Wednesday, May 14, 2025
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Involtini di pollo per allergici al nichel

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Con l’arrivo dell’autunno torna la mia voglia di mangiare carne e in particolare di qualcosa di saporito.

Per questo fine settimana intendo cucinare gli involtini di pollo. Per essere perfetti anche per chi è allergico al nichel come me è fondamentale scegliere bene gli ingredienti.
Io non uso mai (e non solo per gli involtini di pollo) i salumi che contengono spezie non meglio identificate o aromi naturali o vegetali. Ho sempre il sospetto che dietro queste diciture anonime si nasconda qualcosa che non va: d’altronde se fossero alimenti sani e così naturali (non necessariamente nichel-consentiti, eh) che male ci sarebbe ad elencarli esplicitamente?
L’unico salume che mi concedo è il Prosciutto crudo di Parma. Non si tratta di pubblicità (figurarsi se il produttore del suddetto cosciotto ha bisogno di questo blog). Come mi è già capitato altre volte di dire, qui segnalo solo prodotti che io-pluriallegica posso usare e che non mi hanno fatto male. Di solito lo compro pre-confezionato: è così che ho scoperto che non ci sono aggiunte di conservanti o aromi. C’è solo la carne e il sale. Costa di più, ma sono sicura di non avere problemi.

Per me e la mia famiglia che è composta da 5 persone ho comprato 10 fettine di petto di pollo (tagliate sottili e schiacciate affinché siano ancora più sottili), due etti di Prosciutto crudo di Parma, un pezzo di formaggio Asiago (anche nel caso del formaggio controllo sempre sulla confezione che ci siano esclusivamente latte, caglio e sale, senza altre aggiunte).

Il formaggio lo compro in un unico pezzo e poi lo affetto da sola, il più sottile possibile e lo metto in alcuni involtini (quelli riservati a me e a mio marito, visto che ai bambini non piace l’idea del formaggio).

Stesi i petto di pollo, aggiunti il prosciutto crudo e il formaggio, li chiudo, facendo dei rotolini, con gli stuzzicadenti. Di solito li cucino in forno, utilizzando la teglia e la carta da forno sulla quale metto un po’ di olio extravergine d’oliva. Alla fine spargo un po’ di sale e pochissimo pepe (se i bimbi vedono i puntini neri del pepe, rischio di dover mangiare da sola tutti gli involtini). La quantità di sale dipende dai vostri gusti, visto che il prosciutto è già saporito di suo, io ne aggiungo davvero pochissimo.

Per cuocerli uso il forno caldo a 200°. In una ventina di minuti sono pronti (con cinque minuti scarsi di grill gli faccio venire una bella doratura sopra). Io – che sono una pessima cuoca – li sorveglio e li giro se vedo che si cuociono troppo da una parte. Anche se il formaggio lo metto solo in alcuni involtini, la cremina che fuori esce è buonissima anche per tutti gli altri.

A me è venuta l’acqualina in bocca e a voi?

Buon appetito!

Allergia al nichel e gli occhiali

Vivo con l’allergia al nichel da sempre e la mia pelle non mi perdona più. Mi conosce troppo bene.

Posso contare sulle dita di una mano i detergenti, le creme o gli oli e i deodoranti che posso usare senza problemi.

Niente trucco. Ho provato qualcosa, ma a parte spendere soldi, non sono mai riuscita a usare nulla nel medio periodo senza avere fastidiose dermatiti da contatto sul viso. All’inizio di quest’estate ho comprato l’ennesimo mascara, che – tanto per cambiare – è rimasto intonso in borsa senza che sia riuscita a trovare il coraggio di metterlo. La colpa in questo caso non è stata del rimmel ma dei diversi pollini che nel tempo si sono succeduti e che non perdonano ancora i miei occhi. Quindi, perché azzardare ulteriormente? (Sì, lo so da sola di essere stata una scema a spendere dei soldi per una cosa che non userò. Be’, chissà magari…).

