Wednesday, May 14, 2025
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Gli allergici possono andare al ristorante tranquilli?

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Gli allergici possono andare al ristorante tranquilli? In verità non vi dirò oggi di esserlo a cuor leggero, per quanto sia di questi giorni la notizia che a partire dal 13 dicembre entrerà in vigore il Regolamento Europeo n. 1169/2011 proprio per garantircelo. Se ne sta dibattendo – nei modi più disparati (pro e qualche contro) – perché finalmente – e lo dico da allergica – “qualunque struttura (compreso un veicolo o un banco di vendita fisso o mobile), come ristoranti, mense, scuole, ospedali e imprese di ristorazione in cui, nel quadro di un’attività imprenditoriale, sono preparati alimenti destinati al consumo immediato da parte del consumatore finale” dovrà indicare gli specifici ingredienti utilizzati nella preparazione degli alimenti.

Ho letto nel dettaglio la normativa alla luce di chi è allergico come me, perché in realtà il Regolamento in questione “stabilisce le basi che garantiscono un elevato livello di protezione dei consumatori in materia di informazioni sugli alimenti, tenendo conto delle differenze di percezione dei consumatori e delle loro esigenze in materia di informazione, garantendo al tempo stesso il buon funzionamento del mercato interno.
2. Il presente regolamento definisce in modo generale i principi, i requisiti e le responsabilità che disciplinano le informazioni sugli alimenti e, in particolare, l’etichettatura degli alimenti. Fissa gli strumenti volti a garantire il diritto dei consumatori all’informazione e le procedure per la fornitura di informazioni sugli alimenti, tenendo conto dell’esigenza di prevedere una flessibilità sufficiente in grado di rispondere alle evoluzioni future e ai nuovi requisiti di informazione.
3. Il presente regolamento si applica agli operatori del settore alimentare in tutte le fasi della catena alimentare quando le loro attività riguardano la fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori. Si applica a tutti gli alimenti destinati al consumatore finale, compresi quelli forniti dalle collettività, e a quelli destinati alla fornitura delle collettività.
Il presente regolamento si applica ai servizi di ristorazione forniti da imprese di trasporto quando il luogo di partenza si trovi nel territorio di Stati membri cui si applica il trattato...” (art. 1 del Capo I. Disposizioni generali. Oggetto e ambito di applicazione). In buona sostanza, il Reg. 1169/2011 non nasce esclusivamente per tutelare i soggetti allergici, ma per proteggere tutti i consumatori.

Tra i considerando iniziali, alla luce dei quali va letta l’intera disposizione ce ne sono due espressamente riferiti ai consumatori allergici.

Il primo recita che “determinati ingredienti o altre sostanze o prodotti (quali i coadiuvanti tecnologici), quando sono utilizzati nella produzione di alimenti e vi permangono, possono provocare allergie o intolleranze in alcune persone e alcune di queste allergie o intolleranze costituiscono un pericolo per la salute delle persone colpite. È importante fornire informazioni sulla presenza di additivi alimentari, coadiuvanti tecnologici e altre sostanze con effetti allergenici o di intolleranza scientificamente dimostrati o prodotti, in modo da consentire ai consumatori, in particolare quelli che soffrono di allergie o intolleranze alimentari, di effettuare scelte consapevoli per la loro sicurezza.”

– Il secondo presupposto da cui partire per la comprensione del testo legislativo è che “è opportuno che gli Stati membri mantengano il diritto di stabilire norme che disciplinano le informazioni sugli alimenti non preimballati, in funzione delle condizioni pratiche e della situazione sul loro territorio. Anche se in tal caso i consumatori chiedono poche informazioni supplementari, l’indicazione dei potenziali allergeni è ritenuta estremamente importante. Risulta che la maggior parte dei problemi derivanti da allergie alimentari ha origine negli alimenti non preimballati. Di conseguenza, le informazioni sui potenziali allergeni dovrebbero sempre essere fornite al consumatore.”

