Il mio – anche un po’ vostro – giardino d’inverno virtuale sta crescendo. Dopo tre anni di racconti miei e vostri in pvt, ho sentito il bisogno di alzare lo sguardo oltre il confine. Sì, ho pensato che avessimo bisogno di aprire le porte a ospiti speciali con idee nuove e capaci di regalarci una nuova boccata di ossigeno (a prova di allergici, ovviamente).

Le allergie sono le nostre compagne di viaggio. Le regole – almeno quelle tradizioni e piuttosto rigide – con cui conviverci le conosciamo (anche se qualche disattenzione può capitare e finché è risolvibile possiamo proseguire sulla nostra strada). Quello che forse i medici non dicono è quanto le nostre emozioni influenzino il nostro sistema immunitario. Fermi tutti! So già cosa state pensando. Non sto dicendo di evitare le cure che il vostro allergologo vi ha prescritto. Sto cercando di capire cosa, accanto a quelle premure, possiamo fare di nuovo e, perché no, di diverso da aggiungere per stare meglio con noi stessi.

La prima ospite del 2016 si chiama Silvia Ancordi. Virtualmente ci frequentiamo da anni e la considero un’amica a tutti gli effetti e credo che sia una “complice” della mia deriva “spirituale” iniziata qualche anno fa a prescindere da questo blog.

– Ti conosco e ti leggo da anni: vuoi presentarti ai lettori di Vivere con le allergie?

Ciao Simonetta, è un piacere essere tua ospite. Sono Silvia Ancordi, ma sul web mi conoscono come Mathilda Stillday per via del mio blog. Ho una formazione pedagogica e durante gli anni dell’università, grazie all’esperienza degli attacchi di panico, mi sono avvicinata a un percorso complementare fatto di tecniche olistiche e crescita personale.

– Quali esperienze dirette o indirette hai (avuto) con le allergie o le intolleranze? Quali tipi di allergie o intolleranze? Da quanto tempo ci convivi?

A 17 anni ho iniziato ad avere problemi con i latticini. All’epoca pensavo fosse il lattosio, ma non tolleravo neppure yogurt e formaggi stagionati che in genere non danno problemi. Sono sempre stata anemica quindi è probabile che già avessi disagi per via del glutine che a 34 anni ho iniziato a non tollerare per niente. Ho sospeso l’assunzione per un anno poi ho ripreso con orzo e farro in dosi contenute. Restava sempre il problema dell’anemia e una forma di sensibilità intestinale che definivano da stress. Nessuno mi ha mai parlato di celiachia fino a quando sono rimasta incinta. Avevo dolori addominali ogni tre ore, l’anemia galoppava, ho perso 5 chili nei primi tre mesi. Il sospetto fu la celiachia, ma visto come stavo e vista la gravidanza, mi è stato suggerito di sospendere l’assunzione di glutine senza fare indagini. Al momento ho una diagnosi di sensibilità al glutine per impossibilità di fare accertamenti. In seguito ho chiesto a due allergologi diversi e nessuno dei due si prende la responsabilità, dopo 5 anni, di farmi riassumere glutine. E io francamente non faccio i salti di gioia all’idea di mangiarlo. Ho solo degli esami genetici che dimostrano, sia per me sia per mio figlio, la situazione cromosomica più compatibile con forme di celiachia refrattaria anche alle diete prive di glutine quindi sto buona, mangio senza glutine e tengo d’occhio mio figlio che, al momento, si gestisce bene e a volte rifiuta i latticini.

– Come le hai affrontate? Nel tempo è cambiato il tuo modo di convivere con loro? Ti hanno frenato oppure hai sempre fatto tutto senza problemi?

L’allergia alle proteine del latte ormai è una cosa normale e devo dire è più limitante di quella al glutine. Ormai ci sono molti prodotti gluten free, ma spesso contengono derivati del latte. Per quanto riguarda il glutine sono abbastanza spartana perché non avendo un certificato non sono fissata con le contaminazioni. A casa ci si gestisce bene, non ho stoviglie separate. I problemi più grossi li ho in viaggio. Mi faccio 700 km per tornare a casa e non trovo mai nulla in autogrill. Uscire a fare colazione o merenda al bar, sorvolo sugli aperitivi, è un dramma perché ciò che non ha glutine spesso contiene latticini. La socializzazione ne ha risentito parecchio. Mi sono anche sentita dire: “Sarà un problema invitarti a cena” e lo capisco solo in parte perché mi capita di organizzare cene con diversi allergici e stanno ancora tutti bene. Bastano un po’ di volontà e di creatività.
Per le vacanze cerco strutture attrezzate e parte della mia valigia ospita sempre una scorta di viveri. La dieta gluten free mi ha fatto sviluppare altre intolleranze (lieviti e nichel) presenti in dose elevati nei prodotti g.f. Da due anni sto seguendo il Recaller program del Dott. Attilio Speciani e ho recuperato parecchio la tolleranza alle due new entry. Ho ancora margine di miglioramento, ma in questo periodo sono in dolce attesa e non è il momento di mettersi a dieta.

