Il 5 aprile questo giardino d’inverno compie tre anni. In questo periodo ho conosciuto tanti allergici (per la verità le più ciarliere sono state donne…). La storia di oggi è quella di Mary. Qualche volta, dopo aver letto il mio post del martedì, mi fa sapere cosa ne pensa e condivide in privato alcune sue riflessioni. Le ho proposto allora di raccontarsi anche agli altri lettori allergici che seguono Vivere con le allergie. Per mia enorme gioia mi ha detto di sì.

Ecco allora il suo contributo.

– Quando e come hai scoperto di essere allergica? E a che cosa?

Da quel che mi ricordo, sono un soggetto allergico da sempre! Da piccola l’allergia si accompagnava ad attacchi di asma, così aerosol, sciroppi, antistaminici e spruzzi bronchiali sono diventati i miei migliori amici. Le mie allergie sono molteplici: polvere di casa e di farina, peli di cani e gatti, latte di fico, pelo di cavallo, tacchino, fragola, formaggi, muffe parietaria, assenzio… e ultima new entry: il nichel.
Alcune di queste in verità oggi si sono attenuate e non mi creano particolari reazioni, ma ci sono le famose intolleranze, che invece sono più subdole delle allergie vere e proprie … la pesca, l’albicocca, il melone, l’anguria, il kiwi, la banana matura mi irritano il palato che inizia a gonfiarsi e la mia pelle inizia a diventare a chiazze rosse fuoco.

– Quanto la convivenza con le allergie ha condizionato, o condiziona ancora, la tua vita?

Diciamo che le allergie non condizionano ciò che voglio fare, ma condizionano molto il mio stato d’animo. E’ difficile sorridere e rimanere ottimisti quando hai una tosse che di notte non ti ha fatto chiudere un occhio, o ti lacrimano talmente gli occhi da non riuscire ad aprirli. Devo avere molto autocontrollo per non prenderla con chi mi è accanto e non sempre ci riesco. Questi piccoli problemucci, credo, abbiano plasmato un po’ il mio carattere. Probabilmente senza l’allergia sarei un tantino più positiva, e meno irritabile. L’allergia si manifesta in tanti modi e non sempre visibili all’esterno, per cui gli altri non sempre possono rendersi conto di cosa stai attraversando in quel momento. C’è bisogno di molto self-control per nascondere il fatto che hai un prurito incalzante a orecchie e gola, o che vorresti metterti le mani in testa e grattarti come se avessi le pulci. E’ come se la mia capienza di pazienza sia sempre quasi colma e per questo tendo facilmente ad arrabbiarmi per le altre cose.
C’è un lavoro quotidiano da fare e io non demordo. Sono io a controllare l’allergia e non viceversa.

– Quale allergia ti pesa di più? Perché?

Sicuramente quella al nichel, perché in questa parolina così piccola rientrano una quantità infinita di alimenti e oggetti che la contengono. Cambiare da un giorno all’altro dieta alimentare, prodotti cosmetici, accessori e fare attenzione a tante piccole cose che sembrano così insignificanti… come ad esempio smettere di giocare con le monetine in tasca. Non è semplicissimo anche se non impossibile.

Nonostante le tue allergie, sei una mamma. Come l’essere allergica ti influenza nei rapporti con i tuoi bambini?

L’allergia mi crea diversi sensi di colpa nei confronti dei miei bimbi. Il primo è che malgrado razionalmente sia cosciente che la colpa non è mia, è quello di aver trasferito loro la predisposizione all’allergia. Preoccupazione che avevo ancor prima che nascesse il primogenito. Non è un caso che la prima domanda che posi al dottore quando seppi di essere in dolce attesa fu: “Dottore quante possibilità ci sono che il mio bimbo sia un soggetto allergico? Lui: 98%.” Purtroppo non sbagliava. Il senso di colpa arriva puntualmente in tutte quelle giornate in cui l’allergia prende il sopravvento e io sono praticamente ko e non posso dare loro il mio 100% o peggio ancora quando li sgrido intimando di fare silenzio perché “mamma non sta bene”.
Infine, essere cosciente di cosa comporta l’allergia tende a farmi essere un po’ troppo protettiva nei loro confronti, compatendoli invece di sostenerli. E questo non è spirito giusto per far affrontare ai miei gioielli le loro allergie.
La cosa positiva è che me ne rendo conto e corro ai ripari e in cuor mio dico: se ce l’ ho fatta io, perché loro no? E cerco di guardare con ottimismo il futuro.

