Wednesday, May 14, 2025
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Vivere con le allergie è difficile

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Le allergie sono come le sorellastre di Cenerentola. Bastarde e brutte.

E’ inutile girarci intorno, ma alla fine di un’estate 2014 che estate lo è stata davvero poco, la mia conclusione è la seguente. Con-vivere con le allergie è difficile.

E’ difficile quando devi fare la spesa e passi al setaccio ogni nuova confezione nella speranza che abbiano inventato l’alimento perfetto per te, allergica al nichel, ma anche a enne alimenti specifici o che danno reazione crociata con altre allergie che ti perseguitano da 15 anni.

E’ difficile quando vai dal parrucchiere o dall’estetista che ti assicurano che no, non ci saranno problemi – o non ci sono mai stati problemi con quel determinato prodotto – e tu ci caschi come una principiante – e gli credi (ma non mi freghi più eh) e ringrazi Mr. Cortisone che vive in simbiosi con te e la tua mega-borsa.

E’ difficile quando ogni sera nell’ultimo mese, o quasi, sei invitata (o meglio lo sono i tuoi tre figli) a una festa-cena e tu lo sai già che farai la figura della stronza (sia che tu dica che no, che non potrai andarci, sia che tu ci vada e non possa mangiare nient’altro che un bel bicchierone d’acqua per stare sicura).

E’ difficile quando nell’ultimo anno ti sei illusa di poter introdurre qualche nuovo alimento, perché non ce la facevi più a mangiare le solite cose e hai fatto finta di credere che quel mal di pancia persistente dipendesse da altro che non fosse il nichel. E, no, nonostante il tuo stipendio sia andato in pilloline magiche omeopatiche, non c’è niente di meglio che tornare al rigore di un tempo. E’ difficile – difficilissimo – tornare a quel rigore, perché dopo che hai cominciato a riassaporare qualche frutto, oddio, quant’è difficile rinunciarvi.

Una volta, la mamma di un bambino super-allergico alla quale avevo chiesto di raccontarsi su Vivere con le allergie mi ha detto che lo avrebbe fatto solo se le avessi posto delle domande nuove, perché delle allergie ne aveva le scatole piene. Non ho trovato delle questioni nuove, perché le domande (e le risposte) sulle allergie sono sempre le stesse. Perché le allergie sono davvero bastarde e brutte, come le sorellastre di Cenerentola!

La verità è che non esiste una regola aurea su come difendersi dalle allergie da un punto di vista umano. Ci sono giorni in cui va tutto bene (e sono di solito i giorni in cui il sistema immunitario ha stipulato una tregua con la tua mente e con il tuo fisico) e ce ne sono altri in cui la guerra è aperta. La quotidianità non aiuta. Come persona adulta e donna mi accorgo che tutta una serie di messaggi che passano su giornali, riviste, tv, internet cozzano con il mio essere allergica. Ovunque si parla di cibo e ricette, per esempio. Anche se cerchi di non pensarci, mangiare pare essere il centro dell’universo. Ché poi lo è – ci mancherebbe -, ma non in maniera compulsiva come il mondo fuori vuole farmi intendere, che però lo diventa alla fine, per negazione. Posso solo immaginare cosa voglia dire tutto ciò per un bambino allergico.

Perché, alla fine, allergia vuole dire privazione. Dopo un po’, non ne puoi più! Succede di sentirsi così. Ancora dopo 15 anni di allergie, succede. Vivere con le allergie ne è la prova: convivere con le sorellastre è sempre litigioso e antipatico. L’allergologo, per quanto dotato di armatura e cavallo bianco, non è il Principe Azzurro che ti salverà da tutto ciò. Anche se devo ammettere, se non fosse per il mio (che poi è una mia) forse non sarei qui a scriverne. Ahah!

Un abbraccio speciale a tutti gli allergici meteopatici come me :).

Allergie, smartphone e tablet

Le allergie non vanno in vacanza. E’ un dato di fatto, ma io sì :). Ahah.

L’estate 2014 è stata strana. Tanta pioggia, molta umidità e qualche antistaminico in più a causa della mia allergia all’alternaria. Ho fatto comunque tanto mare e come ogni fine agosto che si rispetti, mi volto indietro e mi dico: – Ma è già finita? Non è possibile!

