Ci siamo di nuovo: per me i cambi di stagione stanno diventando traumatici, ogni anno di più..

Perdo la bussola delle mie allergie e non so più da che parte girarmi. Per me questo è un periodo allergicamente faticoso: sono allergica alle graminacee che tengo a bada grazie al vaccino sublinguale, all’olivo e all’alternaria (che con questo caldo umido la sta facendo da padrona). L’allergia al nichel non aiuta.

Di solito con l’arrivo della bella stagione, il sole e il mare contribuiscono a tirarmi su il morale, ma quest’anno nemmeno loro.

Leggere Come una pentola a pressione* e Recuperare la tolleranza alimentare* ha messo a dura prova gli ultimi anni di privazioni alimentari. In pratica gli autori di questi saggi sostengono che si nasca allergici e intolleranti e che a partire dallo svezzamento il corpo si abitui a “vivere” e ad entrare in contatto con le sostanze che lo circondano. Finora si è sempre pensato che l’allergia fosse una mancanza del sistema immunitario: secondo la tesi di Speciani e Piuri, l’allergia è solo un campanello di allarme. In alcune persone – e sempre di più visto il numero in aumento – il corpo ti comunica con reazioni immediate o ritardate che è arrivato al limite.

L’eliminazione assoluta di alcuni alimenti non risolverebbe il problema (e qui entro in campo io, che dopo 14 anni di privazioni assolute non sto per niente meglio).

C’è un però, che come paziente allergica mi sento di esprimere.

In entrambi i volumi si suggerisce di fare un test in una delle farmacie aderenti al programma di disintossicazione. Purtroppo nella mia città non lo fanno e così ho provato a chiedere nella mia farmacia di fiducia se era possibile farlo. La risposta è stata: – No, noi non facciamo quel test, ma ne facciamo un altro che costa meno e che propone un integratore diverso ma altrettanto capace di venire incontro alla tue necessità.

Questa cosa mi ha fatto riflettere: noi pazienti allergici siamo rompiscatole (al ristorante, a scuola, al lavoro, a casa…), ma siamo anche dei polli da spennare perché saremmo disposti a tutto pur di guarire o almeno per stare meglio.

Se ve lo state chiedendo, io l’alternativa non l’ho fatta anche se costava meno. Mi chiedo solo perché ho il dubbio di non avere espresso bene il mio pensiero al farmacista. Qui, come sempre quando si tratta di salute, non è una questione solo di soldi – anche se senza è difficile curarsi, purtroppo -, ma di onestà intellettuale.

Voi che ne pensate?

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