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Allergia alimentare e al nichel e il cambio di stagione

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L’allergia alimentare e quella al nichel e il cambio di stagione ogni anno mi creano non pochi problemi.

Con una dieta ferrea come la mia a base di carne, pesce e latticini, lallergia a tavola diventa un problema durante il cambio di stagione.

Soprattutto in primavera il mio fisico sente il bisogno di modificare alimentazione con qualcosa di diverso, di fresco, di primaverile, e invece io devo rimanere ferma sempre sullo stesso punto. Inchiodata agli stessi sapori, colori e odori.

Il problema infatti nel corso di questi anni è che le mie allergie si sono evolute e nelle serie di test di controllo eseguiti negli anni ho scoperto di essere allergica ad alcuni alimenti specifici, a prescindere dal nichel, come riso, soia, orzoagrumi, kiwi, fragole, ciliegie, piselli, ananas, prugne, noci, nocciole, mandorle.

Nel 2004 però la mia dottoressa ha deciso di farmi inserire nella dieta alcuni alimenti a rotazione.

La mia prima voglia che mi sono tolta è stata quella del pane. Pane comune: farina di grano tenero, acqua e sale. Il problema è che non mi sentivo alla perfezione: oltre al prurito sul decolté, sulle braccia e sulle gambe, avevo la sensazione di gonfiore soprattutto agli occhi, alla bocca e alle mani. Nella peggiore delle ipotesi avevo la sensazione di prurito in gola, che a me spaventa molto.

Quell’anno sono finita di nuovo al pronto soccorso: avevo mangiato del Radicchio di Treviso crudo. Due ore dopo averlo ingurgitato ho fatto appena in tempo ad arrivare in ospedale (i medici mi hanno consigliato per il futuro di chiamare il 118 e di non avviarmi più da sola al pronto soccorso).

Essere allergici come me significa diventare degli investigatori speciali e dei profondi conoscitori del proprio corpo.
Vi spiego perché. Nel caso specifico del radicchio, le ipotesi alla mia reazione violenta sono state due. La prima e la più ovvia è che sia stato il radicchio e basta.
La seconda, meno scontata, è che sul radicchio ci fosse qualche pesticida e io, come allergica ai farmaci, abbia reagito in maniera così violenta a quello.

Il suggerimento della mia dottoressa è stata quella di riprovare a mangiare il radicchio lavandolo meglio.

– Come no? – le ho risposto. Ovviamente la prova non l’ho voluta fare.

Dopo la parentesi di “eccessi culinari” a base di pane e radicchio ho deciso che avrei resistito al cambio di stagione con gli unici alimenti che non mi danno problemi (anche di ansia) perché mangiare non può essere come giocare alla lotteria.

Questo gioco non fa per me.

Calendari dei pollini per il fine settimana

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Con la fine di aprile, ogni anno sento gli occhi che bruciano se dimentico di usare il collirio antistaminico. Il segnale è abbastanza forte e chiaro: la primavera e la natura fanno il loro dovere e i pollini cominciano il loro lavoro. Ecco un link utile per consultare il calendario dei pollini:

Allergie e emergenze

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Troppo spesso per me “allergie e emergenze” sono andate di pari passo.

All’inizio convivere con le allergie era una sorta di terno al lotto. Così almeno la vivevo io.
Non sapevo a chi rivolgermi.
L’allergologa mi aveva lasciato delle indicazioni. Qualche telefonata era possibile fargliela. Aggiungete qualche visita a pagamento, più per essere tranquillizzata che per effettivi problemi. Poi i controlli periodici.

Ecco la mia strategia. Vivo con la mia pochette contenente cortisone e antistaminico, entrambi da sciogliere in bocca in caso di emergenza, su prescrizione del medico. Li ho dovuti usare in dosi massicce solo poche volte da allora, con l’indicazione di dirigermi comunque verso il più vicino pronto soccorso. Averli con me, mi rassicura.