Nelle ultime due settimane ho serenamente poltrito in riva al mare a leggere. Credetemi, non ho fatto altro. Ho letto libri di carta, e-book (molto più comodi e leggeri dei loro colleghi tradizionali) e lo smartphone per restare informata.

La notizia che ha campeggiato a fine agosto – di nuovo – è che l’uso di tablet e telefonini di nuova generazione sia responsabile di reazioni allergiche da contatto. Ho interpretato la news in parole povere: si chiama allergia al nichel. Da allergica al nichel di lungo corso, mi sono fatta una bella risata. No, non per l’aumento delle reazioni allergiche in generale (questo mi intristisce molto, invece), ma per il fatto che sia inevitabile che oggetti costruiti prevalentemente in metallo possano causare delle dermatiti in chi ne fruisce.

Se quando ero bambina i colpevoli potevano essere solo bigiotteria e orologi, oggi a finire sul banco degli imputati ci sono i più prestigiosi gadget tecnologici, se fabbricati in metallo e non in materiale a prova di allergico. Non mi pare una grande notizia, né mi pare ci sia da scandalizzarsi tanto. Mi pare che serva solo spirito di osservazione. Quando si è allergici, è una di quelle sensibilità che vanno esercitate alla grande.

C’è una soluzione. Anzi due. La prima è quella di utilizzare custodie in materiale al quale non si sia allergici. Io per esempio ho coperto il telefonino con un guscio in silicone (perfetto anche per evitare di frantumarlo ogni volta che mi scivola a terra e a me capita spesso). La seconda, più drastica, è quella di usare il meno possibile telefonini o tablet a contatto diretto con la pelle. E’ sufficiente appoggiare il tablet su un tavolo, anziché direttamente sulle gambe, per esempio, visto che di solito la parte in metallo è il rivestimento esterno o usare gli auricolari per parlare al cellulare. In entrambi i casi ci vuole solo un pizzico di banale e sottovalutato buon senso :).

E voi come avete passato le vostre vacanze? E le vostre allergie?

Tempo di vacanze!

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Il blog Vivere con le allergie si prende una piccola pausa estiva. Le allergie un po’ meno :).

E’ tempo di mare, di monti e di viaggi e anche questo giardino virtuale chiude i battenti fino a settembre. In questo periodo, oltre a lavorare (le mie ferie ufficiali cominciano dopo ferragosto), faccio ben poco (sempre che gestire una famiglia di cinque persone – di cui tre sotto il metro e mezzo – sia poco ;)!). Ho la fortuna di vivere in una città di mare, Pesaro, quindi posso dire di sentirmi in vacanza fin dai primi giorni di giugno, non appena comincio a stazionare sotto l’ombrellone in spiaggia. Quest’anno l’estate ha faticato ad esprimersi, ma ora i metereologi garantiscono che non ci saranno altre sorprese.

Auguro a tutti voi una felice estate e delle vacanze di puro relax.

Salvo qualche aggiornamento sulla pagina Fb e via Twitter, vi aspetto a settembre qui sul blog per parlare ancora insieme di allergie  :).

 

Allergia al nichel e le uova

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Allergia al nichel e le uova sono un’accoppiata imprescindibile. Pensare che una volta mi facevano schifo. Le uova sono la manna di chi è allergico al nichel. O almeno lo sono per me.

Ok, non sono da mangiare tre volte al giorno per sette giorni alla settimana (e in fondo, quale alimento lo è?), ma possono essere un ottimo alleato in cucina quando si ha poco tempo e molto appetito. Le ho ri-scoperte da quando ho iniziato ad inserire tra gli alimenti che posso mangiare anche le zucchine e i peperoni.

E’ sufficiente fare una bella frittata aggiungendo le zucchine o i peperoni. La mia strategia culinaria è molto semplice e veloce: quando preparo le zucchine o i peperoni, ne faccio in abbondanza in modo da poterne far uso più volte. Le conservo in frigorifero e le mangio in versione frittatesca nei giorni successivi.

Qualche volta apprezzo anche la frittata con i latticini, magari ri-utilizzando qualche pezzettino di formaggio di tipo diverso insieme alle uova. Giusto per non mangiare il solito formaggio, perché devo ammettere che mi è seriamente venuto a noia. Inoltre, di solito, sono le ricette che mi riescono meglio: meno studiate sono, migliore è il risultato nel piatto (e per il mio palato).

