La settimana scorsa le allergie alimentari sono state al centro dell’attenzione su molti quotidiani nazionali. I titoli erano altisonanti e denunciavano una spesa esorbitante in test “inutili” per diagnosticare intolleranze e allergie alimentari.
Ho provato ad andare a fondo della faccenda. Di solito di allergie si parla prevalentemente in primavera inoltrata: il raffreddore da fieno pare sia l’unica forma di allergia capace di attirare l’attenzione dei lettori. Sporadicamente l’allergia torna alla ribalta quando ad essere allergici sono i bambini. Di nuovo, i titoli scuotono le coscienze di mamme e papà per un tempo brevissimo, senza aggiungere molto al bagaglio personale di chi i figli allergici ce li ha per davvero.
C’è da dire anche che le allergie sono di gran moda. Ecco! L’ho detto, ma aggiungo: una malattia può essere di moda? Rispondo anche: no. Fa bene parlarne, ma sarebbe più corretto farlo meglio, per rispetto di chi allergico lo è sul serio. E parlo con cognizione di causa.
Il 21 settembre all’Expo si è parlato di allergie alimentari. La Società italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica ha denunciato il prosperare di un mercato enorme attorno al mondo delle allergie e delle intolleranze (vere o presunte) . Non ero presente (e mi sarebbe piaciuto molto) e quindi ho potuto leggere solo i resoconti giornalistici disponibili online:
– sul Corriere della sera
– su Repubblica
– su Adnkronos
– sul Quotiadino nazionale
Mi capita spesso di ricevere delle mail in privato da parte vostra (grazie, siete tutti preziosissimi!) e a tutti, o quasi, rispondo invitandovi a percorrere l’unica strada sensata, secondo il mio punto di vista. In caso di sospetto caso di allergia (alimentare e non) dovete farvi visitare da un allergologo specialista (con tanto di prick e patch test). Deve essere un medico! Con questo non voglio dire che altri professionisti non siano altrettanto bravi, ma non sono medici! Certo, mi dirà qualcuno di voi, ma il mio medico di base non accetta nemmeno l’ipotesi che io sia allergico e non mi prescrive l’impegnativa per farmi prendere appuntamento con uno specialista. Ok, allora se dovete spendere dei soldi investiteli facendovi visitare da un allergologo prima di tutto. Poi, siete liberi di continuare a farvi seguire anche da altre figure professionali, ma vi sarete tolto un bel macigno: saprete esattamente a cosa siete allergici. Credo che sia il punto di partenza per capire cosa fare, quale terapia (tradizionale o meno) iniziare e quando, se fare una dieta – che non è quella dimagrante – oppure no.
Devo aggiungere un’altro pensiero personale: se così tante persone ricorrono a test “inutili” perché hanno il sospetto di essere allergici o intolleranti, c’è qualcosa che non mi torna. Se le persone non sono davvero malate – e l’allergia è una malattia a tutti gli effetti -, perché cercare soluzioni a non-problemi? Siamo una società di malati immaginari?
Oppure i sintomi sono stati sottovalutati (e qualche volta succede per le allergie)?
Di una cosa sono più che certa: con le allergie non si scherza. La posta in gioco è troppo alta.