Buon anno a tutti! Passato bene le feste? Io sì, ma dei dettagli vi racconterò nel prossimo post, perché oggi sono felice di lasciare la parola a Elisa @sonoallergica. Ci siamo virtualmente conosciute qui sul blog e poi su instagram (se non la conoscete dovete fare un salto sul suo account). Indovinate un po’? Le ho chiesto di raccontarsi qui per noi. Come sempre è importante condividere le nostre esperienze, soprattutto quando offrono dei suggerimenti per vivere meglio con le allergie e le intolleranze alimentari.

– Allergica o intollerante? Da quanto e a che cosa?

In vent’anni di vita sono stata entrambi: ho iniziato con dermatiti atopiche strazianti che mi hanno accompagnata dai primi mesi fino all’adolescenza. Ho scoperto di essere celiaca, quindi intolleranze al glutine, a tre anni, mentre l’intolleranza al latte l’ho scoperta solo un anno fa: mi è stato detto che, probabilmente, era la causa di buona parte delle mie dermatiti. Sono inoltre allergica al nichel, soprattutto sulle mani: non posso nemmeno toccare un pomodoro!
Ho fatto qualche mese di dieta disintossicante dal nichel l’anno scorso, ma ancora adesso non mangio pomodoro né caffè, perché mi infiammano subito. Anni fa ho scoperto per caso che le piscine mi scatenano enormi reazioni allergiche alla faccia: non metto la testa sott’acqua da anni, ma ancora non ho scoperto quale sia la sostanza scatenante!

– Come la diagnosi ha cambiato le tue abitudini?

La celiachia è stata la prima diagnosi che ha davvero cambiato le mie abitudini: ricordo benissimo l’ultimo Plasmon che ho mangiato, e la frustrazione del non poter più fare colazione con mio nonno, intingendo gli Oswego nella stessa tazza di latte. Ma avendola scoperta da piccola, direi piuttosto che ha formato le mie abitudini: presentarmi come celiaca appena entro in un ristorante, non usare le posate altrui, ricordare la mia intolleranza quando sono invitata a cena, e soprattutto cercare, ad ogni viaggio, la versione senza glutine dei prodotti tipici del luogo.
A cambiare le mie abitudini sono state invece l’intolleranza al lattosio e la sensibilità al nichel: da quando le ho scoperte compro molti meno prodotti confezionati, ho ridotto drasticamente il consumo dei dolci e imparato che esistono alternative alla passata di pomodoro. Sicuramente la mia italianità ne risente: per me mangiare una pizza margherita è proprio impossibile!
Le dermatiti invece mi hanno insegnato a prestare attenzione a cosa mi metto addosso: lezione che mi è tornata molto utile negli anni per scoprire sensibilità a vari alimenti e sostanze, che sono durate alcuni anni e poi passate senza troppe conseguenze.

– Quando allergie e intolleranze si presentano a tavola, all’inizio è difficile conviverci. Come hai reagito subito e come a distanza di tempo ti sembra di essere cambiata?

Sono stata a dieta, diligentemente e serenamente, per la maggior parte della mia vita. Ma per arrivare alla vera serenità ho attraversato due cicli di crisi: uno poco dopo la diagnosi, l’altro verso la fine del liceo.
Non avevo problemi all’idea di avere “una pancia speciale”: quel che non era facile era accettare le prese in giro degli altri bambini, che i primi tempi mi hanno fatto pesare molto questa diversità. Se non altro, ho capito molto in fretta che tipo di persona non volevo diventare. Ma la paura dell’opinione altrui mi ha aspettata, puntuale, tra le insicurezze dell’adolescenza: tendevo a sminuire il mio problema, dicendo che “sgarrare ogni tanto non era un problema”, per paura di sembrare rompiscatole e noiosa, e di essere esclusa per questo.
Inoltre il cibo senza glutine vent’anni fa era davvero pietoso. Non ho pranzato fino ai 10 anni perché il cibo della mensa era immangiabile, facendo venire non pochi sensi di colpa a maestre e genitori. Sicuramente il fatto che oggi si trovino centinaia di prodotti buoni e disponibili praticamente ovunque mi ha risollevata non poco!
Ho fatto veramente pace con quella che ero quando mi sono trasferita in Francia e ho iniziato a gestire da sola la mia alimentazione, selezionando quello che mi piaceva e mi faceva stare bene. Altri due fattori fondamentali sono stati la vicinanza di un fidanzato che mi ha accettata da subito per quella che ero, e la riscoperta dello yoga, che avevo praticato da piccola e che da quattro anni fa parte della mia routine quotidiana.
Oggi posso dire di essere davvero serena di fronte a qualsiasi imprevisto: prima di scoprire l’intolleranza al lattosio ero formaggio dipendente, ma ciò nonostante non ho sofferto nel doverlo eliminare.

– Ci sono degli alti e bassi nell’affrontare allergie e intolleranze? Come li affronti, soprattutto quando ti senti un po’ demoralizzata?

Devo dire che, dopo vent’anni, i bassi sono proprio pochi. Però capitano: magari davanti all’ennesima persona che ti invita a cena senza ricordarsi che sei intollerante e ti dice “va beh, mangia il prosciutto!” che ha appena tagliato col coltello del pane. Oppure quando la dietologa di un’amica le fa togliere il glutine e il latte per due mesi, e questa a cena prima si rivolge al cameriere con un “sono celiaca!”, poi si mangia il pane dal cestino perché “per una volta non fa niente”. O quando un cameriere mi chiede: quanto sei celiaca? In questi casi cerco di essere gentile, ma di correggere il tiro: sono stata vittima di questo tipo di influenze in passato, ora vorrei aiutare altri intolleranti a non esserlo.
Ormai non mi capita più di desiderare una fetta di pane o di pandoro: se qualcuno li mangia e sono freschi e squisiti, semplicemente li annuso. Fin da piccola, annusare era la mia tecnica per conoscere i cibi che non potevo mangiare. Dopodiché sono grata di averli potuti gustare almeno con uno dei miei sensi!
Quando capitano i momenti no, semplicemente mi sfogo: con una corsa, con me stessa, con un post su Instagram (qui ne trovi uno abbastanza esasperato: https://www.instagram.com/p/BMCTYoSgs8w/ ) e poi lascio perdere. Perché la vita mi ha tolto qualche cibo, ma mi ha lasciato migliaia di cose da godermi, e preferisco concentrarmi su quelle.

