lo-yoga-tibetano-del-respiroLo yoga tibetano del respiro* di Anyen Rinpoche e A. Choying Zangmo è uno di quei saggi che da mesi tengo a portata di mano insieme ad altri di cui vi ho parlato quest’estate. No, non sono là a poltrire. Tutt’altro. Sono stropicciati, letti e ri-letti più volte, pieni di sottolineature, di appunti a margine e di post it, perché sono “vissuti”. Ve ne avevo già parlato in un altro post, ma questo tipo di saggi hanno bisogno di sedimentare con la loro filosofia e le diverse (ma molto simili) tecniche che permettono di tenere a bada lo stress. In chiusura di uno degli ultimi post “Il terreno allergico e lo stress” dicevo che ognuno di noi dovrebbe mettere ordine nella propria vita, trovando strategie che ci permettano di vivere con maggiore serenità, così da riequilibrare il nostro organismo già provato dalle allergie.

Negli ultimi tempi la lettura in generale e l’approfondimento di alcuni temi come la meditazione hanno contribuito (o così la penso io) a farmi stare meglio. Da quasi un anno non faccio più ricorso agli antistaminici e per me è un vero successo.

Lo ripeto per dovere di cronaca: sono un’autodidatta. Quello che riporto in questo giardino d’inverno è la mia semplice esperienza (per ora piuttosto positiva).

Tra le altre cose, meditare sta risultando più facile del previsto. Facile come respirare. Il respiro infatti è fondamentale per la nostra esistenza (come anche nella meditazione). Non possiamo farne a meno. Cito gli autori: “a livello cellulare, la forza e la vitalità del corpo viene mantenuta attraverso il giusto equilibrio di ossigeno e di anidride carbonica“.

La respirazione può essere influenzata dalla condizione psicologica, ovvero dalle percezioni e dalle emozioni. Come sostengono gli autori “la frequenza, la profondità e la qualità della respirazione cambiano in risposta alle emozioni“.

Avete mai fatto caso che quando siete più nervosi il vostro respiro è accelerato? Quello che questo saggio cerca di spiegare è come ridurre il numero degli atti respiratori giornalieri. Questo non significa vivere in apnea, ma gestire e riconoscere il nostro respiro per riuscire a ridurre lo stress.

La calma che con la meditazione e la corretta respirazione si ottiene porta sollievo alla nostra mente (e nel nostro caso al sistema immunitario). E magari, in caso di reazioni allergiche, riusciamo a viverle e superarle meglio. Con questo non voglio dire che in piena crisi allergica vi dobbiate sedere su un tappetino da yoga a praticare le asana e a respirare con il naso a narici alterne. Se butta male, correte al pronto soccorso. Quello che intendo è che dopo, grazie alla meditazione possiamo sentirci meno in ansia, meno preoccupati e, per quanto mi riguarda, meno in colpa.

Se nella prima parte del libro gli autori chiariscono perché praticare lo yoga del respiro, citando la filosofia buddista senza dimenticare alcuni riferimenti alla cultura occidentale, nella seconda parte, dal titolo “Come praticare lo yoga del respiro”, ci sono una serie di esercizi di meditazione-respirazione. Il consiglio che vi do è di leggerli e magari provarli, ma solo con lo scopo di trovare quello più adatto a voi. Non necessariamente tutti faranno al caso vostro, ma anche la semplice sperimentazione vi farà sentire più tranquilli, ma soprattutto non esiste un “giusto” e uno “sbagliato”: respirate e fate caso al vostro respiro. Tutto il resto viene da sé.

Nel saggio non lo dice, ma mi sento in dovere di fare una precisazione: per chi è allergico agli acari, meditare su un tappeto e in un luogo impregnati di polvere non mi pare una buona idea. Evitatelo! Lo stesso dicasi nel caso in cui foste allergici alle graminacee e desideraste meditare in un bellissimo prato fiorito. Anche in questo caso, vi consiglierei di fare sempre uso di quella meravigliosa invenzione che si chiama “buon senso”.

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