Ho sempre adorato la fine dell’estate, quando il caldo si fa meno intenso, le giornate si fanno terse e con il passare del tempo il cielo di settembre mi sembra ogni anno più bello.

Una volta apprezzavo questo periodo dell’anno soprattutto perché per me era insopportabile la primavera. L’allergia alle graminacee e all’olivo non mi permettevano una grande esplorazione del mondo all’aperto. L’estate, a causa dell’incremento della sudorazione, mi metteva in subbuglio per via del nichel.

Da qualche anno a questa parte anche l’aria autunnale comincia a darmi sui nervi (!). La bellezza delle giornate rimane inalterata. Quella che è cambiata sono io. A ridosso della fine delle vacanze, oltre a sentire gli occhi bruciare e richiedere a gran voce il collirio, ogni volta che faccio la doccia un intenso prurito si propaga sulle gambe. Una cosa che non riesco a spiegarvi, tanto mi infastidisce. Dura una mezz’ora al massimo, ma è veramente intenso.

All’inizio, complice la mia dottoressa, attribuivo la colpa all’escursione termica tra la temperatura esterna e quella dell’acqua (anche se non dovrei come allergica al nichel, adoro fare la doccia bollente). Purtroppo anche facendo una doccia tiepida a partire da questo periodo il prurito si ripresenta. Sempre fastidiosissimo.

Ormai dopo vent’anni di esperienza comincio a pensarla come gli allergeni che mi perseguitano e così ho iniziato a riflettere, soprattutto dopo la mia disavventura con i funghi.

La prima cosa a cui sto attribuendo la colpa è proprio la muffa. In casa non ce ne vedo, né ne sento l’odore, ma la verità è che io asciugo i panni in casa e quindi non è detto che le spore diano il meglio di sé e in maggior quantità in questo periodo.

La seconda cosa a cui ho pensato è il lievito come ingrediente da evitare come allergica al nichel, ma che, avendo aggiunto qualche prodotto da forno negli ultimi tempi, potrebbe causarmi questi pruriti.

Così ho provato a fare una piccola ricerca sugli alimenti che direttamente o indirettamente potrebbero portarmi a contatto con i lieviti:

  • gli alimenti che contengono effettivamente lieviti come pane, fette biscottate, pizza, ma anche quei prodotti che pur non contenendo lieviti, hanno comunque subito qualche processo di fermentazione come pane azzimo, fette Wasa, cracker, piadine e in genere a tutti quei prodotti da forno che in etichetta nche se riportano la dicitura “senza lievito”.
  • altri prodotti fermentati sono il miele (che io non tollero e chissà che non sia proprio per questo motivo), i funghi (che mi hanno già fatto finire al pronto soccorso), l’uvetta passa, i formaggi (freschi e stagionati), lo yogurt (sia di soia che vaccino), il tè nero (che non è vietato per gli allergici al nichel), il vino, la birra e tutte le bevande alcoliche.
  • i condimenti come l’aceto (balsamico, di vino, di mele) o le salse macrobiotiche (salsa di soia, il tamari, il miso).
  • gli avanzi di cibo conservati per più giorni in frigorifero o lasciati all’aria aperta subiscono un’ossidazione e quindi una fermentazione.
  • l’acido citrico, che viene spesso aggiunto come conservante a cibi e alimenti come le marmellate, viene prodotto da un lievito.

Quindi da brava stratega proverò da una parte a usare parecchia candeggina nella pulizia della doccia e della vasca, ma dall’altra proverò a stare più attenta a cosa mangerò nei prossimi mesi in questo periodo.