– Il tuo account @sonoallergica su Instagram è molto interessante. Ogni giorni su Stories presenti prodotti di cui fai uso. Raccontaci quando hai cominciato ad aggiornarlo.

Avevo aperto Instagram per partecipare a un contest di beneficenza e non sapevo che farmene. Invece che chiuderlo, ho iniziato a postare foto di quello che mangiavo e dei miei viaggi, a tempo perso. Pian piano hanno cominciato a scrivermi altre persone con le mie intolleranze, chiedendo dove compravo i prodotti, dove avevo mangiato quando ero all’estero, o chiedendomi consigli sulla dieta. Io stessa ho cominciato a interagire con altri profili, e mi sono ritrovata in una bella community, capace di aiutarsi e sostenersi a vicenda. Un bel posto in cui passare le mie pause lavorative!
Da pochissimo ho trovato il coraggio di aprire un blog di viaggi e recensioni senza glutine (qui trovi il link: http://www.sonoallergica.it) : era un desiderio che avevo da tempo, ma che rimandavo perché non mi sentivo sicura di me stessa. Dieci giorni dopo averlo aperto ho vinto un contest, e sono diventata reporter di viaggio senza glutine in Australia. La soddisfazione di essere stata sostenuta da tante persone come me è enorme: spero di essere all’altezza della fiducia che mi hanno accordato.

– Ho anche una domanda indiscreta: se un prodotto ti fa male o non ti piace lo condividi con i tuoi followers e perché?

Più che indiscreta, è una domanda complessa. Perché se non dici che un prodotto non ti è piaciuto non stai informando la tua rete, ma se lo dici esprimi un giudizio parziale. Cerco di stare molto attenta nel criticare i prodotti, e di specificare il motivo per cui non mi è piaciuto: se una merendina sa di conservante, magari a me non piace perché sono abituata a prodotti più naturali, ma una persona cresciuta a Buondì e Kinder Paradiso magari la apprezzerà.
Se invece una crema mi ha dato fastidio, devo essere consapevole che ogni corpo reagisce a proprio modo, e non è detto che per un altro non possa essere perfetta. Proprio l’altro giorno ho parlato di una crema anticellulite che finalmente non mi irritava la pelle, e una ragazza mi ha scritto che a lei bruciava e arrossava tantissimo. Di sicuro non smetterò di comprarla per questo, ma è stato interessante sapere che un prodotto sicuro per me non lo era per un’altra persona.
Quando invece un prodotto è pessimo, generalmente il giudizio è unanime: un pandoro di marmo non è un buon pandoro, uno shampoo che secca terribilmente tutti i tipi di capelli non è consigliabile per nessuno. Sul blog vorrei proprio lasciare spazio a queste differenze, e dare più spazio anche alle opinioni di altri sui prodotti che uso.

– Come me vivi al mare. Quanto il mare ti aiuta (se lo fa, ovviamente), ad affrontare la vita con certe privazioni che non appartengono a tutti?

Purtroppo ormai vivo al mare solo una parte dell’anno. Il nostro obiettivo sarebbe trasferirci definitivamente in un condominio vista spiaggia, ma per ragioni lavorative non so quando riusciremo a realizzarlo.
Sicuramente per me la natura è un aiuto fondamentale: mi mette davanti all’unica persona a cui devo rendere conto, ovvero me stessa. Lontana dagli altri e dal confronto, più o meno palese, con essi, mi rendo conto di quanto sono effettivamente fortunata e piena di possibilità. Non solo, ma una camminata di mezz’ora sulla spiaggia mi permette di lasciarmi alle spalle tutti i cattivi pensieri.
Credo che il mare mi abbia dato due grandi insegnamenti: il primo, è che siamo tutti diversi. I granelli di sabbia sembrano infiniti, ma soprattutto indistinguibili, se guardati dall’alto. Ma se si prende un pizzico di sabbia sul palmo della mano, si vedrà che ognuno di essi è diverso dall’altro per colore e dimensione. Essendo tutti diversi, non esiste una normalità da cui mi sto allontanando: esiste solo la mia strada, e come io voglio percorrerla.
Il secondo è che il mondo va avanti comunque: sia che io decida di commiserarmi per le mie privazioni sia che o decida di fregarmene. Come le onde continuano il loro moto, così fa il mondo, che cresce, cambia e si evolve indipendentemente da me. I miei problemi non sono una tragedia irrisolvibile, così come non lo sono i miei errori: basta rimboccarsi le maniche e salpare di nuovo con la prossima onda.

– Hai già regalato una ricetta deliziosa per il mio blog. Quali consigli oggi ti senti di dare alle lettrici per affrontare con serenità allergie e intolleranze?

Credo molto nei due insegnamenti del mare che ho citato prima. Credo che la chiave per vivere con le allergie e le intolleranze sia la consapevolezza: quella di sé e dei propri limiti, che poi sono i confini del nostro essere unici.

Grazie Elisa, quando vuoi sei sempre la benvenuta.

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