Scoprire di avere una dermatite allergica da contatto è un sollievo e una condanna allo stesso tempo.

E’ un sollievo perché finalmente capisci di non essere un pazzo che si gratta come un gatto in una o più zone localizzate e che se la tua pelle assomiglia a una carta geografica c’è un perché. E non è tua la colpa.
E’ una condanna perché devi capire cosa ti provoca il prurito e perché vorresti avere una volta per tutte una pelle liscia e trasparente come quella che si vede nelle pubblicità.

Insomma la dermatite allergica da contatto è una gran rottura di scatole. E’ fastidiosa, spesso è inopportuna, è brutta da vedersi ed è insistente.
Se con l’allergia alimentare elimini l’allergene che ti provoca una reazione e stai bene (o quasi, come nel caso dell’allergia al nichel – visto che il metallo è contenuto in tantissimi alimenti), con l’allergia da contatto non è altrettanto facile.

Devi fare attenzione a cosa tocca la tua pelle. Per cominciare è necessario fare attenzione a tutti i prodotti per la detersione e la cura come saponi, shampoo, creme, make up, tinture per capelli. L’unico suggerimento utile che mi sento di dare è quello di studiare attentamente la composizione di ciascun prodotto.
Non è detto, ad esempio, che la dicitura nichel tested per chi come me è allergico al metallo sia sufficiente per usare un olio o un rossetto a cuor leggero (ma ne avevo già parlato in un altro post).

E’ necessario controllare sempre le etichette dei tessuti che si indossano.
A questo proposito mi sono finalmente imbattuta in un articolo utilissimo a cura della Società italiana di dermatologia allergologica professionale e ambientale che oltre a dettagliare tutti i tipi di dermatiti dice: “le manifestazioni dermatologiche causate da contatto con gli indumenti sono generalmente attribuite a sostanze chimiche e coloranti che vengono aggiunti alle fibre tessili durante la loro manifattura e assemblaggio in indumenti. In particolare, gli agenti responsabili sono rappresentati da prodotti per le tinture e per il finissaggio, i metalli, la gomma e le colle. Occasionalmente anche gli sbiancanti ottici, i bioacidi, i materiali ignifughi ed altre sostanze chimiche aggiunte sono responsabili dell’insorgenza del quadro clinico cutaneo. I coloranti sono le sostanze chimiche più usate e possono essere classificate in acidi, diretti, reattivi, dispersi: vengono legati al mordente per diffondere più facilmente tra le fibre. Dal punto di vista della classe chimica il 40% dei coloranti tessili sono azoici ma non tutti sono altamente allergizzanti. Tra questi coloranti quelli che più facilmente determinano sensibilizzazioni appartengono al gruppo dei dispersi: questi formano legami stabili con le fibre naturali mentre si legano meno stabilmente con le fibre sintetiche. Sono composti liposolubili e per questa caratteristica penetrano bene attraverso la cute.” Il testo integrale sulle Patologie cutanee da tessuti potete leggerlo qui nel sito della SIDAPA.

Cosa indossate oggi? Sapete esattamente la composizione di ogni indumento che portate?
Ahah.