Una cosa a cui non avevo ancora rinunciato erano le meches sui capelli. Ho una carnagione chiara, che verte al verdognolo in pieno inverno, e i capelli castano-topo. L’unica soluzione per non sembrare mia nonna era quella di schiarire i capelli. Pur preavvisando i parrucchieri dai quali sono andata della mia allergia al nichel, le mie visite tri-quadrimestrali non sono mai state esenti da reazioni cutanee. Se bella vuoi apparire, un po’ devi soffrire – dice il proverbio. Così tra un paio di orecchie alla Dumbo e qualche antistaminico me la sono cavata egregiamente fino al giugno scorso, quando dopo qualche ora dall’uscita del coiffeur ho sentito quel fastidioso e insistente prurito alla gola e relativa sensazione di dover ingoiare una matassa di lana. E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso (di paura). A settembre sono tornata a tagliare i capelli e il parrucchiere che ha visto la mia ricrescita voleva farmi le meches. Gli ho spiegato che non ho più intenzione di farle e lui – giusto per farmi sentire bene (è ironico, sia chiaro) – mi ha detto che il biondo è il mio colore e che potevamo trovare una soluzione.

Tanto per provare! – ha detto.

Io però ho solo tagliato i capelli (perché non ho tanta voglia di “provare”) e da quattro mesi non faccio il colore. Fa tanto allergici anonimi: mi chiamo Simonetta e non faccio le meches da 136 giorni. Ahah.

L’ultima cosa che mi è rimasta per ravvivare il viso sono gli occhiali (ne avevo già parlato in un altro post). Anche qui gli equilibrismi non sono mancati e solo dopo vari tentativi ho capito che posso indossare solo occhiali di plastica senza alcun contatto con il metallo.
Mi spiego. L’unico metallo consentito è quello che permette la piegatura delle stanghette (ad un centimetro abbondante dalla tempia, per capirci). Una volta ho comprato un paio di occhiali chiccosissimi che avevano delle applicazioni in metallo – seppur ricoperte da silicone – proprio dove gli occhiali appoggiano sul naso. Non vi dico come mi avevano ridotta. Da quella volta ho capito e nessuna montatura ultra-figa mi fregherà più.

Essere carini e vivere con le allergie non è sempre facile: intanto io ci provo.

Fasi (emotive) del mio vivere con le allergie

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Da quando ho scoperto di avere una serie di allergie alimentari (e ormai è parecchio tempo che ci convivo) ho passato diverse fasi.

La prima fase è stata quella dell’inflessibilità. Preferivo non mangiare. Saltavo un pasto piuttosto che rischiare la salute. E’ vero che sono un soggetto allergico a vario titolo da sempre e quindi, quando ho scoperto cosa mi provocava reazioni allergiche più o meno gravi, ho pensato bene di chiudermi a riccio nelle mie poche, ma sicure, certezze alimentari.

La seconda fase è stata quella della fiducia. La mia allergologa a distanza di qualche anno, e una situazione clinica decisamente migliore, mi ha consigliato di provare ad aggiungere qualche alimento a rotazione, stando sempre attentissima ai segnali di insofferenza (ma ormai conoscevo me, le mie reazioni e la mia allergologa sapeva di potersi fidarsi di me). Purtroppo la fiducia è andata in pezzi quando ho avuto l’ultima e la peggiore reazione allergica nel 2004. Sono arrivata al pronto soccorso per pura fortuna  e solo perché l’ospedale era vicinissimo a dove mi trovavo io.

La terza fase è stata quella del mai-stata-meglio-di-così. E’ il periodo collegato alle tre maternità, una in fila all’altra (incinta-allattamento-incinta-allattamento-incinta-allattamento). Gli ormoni l’hanno fatta da padroni con il mio cervello e con il mio fisico. E’ come se il bambino e la sua presenza avesse tutelato anche me e il mio sistema immunitario. Della serie: dove si comprano ‘sti ormoni in barile, che ne voglio ancora?

La quarta fase è quella della consapevolezza. So di stare male se azzardo (niente di che, basta leggere il mio Diario delle allergie su questo blog), ma ci provo ancora. Il cortisone è il mio fido compagno di viaggio, ma non disdegno qualche rimedio omeopatico come aiuto alternativo (prescritto rigorosamente dalla mia omeopata attentissima alle mie esigenze).

Sto entrando in una nuova fase della mia vita, la menopausa, e so già che la convivenza con le mie allergie si trasformerà. Cambierò io (fisicamente ne ho già le prove), ma si modificherà anche il mio approccio con gli allergeni.