– Oltre all’allergologo, sei ricorsa ad altri specialisti? Se sì, quali e perché?

In effetti, quando vidi la lista degli alimenti senza nichel che potevo mangiare, mi sono detta che non era possibile per quanto fosse misera. Così mi sono rivolta ad un nutrizionista per approfondire un po’ il misterioso mondo del nichel, dal momento che le mie ricerche su internet mi avevano confusa ancora di più. Il nutrizionista non si è limitato a darmi una mera lista degli alimenti, ma mi ha spiegato cosa fosse il nichel, perché alcuni alimenti ne contenessero di più invece di altri e perché su internet ci fosse tanta confusione. Inoltre, volevo essere certa di iniziare una dieta sì proibitiva, ma che rispondesse al mio fabbisogno quotidiano. Insieme abbiamo iniziato un percorso, fatto anche di sperimentazione. Malgrado ci siano a volte delle piccole crisi, il fatto che ci sia lui a monitorare il tutto mi dà una certa dose di sicurezza e sostegno psicologico.

Secondo te, se la risposta è affermativa, quanto la tua emotività influenza il tuo sistema immunitario?

Ovviamente posso parlare solo della mia esperienza personale e non posso affermare con certezza medica che la mia emotività influenzi veramente il mio sistema immunitario. Noto che in momenti di stress lavorativo tutto sembra peggiorare, soprattutto l’ orticaria. E così si innesca una catena difficile da fermare, perché più mi innervosisco, più non riesco a stare ferma con le mani e più aumenta il prurito. Arrivo al punto di dovermi fermare, respirare profondamente e cercare di autocontrollarmi.

Quali consigli ti senti di dare a chi oggi chiude la porta dello studio di un allergologo con una diagnosi di un cocktail di allergie e deve cavarsela da solo?

Non scoraggiarsi! I momenti “no” ci sono e ci saranno, ma a tutto c’è rimedio. Certo, ci vogliono sacrifici e tempo affinché accettiamo e ci abituiamo ai cambiamenti, e le tentazioni ci saranno, ma piano piano riusciremo a capire come gestire le allergie, le reazioni e come e quando poter fare uno strappo alla regola. Solo tanta pazienza e soprattutto chiedere consigli sempre a un medico. Il fai da te non è una buona idea quando si tratta di salute.

– Cosa aiuta te nei giorni “no”?

Per chi ha bambini piccoli, non ci si può permettere giorni “no”, ma per quanto voglia nasconderli e far finta che non esistano, ci sono! Vorrei dire che il sorriso dei miei bimbi sono sufficienti a farmi andare avanti, ma vi direi una bugia. Il problema è che a volte le reazioni allergiche davvero ti tolgono le forze, e di giocare e di leggere un libro e di disegnare. Il fatto di non poter condurre in modo “normale” le mie giornate, o anche semplicemente di non poter giocare con i miei bimbi mi fa arrabbiare molto. Quindi cerco di starmene un po’ da sola, calmarmi e recuperare un po’ le energie . In questi momenti non è facile convivere con me, perché sono davvero irascibile, ma fortunatamente siamo tutti diversi e ognuno può trovare il proprio modo di rigenerarsi. L’importante è non perdere mai l’ottimismo e ripetersi “finché c’è rimedio va ancora bene”.
Per me funzione, magari potete provarci anche voi.

Grazie Mary per averci permesso di entrare nella tua sfera privata.

A tutti coloro che avessero voglia di raccontare le proprie avventure allergiche vi invito ad inviarmi il vostro contributo, non per esibizionismo, né per sfogarsi un po’ (oddio, magari anche quello ci vuole ogni tanto), ma perché la vostra storia unica e speciale potrebbe aiutare qualcuno che vive le stesse emozioni in compagnia delle allergie.

Buona Pasqua a tutti!