Tra le informazioni obbligatorie sugli alimenti contenute nell’art. 9, lett. c) del Capo IV si legge chiaramente che va segnalato: […] c) qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico elencato nell’allegato II o derivato da una sostanza o un prodotto elencato in detto allegato che provochi allergie o intolleranze usato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento e ancora presente nel prodotto finito, anche se in forma alterata“. E nell’ Allegato II sono elencate le sostanze o i prodotti che provocano allergie o intolleranze, vale a dire:
“1. Cereali contenenti glutine, cioè: grano, segale, orzo, avena, farro, kamut o i loro ceppi ibridati e prodotti derivati, tranne:
a) sciroppi di glucosio a base di grano, incluso destrosio (1);
b) maltodestrine a base di grano (1);
c) sciroppi di glucosio a base di orzo;
d) cereali utilizzati per la fabbricazione di distillati alcolici, incluso l’alcol etilico di origine agricola.
2. Crostacei e prodotti a base di crostacei.
3. Uova e prodotti a base di uova.
4. Pesce e prodotti a base di pesce, tranne:
a) gelatina di pesce utilizzata come supporto per preparati di vitamine o carotenoidi;
b) gelatina o colla di pesce utilizzata come chiarificante nella birra e nel vino.
5. Arachidi e prodotti a base di arachidi.
6. Soia e prodotti a base di soia, tranne:
a) olio e grasso di soia raffinato (1);
b) tocoferoli misti naturali (E306), tocoferolo D-alfa naturale, tocoferolo acetato D-alfa naturale, tocoferolo succinato D-alfa naturale a base di soia;
c) oli vegetali derivati da fitosteroli e fitosteroli esteri a base di soia;
d) estere di stanolo vegetale prodotto da steroli di olio vegetale a base di soia.
7. Latte e prodotti a base di latte (incluso lattosio), tranne:
a) siero di latte utilizzato per la fabbricazione di distillati alcolici, incluso l’alcol etilico di origine agricola;
b) lattiolo.
8. Frutta a guscio, vale a dire: mandorle (Amygdalus communis L.), nocciole (Corylus avellana), noci (Juglans regia), noci di acagiù (Anacardium occidentale), noci di pecan [Carya illinoinensis (Wangenh.) K. Koch], noci del Brasile (Bertholletia excelsa), pistacchi (Pistacia vera), noci macadamia o noci del Queensland (Macadamia ternifolia), e i loro prodotti, tranne per la frutta a guscio utilizzata per la fabbricazione di distillati alcolici, incluso l’alcol etilico di origine agricola.
9. Sedano e prodotti a base di sedano.
10. Senape e prodotti a base di senape.
11. Semi di sesamo e prodotti a base di semi di sesamo.
12. Anidride solforosa e solfiti in concentrazioni superiori a 10 mg/kg o 10 mg/litro in termini di SO2 totale da calcolarsi per i prodotti così come proposti pronti al consumo o ricostituiti conformemente alle istruzioni dei fabbricanti.
13. Lupini e prodotti a base di lupini.
14. Molluschi e prodotti a base di molluschi.”

Alla domanda iniziale quindi Gli allergici possono andare al ristorante tranquilli? mi sento di rispondere che sulla carta sì, possiamo stare tranquilli. In teoria. Nei fatti temo che ci vorrà ancora un po’ di tempo per essere concretamente sicuri al 100% e poter sul serio abbassare la guardia entrando in un ristorante o lasciando il vostro bambino in mensa anche e soprattutto fino a quando allergie e intolleranze vengono confuse.

Buona settimana a tutti.

Curare la mente guarire il dolore di John E. Sarno

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Curare la mente guarire il dolore di John E. Sarno, edito da Macrolibrarsi nel 2014 è il nuovo saggio che cercherò di assaporare nel weekend. Cosa c’entra con le allergie mi chiederete voi? C’entra, eccome.

Sono allergica ai FANS e per me un mal di testa o delle contratture muscolari a livello delle spalle e delle cervicali sono un problema. Non posso assumere anti-infiammatori e così certe tensioni che si accumulano per mille ragioni diverse (tra cui anche le allergie, eh – parola della mia allergologa) cerco di superarle con tecniche alternative.

Ne ho già avuto modo di parlare in altri post. Non è nemmeno la prima volta che cerco delle soluzioni in libri che, presi con le dovute cautele (nel senso che non credo ai miracoli), promettono buoni risultati.

Ad attirare la mia attenzione è stata la quarta di copertina che vi ripropongo alla lettera: “Soffri di un dolore costante al collo, alla schiena o alle spalle che non vuole andarsene? Hai provato trattamenti convenzionali e alternativi, ma il problema persiste? I tuoi sforzi per curare il dolore cronico e la malattia sono inutili? Temi o sospetti che le costose procedure mediche basate su farmaci e chirurgia non abbiano alcun effetto? Vuoi capire come il tuo corpo e la tua mente possano interagire per risolvere i problemi legati al dolore?
Se hai risposto “sì”, non disperare.