Leggo ancora, tra gli altri, l’articolo sul Fatto Alimentare e la pasta Ikea ritirata dal mercato per presenza – non dichiarata- alla soia e mi arrabbio. Riconosco l’onestà del colosso svedese ad ammettere pubblicamente la svista (?), per carità. Quello che mi fa andare fuori dai gangheri è che ogni volta che sento notizie di questo tenore mi sorge un dubbio: perché è così difficile sapere cosa mettiamo in tavola? Non lo dico solo da soggetto allergico. Lo penso come consumatrice, prima di tutto, e come madre.

Quindi quando tornerò a fare la spesa, come ogni fine settimana, indosserò come sempre i panni di una novella Sherlock Holmes alimentare, sperando che nessuno (più) dimentichi di indicare qualche ingrediente segreto.

Fasi (emotive) del mio vivere con le allergie nel tempo.

Alfabeto delle mie non-allergie

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In questo blog parlo di allergie a 360° gradi. Per sopravvivere a un sistema immunitario impazzito come il mio, all’autunno, alla riduzione del numero di ore di luce bisogna trovare degli escamotage divertenti per sorridere insieme. Allora vi sfido a stendere il vostro alfabeto di cose – anche assurde – alla quale non siete allergici. Ci siete? Pronti?

Ecco la mia lista. Io non sono allergica a:

A-more degli altri e per me stessa. Mica poco, eh?

B-aci naturali, quelli dati con spontaneità (e privi di rossetto per intenderci, ahah!), e alla b-oule dell’acqua calda quando fa freddo e alle b-orse (di cui sono una fanatica ammiratrice e fruitrice).

C-occole nell’accezione più ampia possibile: quelle dei miei bambini, del mio compagno, quelle che mi dedico quando riesco – vista la folla che mi circonda – a stare da sola. Non sono allergica al c-affè, al c-appuccino, ai c-etrioli, al c-aldo e alle c-amminate mattutine.

D-anza: ballare fa bene all’umore e sconfigge i momenti tristoni di quando non ne puoi più delle allergie.

E-state ed e-sposizione al sole: amo il sole, i suoi raggi, la sua luce e non avrei mai abbastanza.

F-arfalle, perché mi assomigliano un po’. No, non perché sono belle, ma perché sono delicate e eteree, come mi sento quando le allergie mi privano di sensazioni, sapori e odori.

G-atto: strano ma vero, non sono allergica al pelo del gatto. Ma anche g-elato al fior di latte in quantità.

H-amburger: squisito! Sì, lo so. Ne sono consapevole: non potrò mai essere vegetariana.

I-llusioni: perché alla fine ci spero con tutte le mie energie di poter stare meglio di così, anche se non mi lamento, perché c’è decisamente di peggio.

L-atte: è la mia salvezza alimentare sotto forma di bevanda, di yogurt, di formaggio e di gelato.

M-are: lo adoro d’estate e d’inverno, in autunno e in primavera e mi aspetta 365 giorni all’anno a poche centinaia di metri da casa.

N-atale: mi piacciono le feste, sempre e comunque.

O-lio evo e o-live: unico e sano condimento naturalissimo nichel-consentito.

P-esce: mmm, buonissimo.

Q-ualità e q-uantità: certo, se devo limitarmi a causa delle mie molteplici allergie, che io non debba rinunciare al tipo e numero di alimenti-indumenti consentiti.

R-agni (“ragno porta guadagno”, ahah). Non sono allergica nemmeno alla r-agionevolezza, altrimenti sarei fritta (in olio extravergine d’oliva).

S-ale: per fortuna che ci sei. Non sono allergica anche alle s-carpe, alle s-ciarpe di s-eta e ai s-ogni.

T-entazioni: vivere con le allergie è difficile, ma ho imparato e continuo ad imparare a conviverci, nonostante sia t-entata di infrangere qualche ristrettezza di troppo.

U-ova: la mia salvezza dolcissima.

V-ita: vivo con le allergie, ma amo questa esistenza che mi è stata concessa con la condizionale. Ahah.

Z-ucchine: sono diventata un’esperta elaboratrice di ricette a base di questo ortaggio. Grazie al cielo non sono allergica allo z-ucchero.

Buona settimana non-allergica a tutti.