Qualche settimana fa – in perfetta linea con la nuova dipendenza – non a caso vi avevo proposto la ricetta delle crêpes e della crème brûlée come soluzione alla mia voglia di qualcosa di dolce nichel-sicura.

Sto sperimentando altre ricette con le uova. In particolare ambisco a produrre meringhe home-made. Nell’attesa, le compro già pronte direttamente in pasticceria.

E voi, avete qualche suggerimento per consumare le uova a tavola?

Allergia al nichel e voglia di crème brûlée

Essere allergici al nichel vuol dire fare una dannata fatica a trovare dei dolci buoni e adatti alle nostre esigenze. Se poi, come me, le farine consentite sono pochissime (ri-comincio a dubitare anche della farina 00, cavolo!) rimane davvero ben poco, aimè!

Allora mi sono messa a riflettere su un paio di questioni.
La prima è che il cibo è sopravvalutato. Sì, ok. In verità lo dico più a me stessa che a chi mi legge. Eppure le allergie diventano decisamente più antipatiche quando prendono posto a tavola, insieme a noi.
La seconda è che spesso sono troppo pigra per cercare di accontentare il mio palato delicato.

Poi succede per caso (o anche no, visto che si trattava del nostro anniversario di matrimonio) che io sia riuscita ad andare a cena fuori con mio marito da soli (ed è un vero evento con tre figli piccoli) in un bellissimo ristorante specializzato in cucina di pesce. Arrivata alla fine della cena perfetta, è arrivato il cameriere con la lista dei dolci. Ero già pronta a dire “No, grazie” quando l’occhio mi è caduto sulla crème brûlée.

Ho chiesto immediatamente la ricetta (in realtà, volevo solo essere rassicurata che non ci fossero farine o liquori tra gli ingredienti) e me la sono gustata fino all’ultimo cucchiaino. Deliziosa, credetemi!

Non vi nascondo che ho chiesto il bis :).

Il giorno dopo mi sono precipitata (e non sto scherzando!) su internet alla ricerca della ricetta perfetta. Ne ho trovate diverse su Giallo Zafferano, su Green Style e su La cuochina sopraffina e alla fine mi sono messa alla prova.

Gli ingredienti sono davvero pochi e tutti nichel-consentiti: latte, panna fresca, uova, zucchero e vaniglia. Non ho la certezza che la vaniglia sia proprio-proprio sicura al 100% . Inoltre ho preferito utilizzare lo zucchero raffinato, anziché quello di canna. Nelle ricette gli esperti di cucina consigliano contenitori mono-porzione. Io ho azzardato con un padellino più grande, ma il risultato è stato strepitoso. Unica nota dolente: ci vuole un sacco pazienza ad aspettare che sia pronta.

Vi è venuta voglia di sperimentare questo dessert, vero? Insomma, allergia al nichel e voglia di crème brûlée sono il nuovo tandem che mi accompagna per l’estate.

Allergia al nichel e i peperoni (di nuovo)

I peperoni sono uno degli alimenti consentiti per chi, come me, è allergico al nichel.

Qualche tempo fa avevo scritto un post in cui parlavo del nuovo tentativo di inserire questo alimento nella mia dieta. L’esito dell’esperimento non era stato oggettivamente chiaro.

Mi spiego. Uno degli effetti collaterali delle mie allergie sono dei tremendi mal di testa a distanza di uno o due giorni dall’assunzione di qualcosa che non fa per me (e non solo, purtroppo, a causa del nichel). Effettivamente dopo aver mangiato i peperoni (che erano buonissimi tra l’altro) mi era scoppiata un’emicrania da paura.

A distanza di qualche settimana ci ho riprovato. Sapete che c’è? Non è successo niente.

N.i.e.n.t.eee.

Voi non potete immaginare la mia gioia. Li ho ri-magianti due volta da allora, senza nessun effetto rilevante. Mi sono fatta pat-pat sulle spalle da sola, complimentandomi per il nuovo inserimento. Gustandoli davvero. Perché, per chi come la sottoscritta, non è più abituato a certi sapori, assaggiare dopo anni un alimento nuovo fa un bellissimo effetto. Le papille gustative vanno in visibilio e anche se non è ancora di pranzo mentre scrivo questo post, né i peperoni sono mai stati una delle mie principali passioni gastronomiche, vi assicuro che mi sta venendo l’acquolina in bocca.