Quella contro il dolore non è una battaglia persa. John E. Sarno ha aiutato tante persone a trovare sollievo e in questo saggio presenta delle strategie contro il dolore e la disabilità.

I dolori muscolo-scheletrici sono diffusissimi […]. In questo libro, il dottor Sarno spiega che molte sindromi dolorose – tra cui i dolori al collo e alla schiena, l’emicrania, le lesioni da stress ripetitivo, il colpo di frusta e le tendiniti – affondano le loro radici nelle emozioni represse e mostra come esse possano essere trattate con successo senza farmaci, senza manipolazioni fisiche né chirurgia.

Quali emozioni potranno mai essere così terribili da indurre il cervello a sottomettere la persona a così grave dolore fisico e allarmanti sintomi neurologici? La risposta alla domanda è fondamentale non solo per comprendere queste sindromi dolorose ma anche l’intera gamma dei disturbi psicosomatici.

I conflitti imperversano costantemente nell’inconscio e hanno origine da elementi differenti che rappresentano il mosaico della psiche umana. Tali conflitti sfociano in emozioni che non si riescono a tollerare e che quindi devono essere represse. E quando questi sentimenti lottano per essere riconosciuti, la mente deve fare qualcosa per impedire loro di emergere dall’inconscio. Questo libro esplora la natura e il contenuto di queste emozioni spiacevoli e spiega perché la mente sceglie di nascondere il disordine emozionale con il dolore fisico.”

Datemi pure della sognatrice, ma sono convinta – e l’ho ripetuto più volte nel tempo – che le emozioni condizionino la nostra esistenza più di quanto crediamo. Nel mio caso specifico, tra il vivere con le allergie e il trascorrere le mie giornate a lavorare seduta davanti a un computer, le cervicali implorano soluzioni innovative. Ecco, io ci provo e poi vi faccio sapere come va.

Allergie e serenità

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Vivere con le allergie è nato con l’intento di creare una sorta di giardino d’inverno virtuale in cui mi sarebbe piaciuto incontrare persone allergiche come me per parlare delle nostre magagne con tranquillità. Allergie e serenità però non sempre riescono ad andare d’accordo.

A volte essere allergici può essere una strada in salita con qualche tornante di troppo e l’asfalto scivoloso. Se una persona scopre di avere delle reazioni allergiche riconducibili ad un unico allergene che magari non le condiziona perentoriamente la vita, forse – e dico forse – quella persona sarà una persona più serena. Scoprire – che ne so? – di essere allergica ai crostacei e magari i crostacei nemmeno in precedenza le piacevano non le cambierà la vita. Vivrà l’allergia con una bella alzata di spalle.

Scoprire di essere allergici a più cose contemporaneamente e avere un sistema immunitario scattante ad allergeni molto presenti nella via quotidiana (nel mio caso penso alle allergie alimentari specifiche e al nichel), non lascia ampio spazio alla tranquillità. E’ per questo secondo gruppo che ho pensato di curare questo blog cercando di mettere a nudo per chi mi legge le difficoltà che, ancora dopo quasi quindici anni di equilibrismi con le allergie, affronto.

E’ di ieri una bella (si fa per dire!) reazione allergica a causa di una mia distrazione. Ha cominciato nel pomeriggio con un paio di ponfi all’occhio sinistro, che in serata si sono estesi su entrambi gli occhi. Mi conosco. So che non esistono eccezioni alla regola aurea “non assaggiare niente se non ne sei sicura“, ma succede anche che una torni a casa e abbia semplicemente fame e in frigo non ci sia nulla di commestibile che le sia permesso di mangiare. Poi le lacrime di coccodrillo sono assolutamente inutili (utilissime invece a peggiorare il contorno-occhi già seriamente provato dall’edema).

Eppure per chi non lo prova (e non lo auguro davvero a nessuno, ci mancherebbe) è difficile da capire. L’altro giorno leggevo una serie di battute poco felici nel più grande contenitore di chiacchiere virtuali al mondo tra chi chiedeva comprensione (della serie: non so bene cosa mi stia succedendo, ma sto male a causa delle allergie) e chi, senza troppi giri di parole, scrollava le spalle e lo mandava a quel paese. Mi sono messa nei panni di chi stava male. Ho pensato che, certo, la prima cosa da fare in caso di allergia è di rivolgersi al proprio medico, per carità. Capita anche che il medico, una volta messa a fuoco la tua reattività, ti lasci con un pacco di carte da interpretare e da sperimentare sulla tua pelle. Non è sempre così facile e automatico rivedere le proprie abitudini quotidiane, dopo la diagnosi. Il medico non è la tua mamma che ti può prendere per mano e sostenerti (come solo una mamma sa fare tutti i giorni a qualsiasi ora, anche di notte). Nemmeno facebook lo è, se è per quello.

