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La voglia di cibi proibiti

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Oggi sono mamma e il mio esempio a tavola per i bambini non è esaltante (ma ne ho già parlato qui).
Sì, certo sono un modello di rettitudine, ma sicuramente è una gran fatica stimolare la voglia di assaggiare nuovi alimenti ai bambini che vedono la noia nel piatto della loro madre.
Quando ho scoperto di essere allergica al nichel però non ero una madre e vivevo con il mio attuale marito.
Che lo si voglia o no, essere a dieta e dividere la cucina e il frigorifero con qualcuno crea dei dilemmi.
Nel nostro caso all’inizio il mio compagno si sentiva in colpa a mangiare delle cose che sapeva piacermi e quindi cercava di evitarli. Sono stata abbastanza brava da dirgli di no. Non era giusto che lui si privasse di alimenti solo perché io non potevo mangiarli. Con il senno di poi, posso dire che si chiamava amore
In verità fino a qualche anno fa ero molto rigida e nulla mi turbava: sapevo che certe cose non si potevano mangiare e quello era. Punto.
Non sentivo l’esigenza di mangiare cose proibite.
Forse era semplicemente la paura delle conseguenze, non lo so. Ma se una persona mangiava davanti a me una pizza (la pietanza che mi ha fatto rimandare il più possibile il primo veritiero incontro con l’allergologa), non sbavavo dalla voglia.
Spesso erano (e sono) più in imbarazzo le persone con cui entro in contatto e ad avere delle remore a vedermi mangiare solo certe cose o nel caso in cui non ci sia proprio niente di commestibile per me, vedere la mia astensione.
Ecco se di imbarazzo ho mai sofferto, è nel vedere la pena negli occhi degli altri.
La domanda tipica di mia madre era: – Ma non ti fa voglia?
Obbiettivamente la risposta era no. Con questo non voleva dire che non avessi fame, ma avevo voglia di cibi che io potevo mangiare.
Da qualche tempo invece la mia rigidità originaria ha perso lo slancio.

Allergie alimentari e diario quotidiano

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Allergie alimentari e diario quotidiano sono un binomio imprescindibile nella mia convivenza con un sistema immunitario ballerino.

Una delle primissime cose che la mia allergologa mi ha insegnato a fare dopo avermi diagnosticato l’allergia al nichel, è stata quella di tenere un diario che io ho definito alimentare.

Quando ancora non si è pratici con l’elenco degli alimenti che si possono e non si possono assumere (il mio elenco lo trovate qui) è consigliato tenere a portata di mano un notes, un quaderno o un’agenda, da conservare in cucina se mangiate sempre a casa o da portare con voi se mangiate fuori e non avete buona memoria come la sottoscritta, dove appuntare tutto quello che si usa nell’arco della giornata.

Per i più sensibili come me, io consiglio di tenere traccia anche di altre novità, oltre a quello che mangiate: per esempio se cambiate detersivo o crema per il viso o lo shampoo o se andate dal parrucchiere e usa prodotti nuovi, ecc. Il diario delle allergie, se ben aggiornato, aiuta a capire a distanza di giorni se avete ingerito ingredienti o se siete entrati in contatto con prodotti che vi hanno fatto stare male. Visto che le mie reazioni possono arrivare anche a distanza di qualche giorno è più facile ricordare cosa è successo se metto tutto per iscritto.

Non solo.

Se si ha la costanza di aggiornarlo per molto tempo può essere utile per le reazioni che io chiamo una tantum che al momento sembrano non avere una spiegazione, ma magari a distanza di mesi, hanno una loro motivazione logica di causa-effetto ripresentandosi la stessa situazione.

Essere allergici richiede un ottimo spirito di osservazione. Dove l’osservazione può non essere sufficiente, carta e penna – o un blog se volete – sono dei perfetti compagni di viaggio.

E voi, ce l’avete un diario delle allergie? Il mio attualmente lo potete leggere seguendo il tag Diario delle allergie.

Settembre e le mie allergie

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Una volta la fine dell’estate, con i suoi colori settembrini, mi piaceva da morire.