Posso quindi considerarla un’altra tacca da aggiungere al mio Diario delle allergie. Con una puntina di orgoglio.

p.s. Lo so che siete curiosi e che volete (seee, come no?) sapere come li ho cucinati.

Ecco la ricetta volante, molto semplice. Ho tagliato a metà due bei peperoni (uno giallo e uno rosso, che sono i colori che la mia dieta vede troppo poco). Li ho lavati, ho tolto i semi e li ho sdraiati in una teglia da forno. Ho dato una spolverata di sale e li ho cucinati a 200° gradi per una ventina di minuti con forno ventilato. Una volta raffreddati, ho aggiunto un filo di olio extravergine di oliva bio e, voilà, pronti da essere serviti a tavola. Belli, buoni e profumati, ma soprattutto, nichel-tollerati.

Allergie, stress e pilates

Lo stress è il grande colpevole dei nostri tempi.

Per chi, come me, è pluri-allergico è comune l’associazione reazione allergica-stress.

Ma dai, sei stressata!

E’ solo un po’ di stress!

E’ innegabile che le condizioni di salute peggiorino a fronte di una vita particolarmente attiva, magari con qualche preoccupazione in eccesso. La settimana scorsa però mi sono imbattuta in un articolo su Pollini e allergie che capovolge i fattori e che mi fa piacere condividere con voi. Cioè, essere allergici causerebbe stress. Come non essere d’accordo? Chi, come me, è perennemente in allerta sull’alimentazione, sulle condizioni climatiche e quant’altro non può che essere stressato. Anche quando uno cerca di metabolizzare le sue lacune immunitarie (soprattutto alimentari, per me), c’è sempre qualcosa o qualcuno che gliele fa rammentare (mai provato l’ebbrezza di una festa di compleanno per bambini e il non poter assaggiare la torta? Della serie: – Ma dai, un boccone non ti farà male!).

Come scaricare lo stress dovuto alle allergie allora? Per me c’è bisogno di attività fisiche leggere: ho già parlato dei Riti dei Cinque tibetani e dello Yoga (in entrambi i casi ho appuntato i link ai video qui e qui in questo blog).

Oggi vi suggerisco un video della De Agostini per avvicinarsi al pilates.
Lo sto facendo da un paio di mesi e devo dire che mi fa bene, soprattutto perché io tendo ad accumulare lo stress su cervicali e spalle.

Gli esercizi sono davvero molto semplici. La facilità dei movimenti è l’unica chiave per riuscire ad essere costanti nell’attività fisica, facendola quasi quotidianamente.

Come sempre sperimento e ne tengo traccia qui, su Vivere con le allergie.

Non a caso ne avevo già parlato in un altro post sullo yoga.

E voi allergici, come riuscite a tenere sotto controllo lo stress? Quali sono le vostre strategie anti-stress?

Polpette di zucchine per allergici al nichel

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A dimostrazione che quando mi impegno non sono così male in cucina come ritiene mio marito l’altra sera ho preparato delle buonissime polpette di zucchine. Le zucchine sono concesse a chi come me è allergico al nichel e sono tra i pochi vegetali consentiti, oltre che un’alternativa alla solita carne o pesce.

La preparazione è semplice (altrimenti non ci sarei riuscita, fidatevi).

Ho usato come ingredienti 6 zucchine piccole, 100 gr di ricotta fresca (fate attenzione alle ricotte confezionate e ai conservanti nascosti che contengono), un bel po’ di Parmigiano Reggiano grattugiato (più o meno 100 gr), un uovo, sale, pepe e un po’ di farina 00.

Lavate le zucchine, le ho grattuggiate crude e messe su un colino appoggiato su una ciotola capiente. Ho aggiunto un po’ di sale e appoggiato un piattino con un peso sopra per far perdere un po’ d’acqua. Dopo circa 30 minuti le ho strizzate ancora un po’ e le ho messe nella ciotola (dopo aver buttato l’acqua). Le ho amalgamate con la ricotta, il parmigiano e l’uovo. Ho mescolato bene aggiungendo ancora un pizzico di sale e un po’ di pepe.
Con l’impasto ottenuto ho fatto delle piccole polpette leggermente schiacciate che ho infarinato bene su tutti i lati e che ho fritto in poco d’olio extravergine d’oliva. Più sono piccole e più buone sono, secondo me. Se resistete dalla voglia di assaggiarle, servite le polpette di zucchine immediatamente.