Eppure, qualche volta si avrebbe tanto bisogno di una semplice pacca sulla spalla di comprensione. A volte basta poco. Davvero poco. Questo è quello che io posso offrirvi. Niente consigli medici, non sono un medico. Niente soluzioni miracolose, perché non ci credo. Solo una banalissima pacca sulle spalle perché anch’io ci sono dentro fino al collo e senza nemmeno l’attenuante di essere allergica da poco. E’ quello di cui avevo bisogno anch’io qualche sera fa (e anche questa mattina, nonostante già da ieri sera abbia iniziato la terapia tradizionale).

Coccole emotive per soggetti allergici

Vivere con le allergie è nato come un diario virtuale per raccontare le mie peripezie in più dieci anni con un sistema immunitario speciale.
Negli ultimi due anni mi sono accorta, che più che di allergie in senso medico, questo giardino d’inverno racconta del bisogno di coccole emotive per soggetti allergici, seppur virtuali, come me. In un mondo in cui la perfezione ci viene schiaffata in faccia ogni giorno, sentirsi diversi in qualche modo mette in difficoltà.

E’ quello che sta succedendo a me in questo periodo. Ho già avuto modo di raccontare della mia ultima tintura ai capelli, che risale a giugno, e di quali effetti poco piacevoli sia stata causa. Da allora non ho più avuto il coraggio di farla. Aggiungeteci che non mi trucco (vedi alla voce dermatite allergica da contatto) e che il mio abbigliamento è rigorosamente dettato dal tipo di tessuto di cui è composto, insomma non mi scambiereste mai per una top model figa appena scesa da una passerella per donne mature.
Faccio fatica a spiegare che io sono sempre io, anche con i capelli al naturale. Non solo agli altri. Siamo talmente abituate – soprattutto noi donne – ad adeguarci alla moda che ci vuole giovani, belle, fresche e colorate che non riusciamo (o almeno io fatico) ad accettarmi per come sono.
In farmacia spendo parecchi soldi per prodotti specifici per la cura del corpo che non mi diano reazioni. In realtà la marca è sempre la stessa dal 2000 (ne ho già parlato qui e non è una pagina sponsorizzata, cioè pagata dal produttore). Un paio di giorni fa, mentre ero in fila e scambiavo qualche parola con i farmacisti – ai quali brillano gli occhi quando mi vedono e sulle cui pupille compare l’icona dell’euro in rilievo – ho sentito (alla faccia della privacy) una signora dai capelli molto scuri che chiedeva lumi sulle tinture per capelli visto che ogni volta che faceva  il colore impazziva dal prurito e dal bruciore. Il farmacista le ha proposto immediatamente una marca che conosco (di cui non farò menzione e che con me non ha funzionato nel senso che mi ha dato reazione allergica) e mi sono intromessa (ora i farmacisti mi odiano, ve lo confesso). Mi sono immedesimata nella signora e le ho consigliato di provare ad applicarla come prevenzione su un braccio anziché riempirsene la testa. Per sicurezza. A quel punto giustamente i farmacisti hanno cercato di dire la loro. Non sono riuscita a trattenermi e ho dovuto ammettere di essere un nichel-test ambulante. La signora mi ha guardata come se fossi un miraggio, perché pur sapendo di essere allergica al nichel, le avevano spacciato l’idea che si trattasse solo di emotività. L’ho rassicurata sul fatto che il nichel è nichel e che poteva stare tranquilla perché non stava diventando pazza.

Cosa voglio dire insomma? Per prima cosa affidatevi nelle mani di un bravo allergologo. Allergologo. Spesso sento di persone che vanno dal dermatologo, soprattutto quando il problema sorge a livello cutaneo. Se è stato il dermatologo a suggerirvi che siete allergici al nichel andate comunque da un allergologo affinché confermi la diagnosi e vi segua nello specifico. Continuate pure ad andare dal dermatologo, ma lo specialista in caso di allergia rimane l’allergologo.
L’emotività conta, eccome. Come potrebbe essere diversamente? Quando la paura ti assale, è difficile rimanere tranquilli e sereni (e grattarsi fino a farsi uscire il sangue). Quando siete arrivati a questo punto e avete confermata una reattività al nichel, prima di sperimentare su una vasta parte del vostro corpo un nuovo prodotto, limitatevi a usarlo su un avanbraccio per qualche giorno e vedete che effetto vi fa. Se la parte diventa rossa e magari vi prude, evitate di usarla. Lo so, fa male (al portafoglio), ma meglio essere prudenti (per la salute).

