li hanno resi inutilizzabili nel tempo. Improvvisamente però hanno smesso di produrli: cioè li fanno, ma sono misto poliammide o acrilico. Osannatissima è la microfibra (che è e rimane poliammide e tessuto sintetico al 100%). Per me i componenti sintetici sono micidiali. A parte il prurito, le gambe e il giro vita si riempiono di puntini rossi leggermente in rilievo.
Ho dovuto convertirmi ai pantaloni rigorosamente in cotone e ai calzini in filo di scozia in cotone 100%.
Ho cercato nel web qualche produttore lungimirante per noi ragazze allergiche, ma al momento non ha ancora avuto fortuna. Qualche volta, quando avrei proprio voglia di vestirmi con una bella gonna, mi solletica l’idea di produrmele da sola.
Qualcuno ha qualche idea di come si fanno dei collant di cotone?
Se qualcuno conosce qualche tessitore di collant vecchio stampo, me lo faccia sapere, magari proviamo a convincerlo a venirci incontro, almeno per farsi una bella pubblicità (visto che immagino che i tessuti sintetici siano decisamente più economici).
In alternativa, fate un fischio e proviamo a farcele da sole: che ne dite?
Voi che soluzioni avete adottato?

Update 2/2/2016: sono stata contattata per una segnalazione interessante. Vi consiglio di dare un’occhiata al sito di Blueforet.

Carote al latte

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Assodato che posso mangiare carote, ne sto facendo una scorpacciata e incrocio le dita prevalentemente in versione cruda.
Voi normo-mangiatori non potete immaginare cosa voglia dire non avere alternative alimentari. Pranzo e cena sempre con le solite cose dopo anni fanno letteralmente impazzire: carne, latte e derivati o pesce (che poi, il pesce non è che se lavori ce l’hai bello fresco e pronto quando torni a casa) vengono a noia.
Avere aggiunto le zucchine e le carote è una vera pacchia. Le seconde inoltre non richiedono grandi preparazioni e, insieme a banane e mele, stanno diventando la mia occasione di ristabilire una buona relazione con il mondo vegetale.
Finalmente posso sbizzarrirmi a cercare ricette con le carote.
Ho scovato questa idea: carote al latte.
La mia ricetta è ridotta all’osso: non prevede aromi o spezie particolari e quindi ai veri esperti di cucina potrebbe apparire povera di sapore.
Il risultato per me è stato ottimo e quindi non posso che condividere l’idea nel blog allergico.

Ingredienti:

Olio extravergine d’oliva per ungere la padella
8 carote medie biologiche
3 bicchieri di latte
sale q. b.

Preparazione:

Pulite le carote, sbucciatele, lavatele e tagliatele a rondelle sottili. Scaldate leggermente l’olio in una padella antiaderente e rosolate le carote a fuoco medio. Salate, abbassate la fiamma e coprite le carote con metà del latte caldo. Lasciate assorbire tutto il latte, a fuoco basso, aggiungendone dell’altro a mano a mano che evapora, poco alla volta, e mescolate ogni tanto, in modo da non fare attaccare le carote (e soprattutto per non far bollire il latte che a me rischia sempre di uscire sul fornello).
Di solito, per sapere se sono pronte, io le assaggio dopo una trentina di minuti: a me piacciono più al dente, ma valutate voi come le preferite.
Buon appetito :).

Allergia al radicchio

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Capita che qualche lettore mi contatti in privato, facendomi qualche domanda, che potrebbe interessare anche altri.
Preciso sempre – e di nuovo che questo spazio virtuale raccoglie solo la mia esperienza diretta con le allergie – che non sono un medico e che non ho alcuna ambizione di sostituirmi al lavoro di un bravo specialista. Mi raccomando se avete dei dubbi circa la vostra salute, non fidatevi di google, d’accordo?
Rispetto al tema dell’allergia al radicchio ho delle novità rispetto al precedente post in cui vi avevo raccontato cosa mi era successo mangiandolo nel 2004 (il precedente post lo trovate qui, se vi va).
Quasi una decina di anni fa, ero in fase di nuovi inserimenti dopo quattro anni di dieta rigidissima a causa della mia allergia al nichel. Il tempo di digerire il radicchio rosso di Treviso, che avevo mangiato crudo come insalata (condito solo con sale e olio extravergine d’oliva), e sono dovuta volare in ospedale con una delle reazioni più brutte che abbia mai affrontato. Secondo la mia allergologa la reazione non poteva essere causata solo dal radicchio. Poteva essere una reazione a sostanze depositate sul radicchio (pesticidi? conservanti?) che io non avrei lavato bene. Un’altra ipotesi era che fosse una reazione allergica ai Fans avendo preso del nimesulide il giorno prima: va bene una reazione ritardata, ma a me pareva un po’ troppo ritardata (considerando che di norma l’allergia ai farmaci è quella che mi si scatena con maggiore velocità, nel giro di un paio d’ore).
La mia dottoressa era più arrabbiata-preoccupata di me: mi ha chiesto se avessi voluto riprovare a mangiare il radicchio, lavando più accuratamente e magari cucinandolo. Ho declinato l’invito e nel dubbio da allora non ho più usato nemmeno il nimesulide.
La novità riguarda il fatto che durante uno dei miei soliti controlli la dottoressa mi ha detto che un’altra sua paziente è risultata allergica al radicchio, esattamente come me.
Insomma l’allergia al radicchio esiste sul serio.