Coincide(va) con un periodo a bassa intensità allergica (prevalentemente pollini).
Adoro ancora questo periodo dell’anno, ma il mio fisico mi comunica altro.
Tanto per cominciare sabato sera ho avuto una lieve (?) reazione allergica.
Non ho fatto nulla di insolito, ma quando sono andata a dormire ho cominciato a sentire la gola che pizzicava (chi è allergico sa di cosa sto parlando) e il palato perdere sensibilità.
Nel mio caso quando compaiono questi sintomi, scatta la paura. Senza scampo.
Accelera il battito cardiaco e – addio sonno, a parte – poi arriva il panico. Quello vero.
Lo so, me lo dico da sola che sono anni che sto bene, che ho fatto passi da gigante, che ho tutto l’occorrente per le emergenze, ma che cosa ci devo fare?
Ho ancora paura.
Avrei potuto aspettare e invece sono ricorsa subito al cortisone.
E’ facile dire prova ad aspettare, ma io non ho aspettato. Non ne ho avuto il coraggio.
Le ipotesi sono come sempre sono duplici: accumulo nell’organismo di nichel (perché, che lo si voglia o no, c’è ovunque), visto che durante l’estate ho aggiunto qualche alimento nuovo alla mia dieta oppure aver messo in bocca le mani sporche di qualche componente chimico con il quale non vado d’accordo (me ne viene in mente solo uno, visto che avevo appena messo le piastrine del Vape contro le zanzare e non mi sono lavata le mani).
Comunque, tutto è bene quel che finisce bene, a parte il mal di testa spropositato che mi è venuto il giorno dopo e che di solito arriva in seguito ad un attacco di allergia.

Allergie e modelli a tavola

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Una delle cose più difficili dell’essere una persona fortemente allergica a dieta perenne è l’essere una madre fortemente allergica a dieta perenne. Ovviamente nel mio caso non si tratta di una dieta dimagrante, visto che sono tutto fuorché magra, ma di eliminazione dalla mia tavola di una serie di cibi pericolosi a causa dell’allergia al nichel.
Quando sono diventata mamma la mia prima preoccupazione è stata che il mio latte non fosse buono per i miei bambini a causa della dieta ridotta. Ho scoperto che il latte di tutte le mamme è sempre buono, compreso il mio.
Grazie all’esperienza come osservatrice allergica, ho però scoperto che le irritazioni da pannolino dei miei bambini coincidevano sempre con l’assunzione da parte mia di formaggi stagionati. Capito l’arcano con il primo bambino, rispolverato con la seconda, è diventato automatico con la terza. Niente parmigiano reggiano durante l’allattamento, in buona sostanza.
La seconda preoccupazione è comparsa quando i bambini hanno cominciato a intendere e volere. Se io non vario la mia alimentazione, faccio fatica a proporre cibi diversi a loro.
Anche per coerenza, penso io.
Molti bambini faticano a mangiare frutta e verdura: nel caso dei miei figli, pur avendo un padre che varia molto la sua alimentazione, è una specie di guerra che perdo rovinosamente.
La noia dei miei alimenti si ripercuote nei loro, anche se forse per la legge del contraccambio, nessuno di loro beve latte o mangia formaggi (eccetto il parmigiano grattuggiato sulla pasta).
Per contro, dalla mia seconda preoccupazione, c’è anche un lato positivo.
A casa mia non ci sono merendine, caramelle, bevande zuccherate, succhi di frutta, biscotti e non perché io non abbia provato a farli assaggiare ai bambini, ma semplicemente perché a loro non piacciono.
Sembro una mamma snob, contraria alle schifezze a priori, come battaglia ideologica, ma non è così. Tanto è vero che quando cerco qualche integratore di vitamina C naturale in erboristeria, ne esco sempre a mani nude, perché tutto quello che assomiglia vagamente al sapore dolciastro delle caramelle a loro provoca la nausea.
E voi, riuscite a far mangiare tutto ai vostri bambini?
Siete un buon esempio o siete come me (un pessimo esempio)?

Estate libera dalle allergie

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Mi sono presa una bella vacanza in questo 2013.

O meglio: io mi sento ancora in ferie e mi sembra così strano che le temperature si stiano abbassando e le giornate improvvisamente si accorcino.
Quest’estate è passata indenne da qualsiasi reazione allergica.
Oggettivamente devo ammettere di aver fatto scarso uso di creme, solari e unghenti che non fossero proprio necessari. Comunque sono sempre andata sul sicuro.
Ho ceduto e sono andata dal parrucchiere per rifare meches e qualcos’altro non meglio identificato (ma ho fatto finta che il prurito alla testa e alle orecchie fosse solo psicologico…).
Ci eravamo lasciati con la voglia di aggiungere qualche alimento nuovo alla mia dieta (potete leggere qui). Ho continuato a mangiare banane e mele senza problemi. Anzi. Vi dirò di più. Sono stati degli ottimi alleati estivi, tagliati e messi nello yogurt bianco intero soprattutto nelle giornate più calde.
Ho provato, ma solo una volta, le zucchine.
Non c’è stata reazione di alcun tipo e quindi credo che riproverò a mangiarle.
Voi non potete immaginare che rivoluzione sia stata per me l’aggiunta di tre – solo tre – nuovi ingredienti.
Ho fatto uso di farina di grano tenero 00 nei dolci fatti da me e nella piadina.
Insomma rieccomi, con i miei soliti equilibrismi con le allergie.
E voi come avete passato l’estate?