Per quanto riguarda noi signore, sto cercando di convincermi che essere autentiche nell’aspetto fisico sia facile. Razionalmente lo è, se penso a quanto risparmio in termini di denaro e di tempo comporta. Socialmente però ci sto ancora lavorando (e vi tengo aggiornati sulle mie elucubrazioni come sempre).

Allergie alimentari e quello che non puoi mangiare

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Una cosa che non si dovrebbe mai fare quando si hanno delle allergie alimentari è fare la spunta di quello che non si può mangiare. E’ una delle prime regole che mi sono data dopo aver scoperto le mie innumerevoli allergie ed è un precetto che osservo in questo blog: pensa a quello che puoi fare (e mangiare) e non quello che ti è precluso, altrimenti impazzisci.

Eppure oggi, a dimostrazione che tanti anni vissuti in equilibrio tra diverse allergie, non fanno di me un’allergica immune alle tentazioni vi elenco (in ordine alfabetico) alcune delle cose che mi sono mancate di più negli ultimi quindici anni di convivenza allergica.

L’ananas e i frutti di bosco: vuoi mettere quando in estate fa un caldo asfissiante e torni dalla spiaggia grondante di sudore e hai una sete pazzesca? Ecco, io in quell’occasione avrei solo voglia di mangiare qualche fetta di ananas bello fresco. Va bene anche una bella fetta di anguria (che ovviamente mi è preclusa) o un succo di frutta tropicale con i quali sostituire il mio classico pasto a base di formaggi o carne.

La brioche a colazione: quando vado camminare all’alba sul lungo mare, soprattutto in estate quando tutti gli alberghi lavorano a pieno regime, si sente nell’aria l’inconfondibile profumo di cornetti che si mescola all’odore della salsedine. Sogno nella bella stagione di iniziare la giornata seduta al bar assaporando un croissant alla marmellata con un thè ghiacciato. Con le temperature più rigide farei salti mortali per gustarmi una brioche alla crema con cioccolata calda alla panna (alla faccia della dieta, tanto a immaginare non si accumulano calorie, vero? Vero?).

La cioccolata: avrei una voglia pazza di assaggiare un cioccolatino. Va bene in qualsiasi formato (meglio se enormi). Il cioccolato fondente. Il cioccolato al latte. Il cioccolato bianco. La gianduia. Con le nocciole, con i cereali. In gocce dentro una torta strepitosa. In versione sachertorte. In versione crostata. Va bene anche in formato nutella o crema spalmabile su una bella fetta di pane fresco.

La frutta secca: arachidi, noci, nocciole, mandorle in versione naturale, salate e dolci (avete presente quei caramelli alle mandorle che si comprano nelle bancarelle delle fiere di paese e che sprigionano quel profumo unico che ti fa sbavare già cinquanta metri prima? Quelle!).

Le patatine fritte: quelle fatte in casa o fresche al ristorante (vanno bene anche quelle di McDonald), quelle che ti scottano le dita quando sono state appena tirate fuori dall’olio. Vanno bene anche quelle conservate in sacchetto di qualunque marca esse siano, magari accompagnate da un favoloso aperitivo. Di quelle che ti lecchi le dita salate e che ti rimettono in pace con l’universo.

La pizza: serve aggiungere altro? Va benissimo anche quella al taglio, ma la preferirei appena sfornata dal pizzaiolo. Margherita, capricciosa, calzone, con le acciughe, con i carciofini, con prosciutto e funghi. Mmm.

Gli spaghetti: e pensare che quando ero bambina e mio padre me li faceva mangiare facevo tanto la schizzinosa. Ora li mangerei anche al burro o all’olio. Con aglio olio e peperoncino. Con pomodoro fresco e basilico. Al ragù. Carbonara. In quantità industriale.

I tortellini: in questo periodo avrei voglia di quelli in brodo, ma andrebbero bene anche con la panna, i funghi e il prosciutto. O con il sugo fresco.

