Quando ho aperto questo giardino d’inverno nel lontano 2013 gli articoli erano conditi di vita personale. Non a caso ho sempre parlato di allergie in prima persona, non solo dal punto di vista clinico, ma anche da un punto di vista umano.

La mia condizione di allergica non è stabile. Avrei voluto raggiungere un traguardo (quale, non lo so. O forse sì, ma la mia guarigione per il momento non è un’opzione possibile…). Nel corso dei miei 50 anni di vita, sia prima che dopo la diagnosi avvenuta nel 2000, la mia situazione di paziente dal sistema immunitario ballerino si è costantemente evoluta, in alcuni casi in meglio, in altri no. Non si è mai cristallizzata del tutto, anche dal punto di vista alimentare.

Tutto ciò mi ha insegnato a vivere da resiliente e a sviluppare un fortissimo senso dell’osservazione, non solo per quanto riguarda l’aspetto “medico” della faccenda, ma anche personale (in famiglia, al lavoro, sempre!). E’ più forte di me, ormai.

Controllare le etichette, gli ingredienti, i bugiardini, i luoghi che frequento è diventata normalità. Ho sviluppato un senso in più che mi permette anche in alcuni casi di “sentire” gli ambienti che frequento. E’ difficile da spiegare e potreste darmi della pazza. Non mi offenderei. Lo penserei anch’io se fossi al posto vostro.

Tutta questa lunga premessa è per dirvi che in piena emergenza Sars Covid-19, il sapere di dover indossare la mascherina, di dover lavare le mani e di mantenere il distanziamento sociale non mi sta creando disagio fisico o psicologico.

Proprio la mia pluriannuale condizione di allergica mi fa essere abbastanza attenta senza considerarlo uno sforzo eccessivo. La facilità di adattamento alla convivenza con il Virus e a tutte le restrizioni che ci ha imposto mi ha fatto davvero riflettere su come la realtà di noi pazienti allergici sia già condizionata nella nostra quotidianità e di come sia un’abitudine consolidata quella di non tralasciare niente.

Per “effetto Covid-19” intendo quindi – impropriamente – quella richiesta di attenzione per i piccoli particolari della quotidianità che di solito si trascurano: portarsi le mani alla bocca dopo aver toccato maniglie, pulsanti e quant’altro, strofinarsi gli occhi, ecc.

Be’, dire che vivere con le allergie per una volta, e con tutti gli scongiuri del caso, può esserci di aiuto e renderci più consapevoli di quello che facciamo tutti i giorni, mi sembra una buona notizia. Piccola, ma pur sempre capace di sollevare l’umore precario di quest’ultimo mese all’insegna dei bollettini “di guerra” pandemici.