Ho scoperto su Giallo Zafferano (dove mi sono ispirata, togliendo tutti gli ingredienti non consentiti per me che sono allergia al nichel) che le polpettine di zucchine si possono cuocere anche in forno su una teglia ben oliata a 200°C per circa 20 minuti, ricordandosi di girarle a metà cottura.

Buon appetito!

Dalla Gabbia al Cielo, storie di respiri. Un breve resoconto

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Difficoltà nella vita quotidiana, importanza del rapporto con il medico, diritto alla terapia migliore: storie dei pazienti con Asma Allergico Grave condivise sui social network e raccolte in un e-book da FederASMA e ALLERGIE onlus.

Mercoledì 18 giugno 2014 a Milano è stato presentato Dalla Gabbia al Cielo: storie di respiri  un e-book che raccoglie il vissuto di centinaia di pazienti con asma allergico grave realizzato da FederASMA e ALLERGIE onlus Federazione Italiana Pazienti.

È il risultato dell’iniziativa “Ispirami. Un’esperienza da condividere, una storia da ascoltare con cura. La tua”, lanciata nello scorso settembre che, grazie ai social network e al sostegno di centri ospedalieri di tutt’Italia, ha permesso ai pazienti di mettere in comune le proprie esperienze.
L’asma allergico grave è una condizione che interessa tra l’1 e il 2%  dei 3 milioni di italiani colpiti da asma. Si tratta di pazienti che vivono una difficile condizione psicologica, che si può tradurre in auto-limitazione nel movimento, nell’attività fisica, isolamento dall’ambiente esterno e vita di relazione compromessa. In altri termini, questi pazienti spesso “rinunciano” a priori a una qualità di vita che la giusta terapia potrebbe invece garantire loro.
“È difficile intercettare i pazienti affetti da asma grave” afferma Monica De Simone, Presidente di FederASMA e ALLERGIE onlus. “Questo ha suggerito che la rete fosse il luogo ideale per aiutarli a intraprendere un percorso che li ponesse nella giusta prospettiva nei confronti della malattia. Un percorso nel quale il racconto e la condivisione della propria esperienza diventa parte della cura, il cui obiettivo non è solo l’accesso alla terapia migliore, ma anche una ritrovata serenità. È un obiettivo ancora più importante quando si tratta di piccoli pazienti: per i loro genitori vedere i propri figli esposti al rischio di violenti attacchi d’asma è una costante fonte di ansia e preoccupazione.”
Ricorrere al web è stata una scelta vincente per l’iniziativa Ispirami. I dati più recenti confermano infatti che gli italiani si affidano con sempre maggiore frequenza alla rete per la ‘gestione’ della propria salute.
Nel nostro paese oltre il 32%1 della popolazione utilizza Internet per cercare informazioni mediche; di questi il 90% ricerca informazioni relative a specifiche patologie, il 58,6% cerca medici e strutture cui rivolgersi e il 13,9% frequenta chat, forum e web community come luogo di contatto e di scambio sulle proprie esperienze di malattia.
Un ruolo importante, nell’assicurare il successo del progetto, lo hanno svolto i centri ospedalieri coinvolti, che hanno stimolato i pazienti con asma allergico grave ad aderire all’iniziativa.
“Ispirami ha coinvolto le equipe mediche di svariati centri specializzati nell’asma allergico grave in tutta Italia” – dichiara Pierluigi Paggiaro, Ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio, Università degli Studi di Pisa. “Tanti contributi sono stati condivisi sulla rete, altrettanti sono arrivati direttamente presso i centri medici, a testimonianza di come, specialmente per le patologie gravi e croniche, la relazione con il team medico è molto forte. Questa iniziativa indica che il confronto e la condivisione possono aiutare veramente il paziente a comprendere meglio la malattia, a conoscerne le evoluzioni e a imparare come gestirla nel quotidiano. Allo stesso tempo possono offrire un importante contributo agli stessi medici, aiutandoli a prestare maggiore attenzione al vissuto dei pazienti e alle loro esigenze, e mettendoli in condizione di offrire un supporto terapeutico ancora più completo ed efficace.”
Dalle testimonianze raccolte nell’e-book ‘Dalla Gabbia al Cielo: storie di respiri’, emerge come una diagnosi tempestiva della malattia e l’accesso alla terapia migliore svolgano una funzione essenziale nella cura, aiutando progressivamente il paziente a ritrovare una nuova vitalità, riappropriandosi del proprio respiro.
“L’asma allergico grave ha un impatto molto serio sulla qualità della vita. La cascata infiammatoria provocata dalle IgE (Immunoglobuline E) causa al paziente importanti difficoltà respiratorie, problemi nel parlare e nel muoversi, sensazioni di pericolo”, continua Paggiaro. “In questi soggetti il tradizionale approccio, basato sulla combinazione di più farmaci, non è in grado di rispondere efficacemente. Una via terapeutica è stata aperta dal trattamento anti IgE attualmente disponibile e oggi più facilmente accessibile ai pazienti grazie alla riclassificazione in fascia A: interviene a monte sul meccanismo responsabile della malattia e si è dimostrato efficace anche in asmatici gravi in età pediatrica.”