La torta: mi manca terribilmente l’idea del dessert, soprattutto quando si va a mangiar fuori. Avrei voglia di mangiare le torte di compleanno, quando vado alle feste. Avrei voglia della classicissima torta margherita, della crostata di frutta, della più raffinata millefoglie. Torta in qualsiasi versione e formato. Purché torta.

E a voi allergici, cosa manca terribilmente?

 

Vivere con le allergie e con chi ti sta vicino

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Vivere con le allergie e con chi ti sta vicino è un duplice equilibrismo. Complice l’aumento del numero di ore buie a novembre, l’umore crolla a picco. Aggiungiamoci l’incremento della gran quantità di tempo trascorso chiusa in casa o al lavoro (la routine di una famiglia composta da cinque persone, di cui tre under 18, non perdona) e l’emotività precipita ai minimi termini. A me il cambio di stagione fa così. Questo cambio di stagione, quello che ci accompagna verso l’inverno, il freddo e le giornate corte.

Come dicevo in un post poco tempo fa, questo è il periodo dell’anno in cui riscopro il prurito. Quello intenso. Quello che non ti dà tregua. Quello che non ti fa capire niente, al di fuori della necessità di grattarti. Mi succede solo in questo periodo dell’anno, in prevalenza dopo la doccia o quando c’è un grande sbalzo termico (ma non è sempre così, però). L’altra mattina per esempio mi è successo non appena mi sono alzata dal letto, mentre stavo preparando le bambine per andare a scuola. Senza un perché, apparentemente.

In verità riprendendo in mano il diario quotidiano delle allergie mi sono resa conto che erano un paio di settimane che stavo bene. Senza eccessi di prurito. Senza cose strane. In effetti mi sono accorta che da qualche settimane stavo rispettando il vecchio regime alimentare ferreo, l’unico che mi ha garantisce di stare bene con le mie allergie.

C’è un però. Ahah.

Esattamente sabato sera avevo “sgarrato”. Abbiamo organizzato una cena all’ultimo minuto a base di pizza e piadina con degli amici e io ho assaggiato un paio di bocconi di piadina al prosciutto crudo di mia figlia. Solo dopo due giorni, quando il prurito non mi ha dato tregua per un paio d’ore ho fatto due più due. Tutto questo per dire che le distrazioni sono all’ordine del giorno anche per un’allergica di lungo corso come me.

La cosa divertente (?) è stata che le mie due figlie, vedendomi intenta a spalmarmi olio lenitivo per calmare il prurito, si sono accordate per aiutarmi. Si sono date come impegno di non offrirmi più nulla di quello che mi fa venire l’allergia, allontanando fisicamente il piatto pieno di cose che la mamma non può mangiare così non le viene voglia di assaggiarlo.

Spesso leggo di genitori che hanno bambini allergici e di quanto sia difficile star loro vicini (consolandoli, responsabilizzandoli, essendoci quando ce n’è bisogno e stanno male, ma anche – e soprattutto – quando stanno bene). Pensavo che per i miei figli fosse ancora poco chiaro il concetto di reazione allergia e di cosa succede alla loro madre quando assaggia (e non potrebbe mangiare) certi ingredienti. Pare invece che stiano diventando grandi e sensibili a un tema così delicato a casa mia.

Come si fa a vivere con le allergie?

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Bella domanda, vero? Come si fa a vivere con le allergie? Con tante e magari diverse allergie tra loro?

Intanto per cominciare, si vive e non mi pare poco. Sospiro di sollievo.

Ci sono dei bassi, ma ci saranno degli alti. Quando stai bene sei felice e quando non lo sei, storci la bocca verso il basso. E’ tutto perfettamente normale. L’umore è ballerino, soprattutto quando l’allergia mette in discussione attività che hai sempre-sempre fatto e che ora non puoi fare più.

L’arcobaleno di emozioni si amplifica quando l’allergia si siede a tavola con te. Tutti i giorni. Trecentosessantacinque giorni l’anno. L’allergia non va in vacanza né a Natale né a Pasqua. Fai fatica. Tanta fatica, ma ce la fai.

Ci si arrabbia e molto. Soprattutto quando la tua coscienza salutista-autoconservativa viene messa in minoranza dalla tua coscienza kamikaze.
– Eddai, cosa vuoi che ti succeda? E’ solo un assaggio!

Ci si incazza – e molto – quando le persone che ti sono vicine ti guardano come se fossi un alieno, perché non puoi mangiare normale o non ti trucchi ché sei così pallida o non ti tingi i capelli ché cominciano a ingrigirsi.
– Eddai, ma che palle che sei!