Allergia e integratori di ferro

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Mi piace il mare che ho la fortuna di raggiungere in bici con i bambini tutti i giorni.
Mi piace il sole e farmi rosolare per bene, anche senza crema protettiva.
Mi piace la lentezza che, vuoi per il caldo, vuoi per le ferie, la spiaggia mi consente.
I ritmi sono più leggeri.
La luce alla mattina presto che mi accompagna fino alla sera tardi è un autentico toccasana.
Durante le gravidanze e, da allora, solo in estate e con il caldo, ancora adesso, questa stagione coincide con un calo di energie e di ferro.
Come conseguenza, mi sento più affaticata nel fare tutto, soprattutto  a reggere i ritmi dell’attività balneare con tre bambini in età compresa tra i sei e i quattro anni.
Durante le gravidanze nessun medico si è assunto la responsabilità di farmi prendere del ferro, nemmeno in day hospital, che non rientrasse tra gli alimenti che come allergica al nichel potevo mangiare (una lista di cibi contenenti ferro la potete trovare qui). Con i primi due figli ho tergiversato mangiando a fatica carne di cavallo, l’unico alimento ricco di ferro permesso. Con la terza gravidanza, in piena estate, non è servita nemmeno quella. Il ferro in endovenosa però è un elemento fortemente allergizzante e quindi non avendolo mai testato prima, nessuno, e men che meno io, ha avuto l’ardire di iniettarmelo finché ero incinta.
Dopo la nascita della mia terzogenita, con parto cesareo, era assolutamente indispensabile farmi assumere del ferro. A quel punto ero in ospedale e hanno provato ad attaccare il mio braccio ad un bella flebo (avete presente quelle robe rosso scuro?). La fortuna ha voluto che non ci siano state reazioni di alcun tipo e quindi quel trespolo mi ha fatto compagnia per tre giorni di fila e ridato un po’ di colore al mio viso sbiadito.
Da allora tutte le estati quando comincio a sentire quella strana sensazione di stanchezza, che non è dovuta ad un calo glicemico o a pressione bassa, comincio a prendere delle bustine di ferro che mi ha consigliato la mia omeopata così posso continuare a correre dietro ai miei bambini sulla battigia.

p.s. Per la cronaca non mangio più la carne di cavallo. Non sono né posso essere vegetariana, ma la carne di cavallo fatico a mangiarla lo stesso.

Allergia al nichel: primi inserimenti

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La mia dieta è stata per tanti anni molto rigida.

Fondamentalmente vivevo di latte e latticini, carne e pesce (potete leggere il post più dettagliato). Solo così andavo sul sicuro.
Una parte non trascurabile del mio problema è legata allo spavento che ho preso nel 2004 quando la mia dottoressa mi aveva invitato a inserire nuovi alimenti nella mia dieta povera di tutto. In quell’occasione sono finita direttamente al pronto soccorso per aver mangiato del radicchio. Non è ancora certa la causa scatenante e cioè se sia stato solo il radicchio o se invece non sia stata l’eventuale presenza di pesticidi (visto che l’avevo mangiato crudo e che secondo il medico poteva non essere stato lavato bene) che sarebbe andata a “toccare” l’altra mia grande allergia ai FANS.
Sta di fatto che da quella volta sono tornata alla rigidità di una dieta che mi dava tranquillità.
Quando anche la dieta della tranquillità non era più sicura (dal mio punto di vista, considerato che i mal di testa e il prurito persistevano), sono ricorsa all’omeopatia.
Da quel momento la mia situazione è nettamente migliorata, tanto che sono entrata nell’ottica di sperimentare l’inserimento di alcuni alimenti nuovi (pur sempre nichel consentiti).

In questa estate insolita mi sento abbastanza coraggiosa da provare qualcosa di nuovo da mangiare. Ho scelto la frutta e la verdura che mi mancano da così tanto tempo.
Le regole che mi sono data sono fondamentalmente due.
La prima è quella che gli alimenti siano permessi per gli allergici al nichel e la seconda è quella di usare prodotti biologici. Come precauzione però mi sono data anche di togliere, dove possibile, la buccia per evitare che sorgano dubbi com’era successo in occasione del radicchio.
Da un paio di mesi mangio senza aver riscontrato alcun problema banane e mele.
Per me è un grande successo, credetemi. Vediamo come va.

