Vivere con le allergie e con chi ti sta vicino è un duplice equilibrismo. Complice l’aumento del numero di ore buie a novembre, l’umore crolla a picco. Aggiungiamoci l’incremento della gran quantità di tempo trascorso chiusa in casa o al lavoro (la routine di una famiglia composta da cinque persone, di cui tre under 18, non perdona) e l’emotività precipita ai minimi termini. A me il cambio di stagione fa così. Questo cambio di stagione, quello che ci accompagna verso l’inverno, il freddo e le giornate corte.
Come dicevo in un post poco tempo fa, questo è il periodo dell’anno in cui riscopro il prurito. Quello intenso. Quello che non ti dà tregua. Quello che non ti fa capire niente, al di fuori della necessità di grattarti. Mi succede solo in questo periodo dell’anno, in prevalenza dopo la doccia o quando c’è un grande sbalzo termico (ma non è sempre così, però). L’altra mattina per esempio mi è successo non appena mi sono alzata dal letto, mentre stavo preparando le bambine per andare a scuola. Senza un perché, apparentemente.
In verità riprendendo in mano il diario quotidiano delle allergie mi sono resa conto che erano un paio di settimane che stavo bene. Senza eccessi di prurito. Senza cose strane. In effetti mi sono accorta che da qualche settimane stavo rispettando il vecchio regime alimentare ferreo, l’unico che mi ha garantisce di stare bene con le mie allergie.
C’è un però. Ahah.
Esattamente sabato sera avevo “sgarrato”. Abbiamo organizzato una cena all’ultimo minuto a base di pizza e piadina con degli amici e io ho assaggiato un paio di bocconi di piadina al prosciutto crudo di mia figlia. Solo dopo due giorni, quando il prurito non mi ha dato tregua per un paio d’ore ho fatto due più due. Tutto questo per dire che le distrazioni sono all’ordine del giorno anche per un’allergica di lungo corso come me.
La cosa divertente (?) è stata che le mie due figlie, vedendomi intenta a spalmarmi olio lenitivo per calmare il prurito, si sono accordate per aiutarmi. Si sono date come impegno di non offrirmi più nulla di quello che mi fa venire l’allergia, allontanando fisicamente il piatto pieno di cose che la mamma non può mangiare così non le viene voglia di assaggiarlo.
Spesso leggo di genitori che hanno bambini allergici e di quanto sia difficile star loro vicini (consolandoli, responsabilizzandoli, essendoci quando ce n’è bisogno e stanno male, ma anche – e soprattutto – quando stanno bene). Pensavo che per i miei figli fosse ancora poco chiaro il concetto di reazione allergia e di cosa succede alla loro madre quando assaggia (e non potrebbe mangiare) certi ingredienti. Pare invece che stiano diventando grandi e sensibili a un tema così delicato a casa mia.
Grazie per aver condiviso questi bei momenti 🙂 coi tuoi bimbi
Sono bravi loro, anche se è difficile far capire loro che devono mangiare certi alimenti, quando io non posso.
Grazie e buona giornata 🙂
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