Come pure in primavera avere sempre a portata di mano il collirio e lo spray antistaminici per l’allergia alle graminacee e il salbutamolo in caso di asma.

Per quanto riguarda gli antistaminici e i cortisonici da assumere per bocca, se siete allergici al nichel come me, fate attenzione perché ce ne sono in circolazione alcuni tipi che contengono come eccipiente l’amido di mais.

L’ironia della sorte vuole che almeno in piena crisi allergica, io non debba assumere un ingrediente al quale sono allergica come il mais.

Attenzione: se la situazione si mette male – e noi allergici sappiamo esattamente quando la reazione non è sotto il nostro controllo – chiamate subito il 118. Non sottovalutate mai un problema allergico. Mi raccomando!

L’augurio è che il binomia “allergie ed emergenze” rimangano un retro-pensiero legato a un passato remoto.

Il nichel e gli ingredienti nascosti

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Una delle prime cose che ho dovuto imparare da quando mi hanno diagnosticato l’allergia al nichel è che non tutto quello che si mangia fosse e sia come pensavo.

Vi faccio un paio di esempi: io posso mangiare latte e latticini. Nel mio frigorifero non può mancare mai lo yogurt.

Solo yogurt però.

Vi è mai capitato di avvicinarvi al bancone degli yogurt di un supermercato? Avete presente? Distese di yogurt alla frutta, ai cereali, da bere, con qualche aggiunta o senza conservanti, biologici e chi più ne ha più ne metta. Poi finalmente ci sono quelli bianchi.

Una volta credevo che nello yogurt bianco ci fosse solo yogurt (al limite si distinguevano tra latte intero e scremato). Non è così facile, però. Anche tra gli yogurt bianchi può capitare di trovare degli ingredienti extra: se va bene, potete riconoscerli perché vengono definiti yogurt “cremosi”.

Ora però so anche cosa vuol dire. Può significare che sono dolcificati. Se ci fosse lo zucchero non ci sarebbe niente di male per me (lo zucchero raffinato lo posso mangiare).

l problema è che di solito contengono dolcificante d’uva e io sono allergica all’uva.
Mi è capitato anche di trovare dell’amido di mais (e non sto parlando di una sottomarca di yogurt del discount): questo mi ha fatto un po’ irritare, perché mi sono chiesta per quale motivo dovesse essere aggiunto del mais allo yogurt.
Un altro esempio altrettanto sorprendente riguarda un formaggio cremoso (di quelli da spalmare, di marca altrettanto nota). Non potendo mangiare carboidrati raffinati come il pane (con qualsiasi tipo di farina) su cui spalmare il formaggio, direte voi, a che ti servirà mai?
In realtà per me poteva essere un utile escamotage per mangiare fuori casa: non è proprio il massimo portarsi dietro il pezzo di parmigiano o la fetta di crudo. Tant’è.
Ancora una volta dietro la cremosità si nascondeva l’artificio: in questo caso tra gli ingredienti compariva la carragenina.

Cito: “Si tratta di un prodotto derivato dal carragheen, il cui nome deriva dalla località di Carragheen in Irlanda. E’ una gelatina di largo uso alimentare, medicinale ed industriale (serve per chiarificare miele, birra, per la fabbricazione della carta, di appretti ed altro ancora) soprattutto in Irlanda ed in Gran Bretagna; è ottenuta dalla bollitura di due alghe rosse della costa rocciosa dell’Atlantico settentrionale (Chondrus crispus e Gigartina mamitiosa) note coi nomi di muschio d’Irlanda, lichene marino o carragheen. La carragenina è costituita essenzialmente di sali di calcio, di potassio, di sodio e di magnesio di esteri solforici dei polisaccaridi che, per idrolisi, danno galattosio e 3,6-anidrogalattosio. Nota in campo alimentare come gelificante del budino e della gelatina delle torte e crostate viene venduta persino pura in bustine con molti nomi commerciali. Nelle etichette alimentari è indicata con la sigla E 407 (fonte: Wikipedia).”

