Per una persona allergica come me, avere dei figli è stato un vero miracolo da molti punti di vista.
Intanto perché all’inizio non era così scontato che io me li potessi permettere (sia per il bene dei bambini, che per il mio, in caso di complicazioni a causa della mia allergia ai farmaci). Ne ho già ampiamente scritto. In secondo luogo perché temevo che le allergie fossero ereditarie.
Mio marito mi ha sempre consolato dicendo che i figli si fanno in due e che il suo contributo sarebbe stato altrettanto fondamentale (ovviamente lui non è allergico, se non alle mie paranoie).
La mia allergologa mi ha semplicemente fatto una domanda: – Chi della tua famiglia di origine è come te?
La risposta è nessuno. Proprio nessuno -nessuno. Della serie, non fasciarsi la testa prima del necessario. Sta di fatto che con il primo figlio, la mia ansia più grande è sempre stata comunque l’allergia.
Dovete sapere che appena nato la prima cosa che ho guardato, a parte il fatto che fosse bellissimo (ogni scarraffone è bello a mamma sua), era una piccola chiazza dietro il collo. E’ scattato l’automatismo: per me era colpa del bottoncino di metallo della tutina.
Le infermiere mi hanno spiegato che si trattava di un segno lieve che sarebbe scomparso (e così è stato) e che non aveva niente a che fare con la mia allergia al nichel.
Una volta dimessa, con il primo bambino niente mi mandava in fibrillazione tanto quanto la comparsa di macchie rossastre sulla sua pelle così delicata. Ricorderò sempre la prima emergenza di questo tipo. Era una vigilia di Natale e ovviamente non c’era il nostro pediatra di turno e il piccolo aveva le gambe piene di puntini rossi.
Quasi sicuramente si era trattato del tappeto dove aveva giocato e che aveva lasciato dei segni evidenti.
Essere mamma e essere allergica può davvero essere difficile, perché nel mio caso proietto sui bambini tutte le mie paure (e il senso di colpa di poterne essere la causa principale).
La verità è che nonostante abbia allattato tutti e tre i miei figli ci sono stati comunque alcuni episodi di tipo allergico.
La prima reazione di orticaria importante è avvenuta quando mio figlio aveva 6 anni.
Per me è stato il panico. L’allergologa che segue anche me sostiene che non si sia trattato di allergia. Pare che nei bambini che abbiano in corso un’infezione possa accadere di manifestarlo con l’orticaria. A conferma di quanto detto, è risultato che mio figlio avesse una brutta cistite e, non appena è stata curata quella, gli sfoghi alla pelle sono scomparsi del tutto.
Un’altra reazione significativa è avvenuta dopo che mio figlio aveva giocato con un insetto della carta. Ovviamente gli ho proibito di giocarci a mani nude di nuovo (anche se sarà difficile, vista la quantità di libri che possediamo a casa, e altrettanto improbabile pensare che non ne compariranno più in futuro).
Comunque sia, ho scelto di farlo seguire dalla mia omeopata in via preventiva: per il suo benessere (e per il mio).
La mamma di un bimbo allergico alla polvere mi ha regalato qualche riga scritta di suo pugno su come ha affrontato il tipo di ansia-paura (e non solo) di cui scrivo in questo post.

I bambini non respirano solo aria o polvere, respirano l’umore di tutta la famiglia, la speranza e la serenità o la disperazione, la libertà o la trappola. L’armonia o la disarmonia. E rispondono di conseguenza.
Le allergie sono risposte anomale, rabbiose, incontrollate del sistema immunitario che scambia per allergene ciò che allergene non è.
Il sistema  immunitario si rafforza in situazioni di vitalità ed allegria, si deprime in situazioni di stress ed ansia.

Questa frase avevo bisogno di appuntarmela anche qui, oltre che nella mia agenda, e mi piace condividerla con chi passa da queste parti e convive con il mondo delle allergie (soprattutto se si tratta di un bambino). Grazie Elena.

p.s. Vi lascio un paio di link utili per chi fosse allergico agli acari della polvere: Io e l’asma e Allergy Verona.

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