Un paio di settimane fa vi ho accennato di una mia fissa: quella di non dover ricorrere agli antistaminici troppo spesso e troppo a lungo.
Dopo quindici anni ho ceduto all’inevitabile. Quest’estate per tre mesi di fila ci ho fatto ricorso e sono stata bene. Ho tenuto a bada pruriti e mal di testa galoppanti per un quarto di anno. Era così tanto tempo che non mi succedeva. Quando ho provato a sospenderli a metà settembre però è stato un disastro.
L’alternaria la fa da padrona in questo periodo e – a dispetto di quello che sosteneva la mia allergologa – le sue spore sono quelle che mi stanno facendo dannare di più negli ultimi anni.
La terapia omeopatica mi sta aiutando molto. Almeno il mal di testa è sotto controllo (probabilmente anche grazie alla costante attività fisica che da due mesi pratico).
Arrivo al dunque. Ho un paio di idee personali in testa (non necessariamente corrette) che mi frullano da un po’: la prima è che se riesco a stare alla larga dagli allergeni che mi provocano delle reazioni, devo stare bene. Presuntuosa, vero? Se non sto bene, devo capire il perché. In secondo luogo penso che fare uso continuo di terapie sintomatiche (non so se il termine è corretto da un punto di vista medico, eh) alla lunga il mio subdolo sistema immunitario si adegui al loro effetto e quando mi servono davvero non fanno più il loro “dovere” al 100%.
Con questo non mi permetterei mai e poi mai di invitare nessuno di voi a rinunciare alla terapia che state facendo, anche perché presumo che sia stata prescritta dal vostro medico curante. Io però dopo quindici anni di vita vissuta a braccetto con le allergie posso – anche grazie all’osservazione attenta delle mie reazioni – azzardare e volere sperimentare – finché mi è possibile – soluzioni alternative.
Stare meglio con le allergie si può. Credo di poter stare meglio di così. Ci voglio credere. Continuo a crederci.