– Le forme più gravi di allergie – magari protratte nel tempo come nel mio caso – creano veri e propri stati di ansia. Cosa consiglieresti ai lettori?

A me capita a posteriori. A volte non seguo l’intuito e resto fregata. L’ultima volta non ho chiesto info al ristorante al momento dell’ordine poi ho scoperto che la verdura era condita con burro. Ho chiuso la serata con una pasticca, immobile sul divano fino alle due di notte come i gatti quando stanno male. Io consiglio di chiedere quando si hanno dubbi e non avere il timore di sembrare esagerati perché uno shock anafilattico (per chi ha allergie forti) a volte è evitabile con una domanda o una richiesta precisa. Avere paura del cibo è la cosa peggiore che si possa fare. Il cibo è nutrimento e qualsiasi cosa può diventare potenzialmente pericolosa, specie quando temiamo ci possa danneggiare. In questo caso i fiori di Bach possono aiutare a gestire meglio le emozioni che si hanno rispetto al mangiare.

– Cos’è eft?
È una tecnica energetica che serve per ridurre i sintomi e lavorare in modo specifico su alcuni aspetti fobici o traumatici. Emotional Freedom Technique serve per liberare l’emozione negativa che associamo, in questo caso, al cibo. Io l’ho usata per oltre un anno prima di arrivare a interrompere il glutine definitivamente. E l’ho usata anche la sera del burro nella verdura per ridurre il mal di pancia. Ho scoperto questa tecnica proprio per lavorare sulle intolleranze. Me l’avevano proposta anni prima e l’avevo declassata a stupidaggine colossale perché mi sembrava troppo semplice per essere efficace. Sono stata contenta di ammettere di aver sbagliato.

– Quando si pratica? Per quanto tempo? Gli effetti sono verificabili anche da non esperti? Abbiamo bisogno di un maestro per praticarlo?

Dipende da che tipo di lavoro si vuole fare. Io consiglio sempre di trattare i primi episodi in cui si sono avute reazioni avverse per sciogliere i nodi emotivi che rinforzano la reazione allergica.
Poi si può lavorare sui singoli sintomi, uno per volta. Il tempo e la durata della pratica varia da pochi minuti a sedute di un’ora a trattamento. Si può usare in totale autonomia e gli effetti sono misurabili immediatamente perché tutto si valuta prima e dopo la seduta di picchiettamento (tapping) assegnando un numero al disagio/dolore/emozione che si prova.

– Di te mi fido, lo sai: hai altri consigli olistici da dare agli allergici o agli intolleranti che ci leggono per farli sentire meglio?

Dalla mia borsa degli strumenti io uso molto i fiori di Bach e l’EFT. Per l’allergia respiratoria invece uso rimedi omeopatici. Ho uno spray nasale per la sinusite allergica che uso da oltre quindici anni ed è l’unica cosa che mi toglie il mal di testa quindi affianco anche omeopatia, ma mi rivolgo a professionisti perché non fanno parte delle mie competenze. Altra cosa fondamentale per le intolleranze (che sono dose dipendente) è seguire l’intuito che non è muoversi nella paura quindi evitare. Lo sto insegnando anche a mio figlio perché il nostro corpo a volte dà segnali che sentiamo e non riusciamo a decodificare. Magari c’è un leggero mal di testa o una tensione addominale che ci disturba, ma è sopportabile. Ecco, questi segnali sono una lucetta che il corpo accende per dirci: “Ehi, vacci piano” sei al limite. Conviene essere saggi e rallentare.

Grazie Silvia.

2 COMMENTS

  1. Molto interessante l’intervista a Silvia, una blogger che non conoscevo e sicuramente inizierò a seguire. Proverò anche qualcuno dei suoi consigli 🙂 grazie Simonetta!

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