Oggi affronto un tema un po’ delicato: il rapporto tra le allergie e lo specialista di fiducia. Delicato per due ordini di problemi. Il primo è che la fiducia è un fattore molto soggettivo. Potremmo fidarci di una persona che non vale. Purtroppo quando si tratta di salute a volte si rischia di cercare soluzioni salvifiche impossibili, nella speranza che un miracolo si avveri proprio per noi. Il secondo è che un medico preparato dovrebbe vantare come suo fiore all’occhiello solo la sua preparazione specialistica, ma per noi pazienti qualche volta non basta (o almeno così è per me).

Ora potreste dirmi: – Simonetta, ma guarda che queste considerazioni non valgono solo per le allergie, sai?

Avete perfettamente ragione. Ho un’amica molto cara che si fa seguire per una malattia decisamente più agghiacciante delle allergie dal non-plus-ultra degli specialisti. Purtroppo però umanamente è privo di ogni tatto e sensibilità. Ha alternative? No. Deve però mettere in conto che, ogni volta che lo incontra, le si attorciglierà lo stomaco per una settimana (e non a causa della sua malattia). Però non c’è di meglio nel paese, nel suo campo.

Alla vostra obiezione inoltre rispondo che in questo giardino d’inverno racconto solo di esperienze personali dirette. Non mi azzarderei mai a generalizzare, anche perché – ormai lo ripeto da un pezzo – ogni persona fa storia a parte. In campo allergico, più che mai.

La mia esperienza con l’allergologo che mi segue risale a più di quindici anni fa. Nel 2000 mi ha elencato le mie allergie e dato soluzioni che mi hanno accompagnato fino ad ora, con degli alti e dei bassi. Soprattutto dopo le mie gravidanze – e un netto peggioramento delle mie reazioni – il rapporto, nonostante i controlli periodici si siano diradati nel tempo – si sono raffreddati. Negli ultimi tempi la risposta è sempre stata: – Prendi gli antistaminici.

Ok, direte voi, cosa c’è di sbagliato?

Niente se non che rispettando tutti gli accorgimenti che mi permettevano di stare bene una volta, dovrei stare bene ancora. A meno che…

E’ con questo a meno che… che ho deciso di tornare la settimana scorsa a fare un controllo. Avevo prenotato la visita e aspettavo quella mattina con l’ansia che l’appuntamento con l’allergologo mi crea ogni volta. Sapete cos’è successo? Ho sbagliato giorno. Sì, ho completamente sbagliato giorno e ora. L’appuntamento era per la settimana precedente. Il nuovo appuntamento va a finire a febbraio 2016. Lasciamo perdere il problema delle lunghissime liste d’attesa – non è questo il luogo per discuterne -, ma quello che mi ha deluso – e sollevata allo stesso tempo – è che il medico quella mattina non c’era (capita piuttosto spesso che ci sia un sostituto).

Ora chiedo a voi un consiglio. Visto che spesso e volentieri il mio allergologo non c’è per motivi di salute sua, cosa faccio? Cerco un nuovo allergolo fuori città? Questo vorrebbe dire ricominciare tutto da capo con un perfetto estraneo (scomodo logisticamente, tra l’altro). Oppure incrocio le dita e spero che a febbraio quando avrò la visita sia un giorno in cui è presente? Oppure ancora mi affido solo all’omeopatia e agli antistaminici, senza ulteriori controlli?

Cosa fareste al posto mio?

3 COMMENTS

  1. Ma è il solo allergologo in città? Io proverei a cercare un nuovo parere, magari una ventata di novità fa bene. Se però ti è scomodo terrei comunque la visita con lui, dell’autodidattismo non mi fido, nonostante anche io spesso faccia da me! Però una volta l’anno pesto i piedi e voglio che il medico mi dica che va tutto bene.

  2. Grazie El. Sì, qui c’è solo un allergologo specialista, purtroppo 🙁
    Per fortuna ho tempo fino a febbraio (alla faccia della lista d’attesa!) per decidere. Intanto incrocio le dita e mi auguro di fare la scelta giusta.
    Un abbraccio 🙂

  3. Cavolo! Certo che deve essere una bella seccatura. Ti dirò che uno dei motivi per cui non mi aggrada il trasferirmi definitivamente a Pallandia è proprio la mancanza di scelta che ti dà una città grande: è forse il posto in cui più mi sento a casa, ma per acquisti e questioni di salute continuo a preferire la mia attuale città d’adozione. PS: mia zia, che ha problemi autoimmuni ma altrettanto limitanti, è in cura da qualche anno da un medico quantistico (o quantico?) a Cesena, con notevoli miglioramenti, se ti interessa posso chiederle il contatto. Sia mai che sia la svolta per stare meglio!Però, tanto per cambiare, la d’attesa è infinita 🙂

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