Allergie invernali

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Con l’arrivo del freddo, le allergie non vanno in letargo (purtroppo). Al contrario, soprattutto per chi è allergico agli acari e ai pollini della parietaria inizia un periodo difficile.

Di allergie invernali se ne parlerà a Genova dal 1° al 3 ottobre prossimi al Congresso della Società Italiana medicina respiratoria (Simer).

Per saperne di più vi lascio un paio di link utili (L’autunno sta arrivando e Allergie invernali, casa pulita e vitamina D per prevenirle) dove approfondire, attraverso le interviste ai relatori, gli argomenti che verranno trattati durante la tre-giorni di conegni. Uno dei temi che si affronterà sicuramente è il ruolo della vitamina D nella cura delle allergie perenni. Come non essere interessata quindi dai risultati;)?
Intanto che aspettiamo le novità che verranno presentate a Genova, vi (e  mi) consiglio di approfittare delle ultime giornate di sole che con la vitamina D fanno una coppiata vincente (anche per l’umore, se siete meteopatici come me).

Allergia al nichel e voglia di meringhe

Ho voglia di mangiare dolcezze che non contengano farine di alcun tipo e che non siano il solito yogurt con lo zucchero, anche se è davvero comodo. La mia allergia al nichel non perdona negli ultimi tempi e quindi non mi consente di sgarrare a tavola.

Tolta di nuovo anche la farina 00 – l’unica che mi restava, a causa del nichel e della mia allergia al riso -, gli zuccheri li prendo dallo zucchero.

Lo so già cosa state per dirmi: lo zucchero fa male. Pare che sia la nuova moda del momento. A turno, un alimento deve necessariamente fare male. Questo è il periodo dello zucchero, appunto. Io mi sono fatta un’idea. Sono d’accordo con chi dice che lo zucchero non faccia bene, ma solo ad alcune condizioni:

1. se ad esempio lo mangi a badilate. Ecco, non è il mio caso.

2. sembri un cammello dalle gobbe straripanti di bevande artificiali e dolciastre. Di nuovo, non è il mio caso (apro una parentesi: avete mai provato a leggere quanti ingredienti si nascondono in una bibita gassata? Ehm, e non aggiungo altro).

3. la tua dieta quotidiana prevede una montagna di biscotti, brioches e prodotti da forno (magari con la scusa che per la prova costume manca tutto l’autunno, tutto l’inverno e l’intera primavera). Sembrerò banale, ma anche questa ipotesi non fa al caso mio (no, non il discorso della prova costume. Ahah!).

Ecco che lo zucchero è il mio alleato più fedele per non andare in calo glicemico.

Nel caffellatte a colazione.

Nelle meringhe che ho impiegato un’intera estate a cucinare. No, va be’ che la cottura è lenta e a fuoco basso, ma cosa avete capito? E’ che sono difficili da preparare. Per una come me che odia cucinare, ancora di più.

La base di partenza è un mix di tre ricette. La prima di Giallo Zafferano, quella di Pianeta Donna e l’ultima di Amo la cucina italiana.

Gli ingredienti sono pochissimi e tutti rigorosamente nichel-consentiti: 4 albumi, 250 g di zucchero semolato e qualche goccia di limone (il limone serve più per togliere quel fastidioso odore di uovo e per rendere le meringhe più lucide, che altro).

Il vero segreto per la riuscita delle meringhe sono le fruste elettriche e il riuscire a montare a neve le uova alla perfezione. Non ultimo, ma altrettanto fondamentale è la cottura. Ci vogliono due ore abbondanti in un forno caldo tra gli 80° e i 100°. Devono asciugare bene-benissimo affinché si eviti quell’antipatica sensazione di colla quando le addenti famelica. Più sono piccole e più sono buone. Tanta è la fatica che si fa a prepararle, quanto sono veloci da finire, però.

Rimane sempre buona l’ipotesi che avevo suggerito qualche tempo fa (in questo post): fatene una scorta home-made (tanto di moda l’home-made. Ahah!) o compratene in quantità industriale e già pronte in pasticceria (in questo caso controllate sempre la lista degli ingredienti per stare sicuri in caso di allergia).

Dolce, anzi dolcissima, giornata a tutti.