Allergie e tinture per capelli

Se pensate che anche lo shampoo, che non sia quello che posso usare di solito, mi crei fastidi, potete immaginare come affronto la prova-parrucchiere.
Se per il make up non ho avuto problemi e ho fatto una scelta drastica, per quanto riguarda i capelli faccio fatica ad arrivare alla stessa conclusione. Oppure, proprio perché non mi trucco, mi piace ancora colorare i capelli.
L’allergologa a suo tempo era stata categorica: – Niente tinture.
Me lo diceva quando i capelli bianchi erano solo un lontanissimo problema, figurarsi ora.
Dopo le gravidanze, non solo i capelli castani si sono scuriti (cosa non fanno gli ormoni della maternità, cavolo), ma sono cominciati a comparire dei fili bianchi.
Da quando ho avuto autonomia nelle mie scelte personali, e abbastanza soldi da permettermele, ho deciso che il mio Io era biondo. Quindi, colpi di sole o meches.
Sono anche abbastanza antipatica da volerle il più naturali possibile (anche se ultimamente tutta questa naturalità non la vedo più).
Sarà che la base si è scurita.
Sarà che la mia parrucchiera di fiducia è andata in pensione.
Le mie meches non mi piacciono più e non oso ricorrere alla tintura completa per paura di qualche reazione spropositata.
Il mio Io femminista mi suggerisce, insieme a mio marito, di tornare alle origini, senza ricorrere a colori aggiuntivi. Lo specchio della matrigna di Biancaneve mi dice di no, di resistere, di cercare un nuovo parrucchiere, di modificare il taglio, ma di non tornare all’originario castano insulso.
Insomma, per dire, che l’allergia è un’ottima scusa per non decidere e per curiosare a destra e a manca tagli e colori di capelli che potrebbero stare bene anche a me.
E voi? Anche voi avete la fissa dei capelli?
Ditemi di sì.

Allergia e make up

Non l’avrei mai detto nella mia vita, ma ormai sono anni che nemmeno ci provo più a usare prodotti di bellezza che potrebbero farmi male.
Se penso che ho cominciato a truccarmi piuttosto presto e mi piaceva pure. Anzi, non potevo farne a meno.
Ho sempre amato gli ombretti, le matite per gli occhi e i rimmel.
Non sono mai stata appassionata invece di fondotinta, ciprie e rossetti.
Ho la carnagione piuttosto chiara (che verso la fine dell’inverno vira al verdino) e mi è sempre piaciuto mettere in risalto lo sguardo. Purtroppo gli occhi sono anche il mio punto dolente, nel senso che sono quelli che reagiscono al minimo contatto con gli allergeni.
Figurarsi con matita e rimmel.
Nei primi anni da quando mi hanno diagnosticato le mie varie allergie ho provato a cambiare diverse marche di prodotti, senza riuscire a trovare nulla che non mi desse fastidio, pur investendo una certa quantità di denaro in profumeria come in farmacia. Alla fine ho deciso di non truccarmi più.
Questo non vuol dire che mi trascuri.
Portando gli occhiali, ho cominciato a scegliere montature particolari e dal colore scuro che incornicino lo sguardo. Non è la stessa cosa, ma a me l’effetto non dispiace.
E voi allergiche al nichel riuscite a truccarvi?

Allergia e rinunce

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La mia impressione è che a volte le persone vivano l’allergia alimentare con una sorta di fatalismo.
– Sì, ce l’ho, ma va bene. Altrimenti non vivo più.
Soprattutto per le allergie che richiedono la rinuncia a certi alimenti, accettarlo diventa uno scoglio enorme.
E’ vero e posso dirlo in tutta franchezza che è faticosissimo rinunciare a molto di quello a cui si è abituati.
In più sembra che il mondo complotti alle nostre spalle visto che ovunque non si fa altro che parlare di cibo. Suggeriscono prodotti buoni o nuovi o light (ma sempre da mangiare sono), raccontano ricette più o meno complicate (ma, di nuovo, sempre da mangiare sono) o parlano di diete e benessere, soprattutto a ridosso dell’estate.
Anche per me all’inizio l’idea che potessi essere allergica a qualcosa che comportasse la rinuncia alla pizza mi aveva fatto rimandare l’appuntamento con l’allergologa: l’inevitabile però era dietro l’angolo.
In fondo lo sapevo di essere allergica e consapevole che ci fossero alcuni alimenti che mi facevano stare peggio di altri.
Da un certo punto di vista ammiro chi, nonostante l’allergia prosegue a fare tutto come se nulla fosse. Io invece ho scelto di guardare negli occhi le mie allergie e di agire di conseguenza.
Se tornassi indietro lo rifarei, con tutte le difficoltà e le astinenze del caso.
Voglio essere consapevole.