Non tanto e non solo per le mie allergie, ma in quanto consumatrice rimango perplessa. Ecchecavolo! Essere una persona allergica e fare la spesa al supermercato può diventare una grande avventura, se non una caccia al tesoro.

Allergia ai FANS: principi attivi e eccipienti

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In gergo si parla di allergia ai FANS quando si ha l’allergia agli anti-infiammatori.
Cito da wikipedia: FANS è l’acronimo dell’espressione farmaci anti-infiammatori non steroidei e individua una classe di farmaci dall’effetto anti-infiammatorio, analgesico ed antipiretico.

Nel mio caso si tratta di allergia all’acido acetilsalicilico e all’ibuprofene. Qualche dubbio rimane sul nimesulide. Io, però, in caso di dubbio non ho più azzardato l’assunzione.

In realtà il problema della mia allergia ai farmaci è duplice: da una parte c’è l’allergia al principio attivo (che è quello che secondo il mio medico scatena le reazioni peggiori su di me e con tempi molto brevi), dall’altra c’è l’allergia agli eccipienti.

Una delle cose che ho dovuto scoprire è che tutte le compresse o gli sciroppi contengono delle sostanze aggiuntive necessarie (?) per renderli gradevoli o semplicemente più funzionali per l’assunzione del farmaco. Generalmente per le compresse viene impiegato l’amido di mais e negli sciroppi l’acido citrico. Neanche a dirlo, io non tollero nessuno di questi elementi.

Ho dovuto fare l’abitudine di leggere molto bene i bugiardini (e non solo nel caso dei farmaci, ma anche in caso di integratori alimentari di cui ho dovuto ricorrere durante e dopo le mie gravidanze).

Un consiglio che mi sento di dare a chi come me fosse allergico al nichel (e non solo) è di leggere sempre il contenuto del foglietto illustrativo di ciascun medicinale che assumete, perché spesso farmacisti e medici non sanno esattamente cosa c’è dentro ciascun farmaco (a loro discolpa c’è che sarebbe impossibile ricordarseli tutti).

L’allergia agli anti-infiammatori

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Io non sono solo – si fa per dire – allergica ai pollini, all’alternaria e al nichel. La mia allergia peggiore infatti è quella agli anti-infiammatori (l’unico che tollero attualmente è il paracetamolo).

La reazione dopo aver preso un anti-infiammatorio è sempre stata violenta, arrivata a distanza di poco tempo dall’assunzione, con corsa immediata al pronto soccorso. Senza via di scampo.

Fino al 2000, anno in cui la mia attuale dottoressa mi ha accolto sotto la sua ala protettrice e mi ha scansionato le diverse allergie, io pensavo di avere “solo” l’allergia, una cosa generica.

Da quell’anno in poi mi si sono schiarite le idee e ho capito quante componenti e quante differenti reazioni possono scatenarsi a seconda del tipo di allergene con il quale vengo a contatto.

Ho dovuto immediatamente abolire gli anti-infiammatori (attualmente tollero la tachipirina in compresse), che assumevo spesso e volentieri a causa di mal di testa ricorrenti. Non solo perché il medico mi ha spiegato che ogni reazione allergica tende ad essere peggiore rispetto alla precedente, ma anche perché il mal di testa era – pure quello – una conseguenza delle mie allergie. Insomma il gatto che si morde la coda.

Uno degli effetti degli allergeni su di me, che siano pollini o nichel o altro, è quello di provocarmi dei feroci mal di testa. Con la dieta a prova di nichel, le graminacee sotto controllo, l’alternaria riconosciuta ed evitata per quanto possibile, i mal di testa si sono ridotti notevolmente.