L’e-book è disponibile sul sito di Vivi asma.

La rete può essere davvero una grande opportunità per condividere anche le nostre emozioni e sentirci meno soli.

Per saperne di più sull’asma: FederAsma e Allergie onlus e ViviAsma

Allergie e danger of vitality

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E’ inutile nascondersi dietro un dito, ma più approfondisco l’argomento “allergie” leggendo saggi sempre più aggiornati e più emerge un collegamento diretto tra sistema immunitario alterato ed emotività.

Questo non vuol dire sottovalutare l’aspetto allergologico, quanto piuttosto andare in profondità nel nostro Io e capire cosa e quando possa aver influenzato la nostra reattività.

L’ultima occasione per riflettere sull’argomento è la seguente citazione:  “Gli stessi studi di Rita Levi Montalcini, che ha ottenuto il Nobel per la Medicina nel 1986 per i suoi lavori sul NGF (Nerve Growth Factor), hanno documentato che questa sostanza “allergizzante” viene prodotta nell’organismo anche in risposta a situazioni emotive in cui viene messa in discussione la sopravvivenza delle proprie consuetudini vitali.
Come ha meravigliosamente spiegato durante il Congresso europeo di Allergologia, nel 2001 a Berlino, in una lezione tenuta da sette premi Nobel in contemporanea, l’organismo produce NGF quando passa attraverso situazioni in cui cambiano le proprie priorità vitali. Lei le ha chiamate  situazioni di Danger of vitality, citando, ad esempio, lutti, tradimenti, disamori, disillusioni, traslochi, mobbing, gravidanze o all’opposto, l’assenza di gravidanze o altre situazioni in cui l’organismo, inteso in senso olistico, non si riconosce più. La citochina NGF determina un incredibile aumento della reattività allergologica e la risposta allergica di una persona diventa evidente come quella di una luce di emergenza (rossori, orticaria, chiazze cutanee, dermatiti, ecc.) a testimoniare uno stato generale di squilibrio complesso e articolato, al quale occorre prestare attenzione.”
(tratto da Come una pentola a pressione* di A F. Speciani e G Piuri, Tecniche nuove 2013).

Facile leggerlo, meno chiaro è il percorso a ritroso per capire quali reali situazioni di Danger of vitality hanno impresso nelle nostre cellule un segno così indelebile, soprattutto se, come nel mio caso, l’origine delle proprie allergie risale alla notte dei tempi.

A conferma di quanto sto scrivendo oggi, due persone diverse con problemi di salute cronici differenti dalle allergie mi raccontavano che il sorgere della loro malattia è coinciso con uno shock emotivo importante (nel primo caso caso una brutta notizia riguardante il figlio, nel secondo caso la malattia del padre). Potrebbe essere una strada da percorrere complementare al controllo tradizionale dei sintomi classici dell’allergia.

Negli ultimi anni è molto più facile avvicinarsi alle pratiche olistiche, grazie a libri, siti internet, blog ed esperti del settore. Mi piace documentarmi e sono sicura che ritornerò a parlare dei miei percorsi allergici-olistici, segnalando i passi in avanti o, con onestà e la coda fra le gambe, gli eventuali ripensamenti.

Certo, è più semplice prendere un antistaminico (cosa che al bisogno sono la prima da assumere), ma non escludo la voglia di scavare più a fondo in me stessa e chissà che questo non mi possa aiutare.

E voi, cosa ne pensate? Avete suggerimenti da darmi?

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