Si va fuori dai gangheri quando il parente stretto, quello piacione, quello che fa ridere tutti ti mette con le spalle al muro, te e la tua coscienza kamikaze.
– E su, l’hai sempre mangiato e non ti ha mai fatto male. Mica muore nessuno.

Ecco, ci saranno giorni in cui manderesti tutti a quel paese. E quel paese è molto-molto lontano.
Ci saranno giorni in cui alzerai le spalle e avrai la forza di sorridere anche al piacione e alla tua coscienza kamikaze.
Allora, come fai a vivere con le allergie? Faccio. Un giorno alla volta, con la consapevolezza che se oggi l’equilibrio è precario, domani le cose andranno sicuramente meglio. Se non è domani, sarà certamente dopodomani.

E voi, come fate a vivere con le allergie?

Risolvere le cinque ferite di Maria Rosa Finamò

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Risolvere le Cinque ferite di Maria Rosa Finamò edito da Mental Fitness Publishing è un libro che non risolverà le mie allergie (né, temo, le vostre).

Nel mio giardino d’inverno virtuale però condivido con voi alcune letture che mi fanno stare bene, che mi fanno riflettere su me stessa, che favoriscono la mia analisi “della domenica” e di come anche le emozioni possano influenzare il mio sistema immunitario striminzito.

Tutti noi siamo stati feriti almeno una volta. E’ un fatto. Abbandono, Ingiustizia, Rifiuto, Tradimento, Umiliazione sono, secondo l’autrice, ferite che possono segnare la vita, impedendoci di realizzarci e di raggiungere la serenità. Attraverso giochi apparentemente divertenti è possibile superarle, trasformandole in risorse per noi e in veri e propri punti di forza. Si tratta di un libro pratico, come piacciono a me, tanto è vero che il saggio è corredato da una serie di esercizi semplici che permettono di lavorare sulle nostre Ferite.

Sul tema delle vacanze, e sul mio comportamento in tali occasioni, mi sono ritrovata nell’Ingiustizia.

Scrive la Finamò: “Chi ha questa ferita preferisce occupare il suo tempo libero in modo utile. Se va in vacanza si porta sempre qualcosa da fare. Legge, studia, ricama, non ama pensare di aver sprecato del tempo. L’unico modo di andare volentieri in vacanza senza continuare a lavorare è convincersi che sta andando a fare un lavoro diverso che si chiama recupero. Se recuperare è un dovere allora chi ha la Ferita da Ingiustizia riposa volentieri.”
C’est moi :).

Ho scoperto che l’autrice tiene anche dei corsi per analizzare faccia a faccia e per provare insieme a risolvere le Cinque Ferite che purtroppo sono fuori dalla mia portata logistico-familiare.

Allergia all’alternaria e l’autunno

Spesso dimentico la mia allergia all’alternaria. Non lo so perché, ma faccio finta che non esista fino a quando, come in una comune mattina di ottobre, mi sveglio con un occhio che fatico a tenere aperto per quanto è gonfio e nel quale mi sembra di sentire una decina di spilli conficcati dentro e di un colore rosso acceso da fare paura.

Allora io e la muffa bastarda ci riscopriamo vecchie amiche (o nemiche di vecchia data che dir si voglia). Non posso sbagliarmi, perché in questo periodo, non ho molto a cui dare la colpa per le mie reazioni e quelle legate all’alternaria nello specifico sono ogni anno molto simili e concentrate in questo periodo dell’anno. Cioè: l’alternaria si concentra, secondo gli esperti e il calendario pollinico, nei mesi di luglio e di settembre. A causa di un’estate poco-estate e di un ottobre molto-poco-ottobre (qui si va ancora al mare, si gira con le mezze e maniche, e non si disprezzano infradito e sandali aperti), il clima fa le bizze, le stagioni fanno un po’ come pare a loro e l’alternaria mi sta facendo vedere le stelle proprio ora, a fine ottobre. Il caldo appiccicoso, la nebbiolina che si stende sull’orizzonte all’alba e al tramonto, il bucato che impiega giorni e giorni per asciugarsi, le foglie che cadono dagli alberi (ma non sono davvero secche quando le calpesti, perché è troppo umido) sono tutti motivi sufficienti per dare alla muffa la possibilità di gozzovigliare in natura e riprodursi.