Allergie e cure estetiche naturali

Non so se avete fatto caso, ma le allergie non stanno passando più inosservate come una volta. Notizie relative a shock anafilattici stanno diventando, aimé, di moda e, a dirla tutta, ci vedo un po’ di macabro voyerismo.

Non voglio però parlare di questo. Preferisco iniziare il weekend con un po’ di leggerezza, visto che settembre, con tutte le sue incombenze da ripresa (lavoro, scuola dei bambini, sport…), è partito in quinta. Sul finire di quest’estate una delle news che è rimbalzata spesso su vari giornali on line riguardava  l’aumento di reazioni allergiche da contatto in seguito a cure estetiche naturali.

La cosa, in questo caso, mi ha fatto sorridere e vi spiego perché. Uno dei test che si fanno per scoprire a cosa si è allergici è proprio una prova cutanea. Viene applicata l’essenza di un certo alimento o polline e sorpresa-sorpresa se la parte si arrossa o si gonfia si scopre l’allergene a cui siamo reattivi. La voglia moderna di ritorno alla natura nella convinzione che con il biologico-naturale spariscano per magia tutte le nostre debolezze temo che sia un grosso abbaglio. A riprova, purtroppo, è proprio l’aumento della allergie da contatto con sostanze come frutta e verdura che, se applicate sulla pelle, fanno sbocciare una brutta e fastidiosa irritazione.

Il lato positivo c’è. C’è sempre. Scoprire di essere allergici a qualche alimento in seguito ad una cura di bellezza potrebbe essere invece un bene. E, credetemi, è certamente preferibile uscire dal massaggiatore con un’alternativa faccia a pois, piuttosto che assaggiando un alimento e sperimentando una crisi allergica nel più brutale dei modi sentendosi la gola restringersi.

La verità è che forse stiamo solo diventando tutti un po’ più fragili e che rotolarsi nella paglia per sembrare più belli e raggiungere una maggiore tranquillità d’animo non risponde davvero al nostro bisogno di benessere.

Vi sembrerà banale, ma il mio consiglio per rilassarsi o per far sgonfiare le borse sotto gli occhi è molto più semplice ed economico: concedersi il dovuto riposo, regalarsi un po’ di ore di sonno extra e rallentare.

 

 

Allergie alimentari e divieti

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Ho cominciato a tenere questo blog con l’ambizione di fare un pezzo di strada nel mondo delle allergie insieme ad altri viaggiatori dal sistema immunitario delicato come il mio. Il percorso non è mai lineare. Lo sapevo prima di cominciare ad aggiornare questo giardino virtuale. Ne sono consapevole tutt’ora.

Ammetterlo è un’altra cosa.

Riconoscere le proprie debolezze è complicato. E’ difficile farlo qui, pubblicamente. E’ odioso farlo con me stessa.

Quando incontro una persona (molto) allergica, mi sembra sempre di trovare un’amica. E con un’amica – magari alle prime armi – cerchi di tenere nascosti i lati oscuri del vivere con le allergie. Cerchi di farle notare gli aspetti positivi – che poi è uno solo fondamentalmente il lato positivo e cioè che solo conoscendo le proprie allergie si può provare a stare meglio -.

Quest’anno però mi sono intestardita a voler sperimentare nuovi alimenti nichel-consentiti (potete leggere i post taggati con Diario delle allergie) che per più di un decennio avevo tenuto lontani dalla mia tavola con successo e senza troppe difficoltà. Non so dirvi perché, ma l’allergia al nichel è quella che vivo in modo peggiore delle altre. Solo dopo quattro anni di dieta ferrea, nel 2004 l’allergologa mi aveva dato l’ok a sperimentare l’introduzione di qualche alimento, ma quando sono finita al pronto soccorso in shock anafilattico per del radicchio, ho preferito soprassedere. Detto tra noi, la paura può essere un ottimo inibitore della voglia di qualcosa di nuovo.

Alla fine di questa estate 2014 devo però tirare le fila delle mie sperimentazioni e le conclusioni non sono quelle che mi ero aspettata.

Sulla media distanza intesa in senso temporale, il nichel la vince sempre. C’è chi parla di accumulo o chi dice che tolti pesce, carne e latticini, la percentuale di nichel – seppur in varia misura – è pur sempre presente negli alimenti e come tale la reazione allergica aspetta dietro l’angolo. Sta di fatto che ultimamente stanno diventando troppe le volte in cui devo ricorrere ai farmaci per stare bene.