*Fonte delle foto: http://www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/orto—frutti/Radicchio-Rosso-di-Treviso-IGP-.html

Allergia e orticaria

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Il libro Bambini allergici è una miniera di informazioni utili che potrebbero interessare anche voi.
Avevo già avuto modo di parlare di orticaria e del fatto che la mia allergologa avesse escluso che mio figlio avesse avuto una reazione allergica vera e propria quando di urgenza l’avevo portato al pronto soccorso.
Oggi però voglio parlare di me e della mia orticaria.
Cito dal saggio del dott. Cavagni e di Giorgia Garberoglio: – È possibile che gli alimenti, i farmaci e gli additivi possano provocare l’orticaria, anche se raramente. Più spesso di quanto si pensi, però, l’orticaria non è dovuta a una vera e propria reazione allergica mediata dal sistema immunitario tramite le IgE , ma direttamente dalla liberazione di istamina da parte dell’alimento stesso.
Nei soggetti con la pelle molto reattiva, l’orticaria/angioedema può facilmente comparire in caso di episodi febbrili; altre cause non allergiche sono lo sforzo fisico, le emozioni, gli sbalzi termici (l’acqua ghiacciata o troppo calda), che provocano l’orticaria tramite complesse reazioni di iper-reattività aspecifica.
Che io sia allergica è assodato. Non ci sono dubbi in proposito.
E’ anche vero però che alle mie molteplici allergie, posso – con un po’ di vergogna aggiungere una pelle molto reattiva, facilissima all’angioedema (occhi e bocca).
La mia allergologa mi disse nel 2000 che avevo la pelle come una carta geografica: è infatti sufficiente sfiorarla perché si vedano delle striature rosse tatuarsi dopo breve tempo.
Sono, in aggiunta, una persona emotiva: se una cosa mi fa arrabbiare o se sono molto felice lo si vede subito dall’arrossamento delle guance e del decolté.
Insomma non mi faccio mancare niente.
Parlo più a me stessa quando scrivo che, forse, attribuisco alle mie allergie alcune delle mie reazioni esteriori che con l’allergia hanno poco a che fare. Andrebbero ricondotte alla mia emotività e a un’epidermide particolarmente sensibile. Chissà?

Allergia al nichel e carote

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Nuovi aggiornamenti sul fronte della mia allergia alimentare al nichel.
Un paio di settimane fa mi è venuta una voglia stranissima: carote.
Sì, avete capito bene. Avevo voglia di mangiare carote a fettine condite con un po’ di olio extravergine d’oliva. Crude.
Ora potete immaginare come sono messa. Detto, fatto!
Le carote non sono escluse tra gli alimenti consigliati per gli allergici al nichel, ma ormai per esperienza ho capito – e l’ho ripetuto più volte anche in questo giardino virtuale – che ogni persona allergica è un caso a parte. All’inizio della mia convivenza con l’allergia al nichel avevo avuto un sospetto sulle carote. All’epoca era tutto un sospetto e un togliere alimenti da ingurgitare nella paura di stare seriamente male.
Non so come a distanza di dieci anni mi sia preso questo desiderio di arancione nella mia dieta a tinte piuttosto fosche. Fatto sta che ho trovato il coraggio per sperimentare (incrociando ben bene le dita, eh).
Devo ammettere di aver provveduto a lavarle molto bene e a sbucciarle (lo so che le carote non hanno la buccia, ma volevo evitare di entrare a contatto con ulteriori sostanze allergizzanti come mi è già successo).
Le ho tagliate a rondelle un po’ precipitosamente e le ho mangiate. Erano divine.
Ho lasciato passare una settimana cercando di non pensarci troppo, perché lo so come sono fatta e qualsiasi cosa mi succeda dopo una prova, diventa un’occasione per incolpare l’allergia.
Il weekend successivo ho riprovato. Di nuovo non ho riscontrato problemi di sorta.
Faccio notare che gli esperimenti li organizzo sempre nel fine settimana perché sono a casa dal lavoro e – in caso di incidenti – mio marito è nei paraggi.
Oggi ho pranzato con carote e formaggio. Per dessert ho mangiato due banane.
Sono passate diverse ore e sto bene.
Questo è bel progresso per me e mi permetto di aggiungere virtualmente una nuova tacca alla mia dieta.