Il segnale per la sottoscritta che l’alternaria sta facendo il suo (in)degno lavoro è molto semplice: da un paio di settimane avverto prurito diffuso soprattutto dopo la doccia, cosa che succede solo in questo periodo dell’anno e con quella modalità. Immaginate miriadi di aghi che vi trafiggono le gambe ininterrottamente: una sorta di tortura cinese insopportabile. Sono consapevole di avere la pelle molto sensibile, ma io impazzisco in questo modo solo quando c’è questo clima. La mia allergologa mi aveva consigliato – anche per via dell’allergia al nichel – di fare docce tiepide (non calde come piacciono a me), per evitare il contrasto tra il calore dell’epidermide e la temperatura-ambiente mediamente più bassa dovuta all’avvicinarsi dell’inverno. A nulla valgono oli e creme (solo di quelle che posso usare io, eh): il prurito persiste per 30-40 minuti senza sosta.

Ieri mattina la reazione molto più evidente si è manifestata agli occhi e allora non mi è rimasto molto da fare se non ricorrere al tradizionale antistaminico che mi terrà compagnia per qualche giorno. Mi auguro che siano davvero pochi i giorni e che arrivi l’inverno, quello vero-vero, per poter mandare in letargo anche per quest’anno la parentesi “alternaria”.

Allergia ai farmaci e la pre-menopausa

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Era un po’ che non parlavo della mia allergia ai farmaci. Sono allergica agli anti-infiammatori (ne ho già parlato qui), ma nel corso del tempo non mi sono fatta mancare reazioni ad altri farmaci. Se normalmente vivo di precauzioni, quando si tratta della salute diventa tutto più complicato.

Mi spiego. Ho superato la quaratina e inaspettatamente (considerata l’età) nell’ultimo anno sto evidenziando tutta una serie di sintomi legati alla menopausa. In realtà si entra in menopausa alla scoccare di dodici mesi privi di mestruazioni a cui fanno seguito una serie di esami per confermare i valori degli ormoni. Nel mio caso si parla di pre-menopausa nel senso che non sono ancora passate le fatidiche dodici mensilità e non sono incinta.

Alla mia visita di controllo periodica, la ginecologa mi ha consigliato di prendere la pillola per procrastinare l’inevitabile – considerando appunto l’età eccessivamente giovane. Purtroppo il mio senologo non è d’accordo (vi ricordo che a partire dai 30 anni sarebbe consigliata un’ecografia annuale al seno per noi signore, affiancata a una mammografia a partire dai famigerati 40 a fini preventivi, per scongiurare la presenza di un tumore al seno) sostenendo che l’assunzione di ormoni sarebbe sconsigliata proprio per prevenire l’insorgenza di un cancro al seno. La ginecologa mi ha spiegato che non è scientificamente provato un legame tra tumore alla mammella e assunzione di progesterone: nel dubbio ho preferito dire: – Aspettiamo.
A questo punto la dottoressa mi ha consigliato un’alternativa, vale a dire  l’assunzione di un integratore naturale, considerato nella vicina Francia un farmaco a tutti gli effetti.

In entrambi i casi, che si tratti di pillola anticoncezionale tradizionale o di integratore a base di agnocasto (vi consiglio leggere questo link su My Personal Trainer) le soluzioni confliggono con le mie allergie.

Ho cercato a questo punto di documentarmi sulla menopausa. Mi sono fiondata in libreria, ma pare che dalle mie parti l’argomento non sia di moda. Negli store online la scelta è limitata a suggerimenti alimentari. Ricette a gogò, insomma. Con la mia allergia al nichel e e ad alcuni alimenti specifici, i libri di cucina non sono la mia prima scelta. Ho quindi approfondito prendendo spunto dal web e ho scoperto che ci sono alcune strategie antiaging a prova di allergie.

Con la menopausa è fondamentale proteggere il proprio fisico con poche e (apparentemente) semplici mosse.

E’ sufficiente essere attivi: camminare 3 o 4 volte a settimana per almeno una quarantina di minuti, svolgere attività di stretching (vanno bene anche pilates e yoga) e di tonificazione muscolare (leggera attività con i pesi) anche, ma non solo, per evitare l’accumulo di ciccia sul girovita che comincerà a farsi notare. Io l’ho notato, almeno.

Visto che ultimamente sto diventando troppo pigra, mi auguro di riprendere a darmi una mossa e non perdere ulteriore tempo visto che non ho alcuna scusante a questo punto.

p.s. Alla fine un libro me lo sono regalata però ;). Si tratta di Andare a piedi: filosofia del camminare* di Frederic Gros, edito da Garzanti 2013. Mi ispirava.

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