Vivere con le allergie è nato con l’intento di creare una sorta di giardino d’inverno virtuale in cui mi sarebbe piaciuto incontrare persone allergiche come me per parlare delle nostre magagne con tranquillità. Allergie e serenità però non sempre riescono ad andare d’accordo.

A volte essere allergici può essere una strada in salita con qualche tornante di troppo e l’asfalto scivoloso. Se una persona scopre di avere delle reazioni allergiche riconducibili ad un unico allergene che magari non le condiziona perentoriamente la vita, forse – e dico forse – quella persona sarà una persona più serena. Scoprire – che ne so? – di essere allergica ai crostacei e magari i crostacei nemmeno in precedenza le piacevano non le cambierà la vita. Vivrà l’allergia con una bella alzata di spalle.

Scoprire di essere allergici a più cose contemporaneamente e avere un sistema immunitario scattante ad allergeni molto presenti nella via quotidiana (nel mio caso penso alle allergie alimentari specifiche e al nichel), non lascia ampio spazio alla tranquillità. E’ per questo secondo gruppo che ho pensato di curare questo blog cercando di mettere a nudo per chi mi legge le difficoltà che, ancora dopo quasi quindici anni di equilibrismi con le allergie, affronto.

E’ di ieri una bella (si fa per dire!) reazione allergica a causa di una mia distrazione. Ha cominciato nel pomeriggio con un paio di ponfi all’occhio sinistro, che in serata si sono estesi su entrambi gli occhi. Mi conosco. So che non esistono eccezioni alla regola aurea “non assaggiare niente se non ne sei sicura“, ma succede anche che una torni a casa e abbia semplicemente fame e in frigo non ci sia nulla di commestibile che le sia permesso di mangiare. Poi le lacrime di coccodrillo sono assolutamente inutili (utilissime invece a peggiorare il contorno-occhi già seriamente provato dall’edema).

Eppure per chi non lo prova (e non lo auguro davvero a nessuno, ci mancherebbe) è difficile da capire. L’altro giorno leggevo una serie di battute poco felici nel più grande contenitore di chiacchiere virtuali al mondo tra chi chiedeva comprensione (della serie: non so bene cosa mi stia succedendo, ma sto male a causa delle allergie) e chi, senza troppi giri di parole, scrollava le spalle e lo mandava a quel paese. Mi sono messa nei panni di chi stava male. Ho pensato che, certo, la prima cosa da fare in caso di allergia è di rivolgersi al proprio medico, per carità. Capita anche che il medico, una volta messa a fuoco la tua reattività, ti lasci con un pacco di carte da interpretare e da sperimentare sulla tua pelle. Non è sempre così facile e automatico rivedere le proprie abitudini quotidiane, dopo la diagnosi. Il medico non è la tua mamma che ti può prendere per mano e sostenerti (come solo una mamma sa fare tutti i giorni a qualsiasi ora, anche di notte). Nemmeno facebook lo è, se è per quello.

Eppure, qualche volta si avrebbe tanto bisogno di una semplice pacca sulla spalla di comprensione. A volte basta poco. Davvero poco. Questo è quello che io posso offrirvi. Niente consigli medici, non sono un medico. Niente soluzioni miracolose, perché non ci credo. Solo una banalissima pacca sulle spalle perché anch’io ci sono dentro fino al collo e senza nemmeno l’attenuante di essere allergica da poco. E’ quello di cui avevo bisogno anch’io qualche sera fa (e anche questa mattina, nonostante già da ieri sera abbia iniziato la terapia tradizionale).