A onor del vero ci tengo a precisare che la mia allergia agli anti-infiammatori non è stata evidenziata con un test specifico (come è successo con i prick e il patch test per inalanti e nichel). Lo si è dedotto dai fatti: questo ha voluto dire che da allora in poi ogni volta che prendo un farmaco nuovo e non necessariamente un anti-infiammatorio, il punto di domanda rimane per qualche ora, soprattutto se è la prima volta che lo assumo.
Vi assicuro però che cerco di evitare il più possibile l’uso di farmaci o di utilizzare sempre gli stessi già testati.

p.s. Con il tempo il mal di testa è diventato una sorta di allarme-allergia. I miei familiari mi chiedono in automatico all’insorgere del mal di testa: – Cos’hai mangiato che non andava?

L’allergia alimentare è chic

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Considerato l’argomento di questo giardino d’inverno virtuale ogni tanto mi piace sorridere con voi, proponendovi qualcosa di divertente come l’idea che tutto sommato noi allergici alimentari siamo “alla moda”. Più o meno…

L’allergia alimentare è chic? La parola “dieta” per un’allergica al nichel ha un significato tutto particolare: non assumere alimenti contenenti nichel per evitare di stare male.

A ridosso della prova costume, parlare di dieta fa molto snob, perché di solito la si associa alla voglia di perdere peso.

Vi svelo un altro segreto.

La mia dieta (che trovate qui) non mi ha mai fatto perdere peso, in primo luogo perché ho fame e per compensare l’assenza di zuccheri non raffinati, contenuti nelle diverse farine di cui non posso nutrirmi, mangio come un lupo quello che posso.

In secondo luogo perché un etto di formaggio o di prosciutto crudo contiene molte più calorie della stessa quantità di verdure, anche queste escluse dalla mia dieta, purtroppo. Per compensare la suddetta fame animalesca, non mi accontento certamente di un assaggio.

Le mie allergie sono – per fortuna – soltanto mie: dieta, restrizioni e reazioni che mi riguardano, non sono le stesse di altri allergici. Nessuno faccia di testa propria: in caso di sospetti o malesseri legati ad un ipotetica allergia rivolgetevi ad un esperto.

Sì, lo so, ma mi sento in dovere di ribadirlo spesso.

Mi conforta pensare che ognuno di noi è unico e speciale, nel bene o in compagnia degli allergeni.

La mia allergia all’alternaria

La mia vita a partire dal 2000 (anche se da sempre ne ho avuto il sentore, ma ne ho parlato qui) non è stata condizionata solo dall’allergia al nichel.

La convivenza con l’allergia ai pollini (graminacee, olivo e qualche altro) era una routine e quindi in primavera uscire all’aria aperta era un supplizio. Quello già lo sapevo da quand’ero bambina.

Nel primo anno di cura con la mia attuale allergologa mi sono stati tolti tutti gli antistaminici che fino ad allora avevo assunto per via orale, facendomi fare solo tanti aerosol e altrettanti  – o forse di più – lavaggi nasali e agli occhi. In parole povere mi ha “ripulita” dalla gran quantità di farmaci assunti fino a quel momento, visto oltretutto che sono allergica a qualche farmaco.

Devo ammettere che ha funzionato, almeno il primo anno.

Quello che non sapevo era di essere anche allergica all’alternaria. Si tratta di una muffa (la definizione la trovate su wikipedia).

Rispetto alle graminacee che mi facevano lacrimare gli occhi e sternutire a raffica, l’alternaria mi toglie(va) il respiro. Me ne sono accorta per la prima volta andando in un magazzino chiuso da anni e facendo l’ennesima corsa al pronto soccorso.

L’allergia all’alternaria si ripresenta soprattutto in ambienti chiusi da parecchio tempo e umidi. Mi crea più fastidi nei periodi caldi soprattutto verso fine agosto e settembre. Per me il segnale è chiaro: sento come se i polmoni decidessero di andare in ferie (il periodo di solito è quello buono).

Il blog allergico, il mio giardino d’inverno senza pollini

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Vivere con le allergie è il mio giardino d’inverno virtuale.

