La settimana scorsa ho avuto l’influenza, di quelle senza febbre, ma che mi hanno messo k.o. dopo un weekend a base di cortisone per una reazione allergica di importanza media.
Mi spiego.
Ho mangiato una fetta di torta fatta in casa con farina 00, yogurt, olio evo, zucchero e lievito naturale. Dopo averla mangiata però ho cominciato a sentire la gola e il palato gonfiarsi. Non così tanto da indurmi ad andare in ospedale, ma abbastanza da non sottovalutarlo e ricorrere alla terapia tradizionale.
Dopo 14 anni di allergie mi sento ancora stupida quando mi succede di stare male, soprattutto quando mi ricompongo e trovo la causa.
Ho già avuto modo di parlare del diario quotidiano da stilare per tenere traccia di cosa mangio per avere sempre il quadro della situazione sotto controllo (ebbene sì, ancora dopo 14 anni il diario è la strategia più semplice da non abbandonare mai).
Le ipotesi erano due. La prima è che si trattasse di allergia crociata alle graminacee. Quando i pollini cominciano a fare il loro lavoro in natura è consigliato a chi ne soffre di evitare le farine (e altre precauzioni, certo).
La seconda era il lievito naturale acquistato in rinomato negozio bio.
And the winner is: la numero due.
Ho scoperto che nel lievito c’era il mais.
No, dico! Il mais! Non potevo controllare bene l’etichetta.
Ecco, sono molto arrabbiata con me stessa, perché il fatto di entrare in un negozio biologico, non vuol dire che la mia allergia al nichel sia da sottovalutare.
La morale della storia e il monito che dovrei imprimermi a caratteri cubitali su una mano è che non devo mai abbassare la guardia. Mai.