Bambini allergici di Giovanni Cavagni e Giorgia Garberoglio (Red ed.)

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Nel weekend ho letto per intero un saggio dal titolo Bambini allergici (in formato ebook o in versione cartacea)* scritto da Giovanni Cavagni e Giorgia Garberoglio e pubblicato da Red.

Ok, direte voi: – Ma tu non sei più una bambina!

Infatti. Eppure posso assicurarvi che questo manuale sta aiutando anche me (e non solo come mamma) per confutare alcune tesi sbagliate su cui si fondano certi miei disturbi.

Per cominciare c’è da dire che gli autori sono un medico pediatra e una mamma. Sì, perché in questo libro non si parla solo di allergie in modo molto dettagliato (dalla diagnosi alla cura, dai test per riconoscerla e sui tipi di sensibilizzazione disponibili), ma anche di emozioni legate alla malattia (in perfetta sintonia con i motivi per cui aggiorno questo blog da tempo).

Dal momento in cui a un bambino viene diagnosticata un’allergia, non è coinvolto solo il piccolo paziente, ma anche la sua famiglia, per non dire gli adulti, parenti o insegnanti, che in qualche modo entreranno a far parte della cerchia di quella famiglia.

Il gruppo familiare più stretto cercherà ad esempio di adattarsi alla dieta del piccolo paziente (molto tenera è la testimonianza di una mamma che ogni tanto organizzava delle fughe a due con la sorella non-allergica per andare a mangiare di nascosto un bel gelato, visto che il fratellino era allergico grave al latte).

Un altro tema delicato è quello dei sensi di colpa che seguono la diagnosi. Il dottor Giovanni Cavagni spiega che il primo strumento di cui dispone un medico per capire se si trovi in presenza di un caso di allergia o meno è il racconto diretto di mamma e papà, di cosa sia successo e soprattutto se ci sia una familiarità alle allergie.

Mi sono riconosciuta immediatamente nella testimonianza della coppia di genitori che si addossavano a vicenda la colpa di aver trasmesso il gene allergico al piccolo. Anche se nel mio caso non ci sono dubbi: sono io l’untrice nella mia famiglia. Non per questo, il senso di colpa è minore.

Gli autori con molta tranquillità dicono che in questo momento l’allergia è una malattia in grande espansione, ma anche di gran moda. Bisogna andarci cauti: l’allergia è una malattia seria, ma deve essere diagnosticata e curata da un medico competente. Non vanno eliminati alimenti dalla dieta di un bambino se non perché sia stata evidenziata (e diagnosticata) la malattia da un medico.

Un’attenzione particolare, ribadita più volte nel libro da Cavagni, viene riservata al piccolo paziente come “persona” prima che come malato. In queste attenzioni mi ci sono in parte riconosciuta (sarà che sono allergica da sempre fin da quand’ero da quand’ero bambina).
Per un bambino è difficile accettare di essere “diverso”, pur nella consapevolezza di essere malato: perché è inutile dirlo, il bambino allergico al latte sa di poter stare male se ad esempio mangia un gelato. Rimane un bambino e come tale, dice l’autore del saggio, ha diritto di esserlo. Anche di questo gli allergologi devono tener conto.

Per me è stato impossibile fermarmi dal leggerlo integralmente, ma il manuale può essere letto a stralci.

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L’intolleranza alimentare esiste?

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Mi fa piacere segnalarvi (visto che io non potrò parteciparvi) che oggi venerdì 24 gennaio 2014 alle ore 18.30 a Rimini si terrà il Seminario ad ingresso gratuito dal titolo:

L’intolleranza alimentare esiste?
Relatore: Dr. Raffaele Pastore medico chirurgo, esperto in medicina integrata

Dove: Hotel Villa Bianca – Viale Regina Elena 24 – RIMINI

Posti limitati: è consigliata l’iscrizione.

Su richiesta, sarà rilasciato un attestato di partecipazione che verrà inviato, solo ed esclusivamente per e-mail, entro la settimana successiva al seminario.

Il presente seminario fa parte del Progetto Obiettivo Salute 2013-2014 ed è stato organizzato con il patrocinio di Legambiente, della UISP e con il sostegno delle aziende partner dell’Istituto di Medicina Naturale.

Per informazioni: Tel. 0722 351420 – Numero Verde 800 968697
e-mail: info@istitutomedicinanaturale.it