Avete presente quelle belle serre che si vedono nelle riviste, con fontane, piante e alberi rigogliosi, fiori e panchine o poltrone dove potersi sedere a chiacchierare o a leggere?

Ecco il mio sito me lo immagino così: qui i pollini non ci sono. Posso rimanerci ad oltranza ospitando voi quando volete passare da queste parti a farmi compagnia, senza la paura che domani mi sveglierò e vi sveglierete con gli occhi gonfi e il naso otturato a causa dei pollini che nei giardini veri fanno il loro lavoro.

In tutti i diari virtuali c’è sempre un post dedicato ai motivi per cui si comincia a scrivere.
E’ chiaro che il mio motivo principale è parlare di allergie.

C’è un altro motivo, oltre al fatto che nel mio caso è un cocktail di allergie che influenzano la mia esistenza da parecchi anni. E’ il fatto che quando io ho scoperto di essere così tanto allergica avrei avuto bisogno di qualcuno con cui condividere le mie emozioni (perché solo chi ci passa, sa davvero cosa si prova, soprattutto se le capatine al pronto soccorso sono state parecchie).

E’ vero che, come ha detto la mia dottoressa, ogni persona è un caso a parte. Lei dice che ognuno di noi è una chiave e ogni chiave aprirebbe solo una serratura. Così vale per le allergie. Quello che scatena una reazione a me, potrebbe non farlo o farlo in maniera diversa a un altro, pur essendo allergico alle stesse cose. Le allergie sono infide e se sono tante ad un certo punto si rischia di perdere la bussola e di non capirci più nulla.
Non sono un medico e consiglio a chiunque sospetti di avere delle allergie di consultare un bravo specialista.

Qui, se vi va, si parla di quello che succede dopo, di quando si ritorna a casa e si comincia a vivere tutti i giorni con una diagnosi in mano.
Non ho soluzioni magiche, mi piacerebbe solo offrire un posto che avrei voluto trovare io qualche anno fa.
Siete tutti i benvenuti!

La vita sociale di un’allergica al nichel

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La vita sociale di un’allergica al nichel è complessa.

Data una dieta restrittiva come la mia, a causa del nichel, il primo problema da affrontare nella giornata è la colazione. Ok, nessun problema. Caffè, latte e una tonnellata di zucchero.
Segue il pranzo: o carne o pesce o formaggi.
Poi c’è la cena: idem come sopra.
Nessun problema, direte voi. Oddio, qualche problema dopo un po’ di tempo sorge.

Prima di tutto nelle relazioni umane.
E’ dura rifiutare da chiunque, colleghi o amici, qualsiasi forma di alimento diverso da carne, pesce o formaggio e non è che tutti se ne vanno in giro con un pezzo di grana padano nella borsa o un paio di fette di prosciutto nella cartellina.
Nei rapporti con gli altri, una volta spiegato che tu non puoi mangiare certe cose perché ti fanno male, e che queste certe cose sono molte, e che quelle che ti restano da ingurgitare, seppur in dosi massicce, sono molto poche, tutti, ma proprio tutti, compresi i figli di dieci e sei anni della tua amica, si sentiranno in dovere di chiederti: – Ma come fai a vivere senza frutta e verdura? Mica si può!
Ecco, non c’è niente di peggio di sentirti dire che se non morirai a causa delle tue allergie potresti crepare per non aver seguito la dieta mediterranea.
Grazie al cavolo.
Questo per dire che gli inizi dei miei equilibrismi sono stati difficili non solo da un punto di vista alimentare perché avevo una fame atroce, ma anche per lo strazio di doverlo spiegare agli altri.
Insomma se qualcuno legge questo spazio ed è alle prime armi con gli “equilibrismi allergici” posso rassicurarvi che è tutto normale. Difficile, ma normalissimo.

Update: dal 2016 ho dovuto ridurre fino ad eliminare completamente il caffè.