Ok, direte voi, basta che elimini di nuovo tutto ciò che non è pesce, carne e latticini (e poco più).

Eggià, vi rispondo io, solo che non ce la faccio. Questa volta sono io che ne ho le pa§§e piene dei divieti. Uffa! Uffa! E uffa!

Sono una persona abbastanza ragionevole e immagino – o almeno lo spero – che riuscirò a trovare la forza per riprendere le vecchie abitudini dietetiche. Mi sembrava giusto condividere con voi anche le difficoltà che vivere con le allergie tutti i giorni comporta.

p.s. Credo che il nuovo notes che mi è stato regalato in questi giorni verrà utilizzato per appuntare la mia dieta nichel-tested.

Giornata mondiale dell’orticaria

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Giornata mondiale dell'orticariaIl 1° ottobre FederASMA e Allergie Onlus, con Novartis come sponsor, hanno promosso in Italia la Prima giornata mondiale dell’Orticaria.

Se siete arrivati qui, un’idea di cosa sia l’orticaria l’avete sicuramente, perché l’avete provata sulla vostra pelle o perché l’avete vista fiorire sulla pelle di qualcuno a voi vicino. Non tutti sono ancora sufficientemente informati sul tema ed è così che è nata l’idea di organizzare una giornata di sensibilizzazione su un tema così spinoso (ahah! perdonatemi la facile ironia, ma chi non associa un attacco di orticaria alla sensazione di prurito, e spine appunto, distribuito sulla cute, alzi la mano ;)!).

Una definizione scientifica più accurata la prendo in prestito direttamente dal sito degli organizzatori dell’iniziativa

“L’orticaria è tra le più frequenti e comuni forme di malattie dermatologiche. E’ caratterizzata dalla comparsa di pomfi (arrossamenti rilevati della cute) di colore rosso-rosa, di forma e grandezza variabile, da piccole lesioni ad ampi elementi figurati, più o meno numerosi (possono interessare una parte o tutto il corpo), pruriginosi, ad insorgenza quotidiana o ad episodi ricorrenti, di durata variabile da una o più ore. Si stima che circa il 20% della popolazione (una persona su quattro) presenti almeno un episodio di orticaria nel corso della propria vita.L’orticaria colpisce prevalentemente soggetti adulti in età compresa tra 20 e 40 anni ed è più comune tra le donne.
Nella maggior parte dei casi la dermatosi presenta un decorso inferiore alle 6 settimane (orticaria acuta), mentre un’eruzione che persiste per un tempo superiore alle 6 settimane caratterizza la cosiddetta orticaria cronica.
L’orticaria acuta è spesso provocata da reazioni allergiche, in particolare a farmaci e/o alimenti, anche se le cause scatenanti possono essere molteplici.
L’orticaria cronica clinicamente si presenta allo stesso modo dell’orticaria acuta, raramente può essere di natura allergica. Le cause scatenanti sono estremamente numerose e non sempre di facile identificazione.
L’orticaria spontanea cronica (CSU) è caratterizzata dalla presenza giornaliera o quasi giornaliera di pomfi e prurito per almeno 6 settimane, in assenza di stimoli esterni. La CSU ha un andamento intermittente ed imprevedibile. Può essere associata alla comparsa di angioedema (rigonfiamento localizzato degli strati più profondi della cute) che si manifesta prevalentemente in alcune aree quali labbra, palpebre, mani, piedi, genitali, lingua e faringe. Il prurito, che di solito aumenta durante le ore notturne, interferisce notevolmente sulla qualità del sonno. L’orticaria cronica ha quindi un impatto negativo sulla qualità della vita delle persone, che riferiscono spesso di limitazioni delle attività fisiche, cali di energia, compromissioni delle attività sociali e professionali. E’ stato, inoltre, dimostrato come alcune comorbilità quali ansia e depressione sono frequentemente associate all’orticaria cronica spontanea.
La durata della malattia è variabile. In circa un terzo delle persone con orticaria cronica i sintomi possono essere ancora presenti ad un anno dal primo episodio.”

Vi invito a leggere tutta l’informazione molto dettagliata disponibile direttamente nel sito di Federasma al link http://www.federasmaeallergie.org/urticariaday2014/.

Per finire il 1° ottobre prossimo vi suggerisco di seguire l’hashtag #urticariaday2014 sui social. Sarà un occasione per saperne di più tutti insieme.

Vi aspetto!

Buon weekend.

Vivere con le allergie è noioso

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Vivere con le (tante) allergie è noioso.

All’inizio è tutta una novità (non necessariamente negativa, anche). Ad certo punto scatta la noia.

Diventa noioso mangiare: mangi sempre le stesse identiche cose. E non puoi nemmeno camuffarle, per farle sembrare più belle nel piatto. Uffa!

Diventa noioso vestirsi: ti metti sempre gli stessi abiti in fibra naturale, ma sempre gli stessi. Uffa!

Diventa noioso fare shopping: no, quel pantalone è bellissimo, ma l’etichetta non ammette repliche, visto che il 45% è acrilico – e l’acrilico non perdona. No, la gonna per l’inverno non puoi metterla senza i collant, e le calze è arci-noto che ti creano un imbarazzante prurito dalla vita in giù. No, quel bellissimo borsone non ha senso comprarlo, con tutte quelle applicazioni in metallo: l’hai già sperimentato e sai che in estate la pelle a contatto con quell’accessorio assume un acceso color fuxia. No, non ti far infinocchiare dall’erborista. Sì, lo so che c’è scritto nichel-tested, ma la mandorla – dove la mettiamo la mandorla? Uffa!

Diventa noioso persino spiegarlo a chi conosci per un caffè che sei allergica e che no, non puoi assaggiare quel pasticcino e nemmeno, la frutta, la verdura, i cereali, – sì, tutti i cereali, no, nemmeno il kamut. Uffa!

Diventi noioso per te stesso che avresti voglia di un guizzo di novità, soprattutto durante il cambio di stagione, che si chiama “cambio” proprio per questo, perché dovrebbe permetterti di variare e tu invece sei inchiodata alla medesima routine.

Quando tutto è coperto da questa fastidiosissima sensazione di grigio (noioso – ma che ve lo dico a fare?), ti dici che sei una persona fortunata.

Sei fortunata a sapere esattamente a quali cose sei allergica. Meglio esserne consapevole, piuttosto che scoprirlo durante una cenetta a luna di candela con il tuo Lui o Lei (ok, a me è successo di gonfiarmi come un pallone e finire direttamente al pronto soccorso proprio all’inizio della mia ultima relazione. Ok – vedete la fortuna? – quell’uomo è diventato mio marito, stiamo ancora insieme dopo 15 anni e grazie al suo DNA ho tre stupendi bambini).

Sei fortunata perché sai esattamente cosa mangi. Sempre. Ok, non potrai mai diventare vegetariana, vegana o crudista, ma non si può dire che tu non sappia cosa contiene il tuo frigorifero. Per buona pace del resto della tua famiglia.

Sei fortunata perché tra te e Cleopatra il passo è breve. Lei faceva il bagno nel latte e a te poco ci manca. Insomma, puoi considerarti un vera quasi-regina. Ahah! Da autentica quasi-regina, l’oro è l’unico metallo che puoi indossare. Ti pare poco?

Sei fortunata perché quando hai detto ai tuoi figli di schiaffeggiarti la mano nel malaugurato caso in cui ti fossi avvicinata pericolosamente ad una patatina fritta (ma le patatine erano fatte solo con patate, sale e olivo evo – che quindi ti erano permesse nella dieta, nonostante la tua allergia al nichel) loro ti hanno preso sul serio. Sul serissimo! Se le sono mangiate tutte. Per il tuo bene.
– Si chiama amore! – ha detto tua figlia.
– Sì, – le ho risposto – per le patatine! – Ahah.

Sei fortunata perché alla fine, anche nei momenti più noiososi, sei circondata da una famiglia chiassosa, ma che riesce a farti sorridere.

Tutto questo pippone per dirvi che vivere con le allergie è palloso, ma se avete delle persone speciali che vi stanno vicine e riescono a farvi ridere anche del vostro sistema immunitario impazzito siete sicuramente fortunati. Molto fortunati.

E voi, come affrontate i momenti in cui siete giù di tono a causa delle vostre allergie?

Auguro a tutti la fortuna di passare una felice e ridanciana settimana :).